Camarda non è Donnarumma. il suo talento va preservato (con rinnovo). Pioli e il “miedo escenico” di San Siro

Camarda non è Donnarumma. il suo talento va preservato (con rinnovo). Pioli e il “miedo escenico” di San SiroMilanNews.it
lunedì 27 novembre 2023, 10:21Editoriale
di Pietro Mazzara

Siamo stati tutti testimoni della storia sabato sera. Francesco Camarda da Affori è stato il più giovane esordiente, in assoluto, della storia della Serie A e, di conseguenza, del Milan. Mai si era visto un hype così grande attorno ad un prodotto del settore giovanile, con la Curva Sud che gli ha dedicato cori sia nel riscaldamento (con lui che ha ringraziato quasi incredulo) e al momento dell’ingresso in campo. L’epoca dei social, a volte, aiuta a scoprire il talento di determinati profili ma una volta che si è fatta la storia, è giusto e doveroso tornare alla realtà. Camarda è un profilo da salvaguardare, da proteggere e non da stritolare. Già, perché adesso il rischio enorme che si corre è che lui venga visto come la panacea a tutti i mali, che sia il risolutore finale di ogni problema dell’attacco milanista. Non è così, non può essere così e non deve essere così. Francesco ha bisogno del suo percorso, che adesso sarà fatto di spola tra prima squadra e Primavera, ma senza l’ansia di dover vivere nel tunnel del predestinato. Sono delle pressioni enormi, specie in questo momento storico del Milan con i rossoneri impegnati nel rimanere ad alti livelli in campionato e in Champions League. Non bisogna fargli bruciare le tappe, non bisogna sovresporlo a livello mediatico, non bisogna vederlo come il nuovo Haaland o cose simili. 

Camarda ha bisogno del suo tempo, di crescere ulteriormente in esperienza in campo e fisica, perché la Serie A non è né la Primavera né la Youth League. La sua fortuna è quella di essere un ragazzo serio, preciso, che sa già distinguere quei dettagli che ti possono portare a fare la differenza. Ma ci vuole calma. Ha alle spalle persone intelligenti, sia a livello familiare sia a livello di entourage, che sapranno aiutarlo nel suo cammino. Un percorso che prevede, a marzo, il primo contratto da professionista. Il Milan, Marianna Mecacci e Giuseppe Riso si sono parlati diverse volte, l’appuntamento è fissato in primavera per arrivare ad un accordo che faccia felici tutti. I soldi possono essere un fattore destabilizzante nella crescita di un calciatore, ma se hai già addosso le big d’Europa, allora il rischio vale l’investimento. Quello che sappiamo è che la priorità, del ragazzo e di chi lo assiste, è quella di proseguire ancora a lungo con il Milan. 

L’esordio di Camarda, ai molti, ha ricordato quello di Gigio Donnarumma con il Sassuolo nell’ottobre 2015. L’attesa era la medesima, perché l’attuale portiere del PSG arrivava a quella gara con le stimmate del predestinato e il pre campionato ne aveva messo in mostra le doti. Ma Gigio arrivò più pronto a quella situazione, probabilmente anche grazie al fatto che quel Milan allenato da Sinisa Mihajlovic, era una squadra rabberciata nelle ambizioni e nella rosa. Eravamo in piena “banter era” e l’emergere di un giovane talento era quasi una sorta di evasione dalla mediocrità di quel periodo. Ecco perché Camarda non è, in paragone, come Donnarumma. 

Il “miedo escenico” è una caratteristica propria del Santiago Bernabeu di Madrid, ma anche San Siro ha il suo. Eccome se lo ha. Se non eravate tra i 73 mila spettatori presenti sabato sera, non potrete capire fino in fondo la sensazione e l’aria che si respirava dentro lo stadio. Un mix di paura, speranza e tensione che si percepiva in maniera epidermica. Il riscaldamento, di solito momento juke-box anche per la Sud, è stato effettuato a decibel molto ridotti. Durante la partita i cori degli ultrà non sono stati praticamente seguiti dagli altri settori, lo spettacolo in campo non ti invogliava a sgolarti e solo in cinque momenti si è sentito San Siro in maniera diversa: il fallo di Parisi su Theo, l’esultanza al gol del francese, le imprecazioni al gol mangiato da Jovic e il boato sulla paratissima di Maignan su Mandragora. 

Pioli ne ha parlato nel post gara ma si è chiesto il perché di questa situazione? La risposta è semplice e banale: c’era una tremenda paura di dover assistere a un altro risultato negativo. Gli infortuni che privano il Milan dei suoi giocatori migliori costringono l’allenatore a mandare in campo una formazione rabberciata, che è comunque stata brava a trovare l’episodio decisivo e a portarselo dalla sua parte. Probabilmente, tra i 73 mila di San Siro, c’erano molti iscritti al partito del PO, ovvero Pioli Out, ma la ragion di stato ha prevalso su tutto. Domani ci sarà uno stadio diverso, perché con il Borussia Dortmund è vero e proprio spareggio. Servirà la bolgia rossonera, a prescindere dalle antipatie personali. Ma Pioli non creda che basti una vittoria per riprendere il credito. San Siro sa leggere le situazioni e non dimentica in fretta.