L'anticipo di Galli - Prima l’idea di gioco, poi le persone: è chiedere troppo?

Alla vigilia della finale le speranze dei tifosi di alzare la Coppa Italia al termine della contesa erano aumentate e anch’io mi ero convinto di un possibile successo. La vittoria a San Siro contro i felsinei aveva rincuorato il popolo rossonero e nonostante la squadra non avesse mostrato una sua identità ben definita (o, forse, ne aveva mostrata una ancora lontana da quella che ho in mente) sono entrato nel flusso di sensazioni favorevoli. Insomma, il Milan era lontano dall’essere una squadra vincente e convincente, che riuscisse a dettare il gioco, che subisse meno gli avversari e mostrasse di saper gestire meglio i momenti della gara, eppure ero partito pieno di, come si direbbe oggi, vibes positive.
Commovente vedere, ancora una volta, i tifosi rossoneri pieni di entusiasmo, nonostante tutte le delusioni vissute in stagione. Ne ho incontrati tanti sul treno che ci ha portato a Roma così come tanti erano per le strade vicino allo stadio in attesa di entrare. Hanno raggiunto la Capitale con ogni mezzo, da ogni parte dell’Italia e dall’estero. Tutti a parlare e a sperare non solo nel buon esito della partita ma in un futuro prossimo in cui poter ambire a traguardi prestigiosi. Lo sappiamo: una volta simili esodi si verificavano per la Champions League, ma in questa occasione, che ci piacesse o no, il nostro traguardo era la Coppa Italia e il conseguente ingresso in Europa League.
E poi? La partita con il Bologna era quella chiamata a salvare la stagione: ma il Milan l’ha giocata solo per un tempo, o anche meno. L’inizio è stato più che discreto, con un paio di occasioni sprecate: poi, lentamente, il Bologna ha cominciato a fare la partita e noi gli abbiamo lasciato fare proprio quello che preferisce: tenere la palla per sostenere con continuità i propri attaccanti, tutti di buona qualità tecnica. Il goal di Ndoye a inizio ripresa ci ha ulteriormente tagliato le gambe: non abbiamo saputo reagire, non siamo più riusciti - non che lo avessimo fatto chissà quante volte prima – a superare la pressione alta dei nostri avversari e ci siamo così affidati ai lanci lunghi, facile preda della difesa felsinea. I cambi sono stati forse un po’ tardivi ma, francamente, non credo che anticipandoli l’inerzia della partita sarebbe cambiata. Il Bologna aveva tutta un‘altra determinazione, tutta un’altra cattiveria agonistica. Onore al Bologna, ai tifosi, ai giocatori, al suo allenatore e alla Società, che ha vinto con merito: per chi non lo sapesse, la squadra rossoblù occupa il secondo posto in Serie A nelle percentuali di possesso palla (58,5%) e il primo in assoluto per PPDA (Passes allowed Per Defensive Action) indicatore chiave dell’efficacia in fase di non possesso, il che la dice lunga sul progetto tecnico e sulla non casualità dei risultati.
Last but not least, mi sento di inviare una speciale nota di merito a Matteo Gabbia che, non per la prima volta, ha messo la faccia nella difficilissima conferenza stampa a fine gara.
Sempre a fine gara, l’amministratore delegato del Club, Giorgio Furlani, ha messo il timbro sulla stagione rossonera: fallimentare! Grazie, avevamo qualche sospetto.
Il problema del Milan, come accennato sopra, sta nel non avere una chiara identità di gioco da cui ripartire. Si dice sempre che, come insegnano al Settore Tecnico della Federazione Italiana Gioco Calcio, un allenatore dovrebbe impostare la squadra in base alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Vorrei invece che il nostro club capovolgesse il paradigma, partendo dalla decisione riguardo lo “stile di gioco” che si vorrà proporre e da qui costruire la squadra per il prossimo anno. È indubbio che il primo passo, e lo ripetiamo ab illo tempore, sia la scelta del Ds, figura che dovrebbe avere autonomia nella scelta dell’allenatore; e che tale scelta debba basarsi proprio sullo stile di gioco desiderato. Dovrà poi decidere, con il tecnico, i giocatori da confermare, individuare le caratteristiche dei giocatori “chiave” che ancora mancano, possibilmente di prima fascia e funzionali, sottolineo, allo stile di gioco, nell’ideale composizione della rosa.
Solo così si possono porre le basi per un immediato e duraturo ritorno ai vertici del calcio italiano ed europeo.
Chiediamo troppo?
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