Gli alibi sono finiti: il campo smaschera i limiti sulla costruzione della squadra. Perché non si crossa in area? Ibra, il cammino è segnato

Gli alibi sono finiti: il campo smaschera i limiti sulla costruzione della squadra. Perché non si crossa in area? Ibra, il cammino è segnatoMilanNews.it
lunedì 11 aprile 2022, 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara

Si, gli alibi sono finiti e non c’è nulla che possa reggere. Perché ogni toppa è peggio del buco. Il Milan si presenta a Torino con la notizia di quattro giocatori fermati tra sabato e domenica mattina da problemi muscolari (Bennacer, Rebic, Castillejo) e un sovraccarico al ginocchio (Ibrahimovic) e con una sensazione, ormai palese, che questa squadra non sappia più segnare. Problemi grossi, perché arrivano tutti insieme, e non è la solita sfiga alla quale ci si può appellare. Quattro, tutti insieme, non possono essere sfiga. No. Secondo alibi che non regge: il Torino ha fatto penare tutti in casa. Vero, ma se vuoi vincere lo scudetto devi cercare di vincere a tutti i costi. Invece il Milan, che l’impegno ce lo mette, non ti dà – da diverse partite – la sensazione di poter dire: “Oggi si vince”. Si è tornati al: “Chissà se si vince”. Non si può esser felici del punto preso col Toro, spiace, ma non si può. Terzo alibi che deve crollare nella testa di chi pensa e fa filtrare certi messaggi: “Non avevamo a budget lo scudetto”. Scaroni docet nelle sue ultime interviste. Bene, ma se lassù e che fai, non ci provi?

Veniamo alle questioni tecniche, che poi sono quelle che stanno portando a questi risultati. Finché si è vinto, molta polvere è stata buttata sotto il tappeto, ma è nei momenti decisivi che vien fuori la verità. E la verità è che Pioli ha a disposizione una batteria di giocatori di scarsa qualità e quelli che hanno doti superiori agli altri, come Theo Hernandez e Leao, sono irriconoscibili. Il francese ormai fa la mezzala e non attacca più il fondo, cosa che sarebbe vitale per uno come Giroud, ma ci arriviamo anche lì. Leao invece si sente onnipotente e si perde nella sua presuntuosità tecnica. Deve tirar fuori gli attributi e dimostrare che può essere un giocatore decisivo. Invece anche lui ha smarrito colpi, spunti e gol. Compitino nemmeno effettuato bene.

Il povero Giroud, in mezzo all’attacco, sembra abbandonato nel deserto anche perché il Milan si ostina a giocare per linee interne e a non aprire il gioco sulle fasce da dove dovrebbero arrivare dei cross, merce assai rara, per la sua testa. Invece non gliene arriva mezzo, costretto a fare spesso delle giocate a muro per dei triangoli al limite dell’area di rigore che ormai hanno capito tutti. Tanto è vero che tutti fanno densità in mezzo per chiudere gli spazi. È troppo chiedere a Pioli di tornare a giocare con più costanza sulle fasce e di rimettere qualche tassello al suo posto?

Il sovraccarico al ginocchio di Ibrahimovic indica la via: siamo ai titoli di coda. Zlatan non può più reggere certi ritmi. Si allena poco con i compagni, si gestisce, ma non si può fare affidamento su di lui. Duole dirlo, ma il capolinea è vicino. Così come dovrebbe esserlo per molti componenti del reparto offensivo, che in estate andrebbe rifatto perché Rebic è inaffidabile dal punto di vista fisico (ha saltato 15 partite ufficiali!), Messias non è da Milan, Brahim è sparito e Saelemaekers non dà segnali di evoluzione.

Che il vento fosse cambiato lo si era capito, sbattere il muso contro il muro con alibi futili a cercare di giustificare tutto e tutti, lo fa ancora di più. Il destino del Milan è nelle mani dell’Inter. Non so a voi, ma a me questa cosa fa perdere il sonno.