Bucchioni: "Donnarumma, pochi otto milioni per un ragazzo di 22 anni? Siamo alla follia"

Bucchioni: "Donnarumma, pochi otto milioni per un ragazzo di 22 anni? Siamo alla follia"MilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 16 aprile 2021, 19:37Calciomercato Milan
di Manuel Del Vecchio
fonte di Enzo Bucchioni per tuttomercatoweb.com

C’è uno spettro che si aggira per l’Europa…dicevano una volta. Oggi si potrebbe mutuare e aggiornare, lasciando da parte le ideologie, in “c’è Raiola che si aggira per l’Europa”.

Dal suo book, ovvio, escono giocatori su giocatori e dopo aver girato dappertutto per proporre Haaland, l’altro giorno ha fatto un passo anche a Torino, casa Juve, per far vedere le foto e il curriculum di un ragazzone chiamato Gigio Donnarumma.

Brutta storia, per quel che mi riguarda. Per carità, Mino Raiola fa il suo mestiere e lo fa molto bene, il suo unico scopo è monetizzare al massimo possibile per i suoi assistiti e per se stesso, ma non tutti i giocatori e non tutte le situazioni possono essere uguali e questa di Donnarumma andrebbe maneggiata con maggior cura e maggior sensibilità.

Per chi? Per cosa?

Per tutelare il ragazzo, ovvio, che a 21 anni non può essere trattato soltanto una macchina da soldi dimenticando tutto e tutti, compresa la sua storia.

Breve riassunto delle puntate precedenti.

Donnarumma ha il contratto in scadenza, dal primo febbraio scorso avrebbe potuto firmare per qualsiasi altra società, ma non l’ha fatto. Nel frattempo il Milan ha presentato la sua bella offerta per rinnovare il rapporto per altri cinque anni portando l’ingaggio dai sei milioni attuali immediatamente a otto con bonus e controbonus. A Raiola, ovvio, vanno le provvigioni al tre per cento. E poi ci sarà anche da sistemare, immaginiamo, l’altro Donnarumma della casa. Comunque, lo sforzo del Milan è evidente. Di questi tempi soprattutto.

Il Milan, ricordiamolo, aveva preso Gigio a 14 anni dal Club Napoli di Castellamare di Stabia e nel 2015, a sedici anni, gli aveva fatto firmare il primo contratto da professionista. Il debutto in serie A nello stesso anno, in ottobre contro il Sassuolo. E poi nel 2017 il complicato e tormentato rinnovo a sei milioni netti più l’ingaggio del fratello a 1,5 netti. Insomma da quattro anni questo ragazzo guadagna già una cifra enorme, il Milan ha investito su di lui quando era praticamente bambino e adesso è pronto a portare l’ingaggio a otto.

Si può dire no a un’offerta del genere che arriva dal club che ti ha cresciuto, che ti ha lanciato, che ti ha fatto diventare capitano sistemando per sempre te e la tua famiglia intera chissà per quante generazioni?

Non è retorica. Sono considerazioni che secondo me andrebbero fatte anche in questo calcio dove i valori non ci sono più e si pensa soltanto ai soldi.

Sono pochi otto milioni netti per cinque anni, 40 milioni di euro garantiti dai 21 ai 26 anni?

Raiola, in nome e per conto del ragazzo, ne vuole di più. Lo sta proponendo a dodici ed è ovvio che prendere un portiere così a parametro zero, a 21 anni, già fra i top e con margini di miglioramento, è sicuramente un affare. Dodici milioni netti per cinque anni fanno comunque un impegno economico da circa 120 milioni di euro. Può permetterselo la Juventus? Di sicuro i bianconeri ci stanno pensando anche se non sarà facile e non sarà facile soprattutto vendere Szczesny che guadagna 6,5 milioni e ha una quotazione attorno ai trenta milioni. L’operazione è congelata, la Juve fa bene a pensarci e riflettere, ma il problema non sono i bianconeri.

Credo che Donnarumma debba fare una sua riflessione profonda, debba chiedersi se davvero passare da otto a dodici milioni è vitale per la sua tranquillità, la sua carriera e i suoi valori.

Capisco la voglia di andare a giocare a più alti livello, la voglia di conquistare il mondo, ma a 21 anni c’è una vita sportiva davanti e allora si potrebbe anche passare a pensare un compromesso.

Che bello sarebbe se Donnarumma dicesse resto al Milan per affetto, per riconoscenza, per senso di appartenenza. Ma oltre a questo, visto che Raiola in questo è un mago, nelle clausole di questi contratti è comunque possibile inserire clausole della serie “se fra due anni il Milan non diventa grande, mi posso liberare”, oppure “se fra due anni mi offrono tanti soldi più di voi me ne vado” e robe del genere, anche per consentire alla società che ti ha portato fin qui (il Milan) di recuperare qualcosa con la cessione del cartellino e non rimanere con in mano un pugno di mosche se andasse via oggi a parametro.

Penso che analizzando in tutte le sfaccettature la vicenda, senza pensare soltanto al denaro, ma mettendo insieme ingaggio, età, carriera e valori, una soluzione meno traumatica si possa ancora trovare.

Non riesco a pensare che il calcio sia ormai ridotto soltanto a uno più uno fa due, troppo arido.