Sprecato anche il vantaggio del bilancio. Millantare progetti non serve a niente se poi non ci sono proprio le basi per costruirli

Le parole stanno a zero. E non è una novità. Perché si può parlare quanto si vuole, ci si può descrivere belli, si possono ornare i progetti millantando principi, valori, slogan e idee, ma poi ciò che conta - e ciò che sentenzia insindacabilmente - è il campo. E il campo dice che tra Milan e Inter, senza scomodare la minima Supercoppa Italiana e l'eventuale trofeo secondario corrispondente alla Coppa Italia, c'è un abisso sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, dirigenziale, di competenze e, con veramente tutto il rispetto possibile, di capacità non solo derivante dall'esperienza.
Tre anni di abisso
Gerry Cardinale è entrato nel mondo Milan una settimana dopo la vittoria dello Scudetto del 22 maggio 2022, quando i rossoneri avevano battuto proprio l'Inter in un grande testa a testa all'ultima giornata. C'era la possibilità di avviare qualcosa di grande, di star lì quantomeno a lottare ad altissimi vertici con l'altra sponda di Milano. E, invece, tra scelte ampiamente sbagliate - prevedibilmente sbagliate - e dichiarazioni fuori luogo in più punti (come dimenticare la parola Scudetto a giugno dopo aver scelto Paulo Fonseca per poi arrivare a maggio senza che nessuno tra Furlani e Ibrahimovic si presenti da un mese ai microfoni) si è arrivati a perdere due euroderby senza storia, a perdere sei derby consecutivi, ad arrivare a 20 punti dall'Inter con lo Scudetto della seconda stella alzato in faccia l'anno scorso, ad arrivare noni in classifica (ottavi se andrà bene) con l'Inter in lotta per lo Scudetto e (almeno) in finale di Champions League.
Superiorità
La differenza la fa, in primis, la competenza, presupponendo che la si eserciti con umiltà. Sul piano tecnico, ormai da tre anni, non c'è storia. Sul piano economico, ormai, altrettanto. Fino a qualche mese fa, nel mondo Milan ci si gloriava dei conti economici e del bilancio nettamente a favore dei rossoneri, come se questo fosse un trofeo da esporre, proprio a danno del disastrato tenore finanziario del club nerazzurro. E, invece, grazie al passaggio ad Oaktree e alla straordinaria campagna europea (e al prossimo Mondiale per club), l'Inter sta sistemando i conti economici e si sta portando ben avanti anche per le prossime stagioni. Perché, cari tutti, nel calcio funziona così: se spendi bene, guadagni e se vinci, guadagni. Non si può pensare di fare calcio con il Milan solo per riempire le tasche degli investitori. Perché, con tutto il rispetto possibile, certe cose vanno bene in America e non ne sono neanche più così tanto sicuro. Al Milan non si riesce a fare nessuna delle due cose. All'Inter sì. Qui non si sta dicendo che si debba copiare il modello Inter, sia chiaro, perché ogni club ha le sue prerogative più che legittime, ma che si debba guardare all'altra sponda di Milano per vedere come si mettono in pratica le idee nella maniera corretta. Se avere il bilancio in ordine può dare vantaggi sul piano sportivo, va verificato affidando il progetto a figure idonee. Anzi, partiamo da un principio ancora precedente: mettendo da parte i propri interessi per quelli comuni. Se spendi bene, guadagni e se vinci, guadagni. È il campo che aiuta a guadagnare, se si vuole pensare solo al guadagano. E vincendo che si fa il Milan. Non con i capellini da baseball, che vanno bene eh... Ma il Milan non può essere questo qui. Quello nono in classifica.
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