La casta impunita dell’Uefa. Il linciaggio di Kessie. I cambi di Pioli. Nessuna scelta tra Europa e campionato

La casta impunita dell’Uefa. Il linciaggio di Kessie. I cambi di Pioli. Nessuna scelta tra Europa e campionato MilanNews.it
venerdì 1 ottobre 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

La dispostica, ineffabile banda svizzera di Nyon è pavida e negazionista quando si tratta di critiche, malumori, razionalità. La loro unica mira è intasare i calendari, arraffare qua e là, dividere torte sventolando l’ipocrita bandiera del FairPlay, del valore, della gente. Balle. Il loro pallone è un euro che rotola da uno stadio all’altro, finendo nell’imbuto elvetico. Processo che renderà inevitabile la nascita di una lega alternativa, composta dai ribelli di questa oligarchia incontrastata che di fatto - attraverso un FFP iniquo e torbido - la sua SuperLega se l’è già creata e ne fanno parte il PSG in testa con qualche altra ricca e impunita affiliata come il City e (chissà) un qualsiasi Atletico Madrid, in contrapposizione a quel Real capofila della fuoriuscita dall’Uefa. L’arbitraggio scandaloso del match di San Siro martedì sera è solo una perdita da un rubinetto con le tubature marce. Sbandierare 4 (quattro) fuorigioco inesistenti, non vedere il fallo su Tonali da cui parte l’azione del gol spagnolo, concedere quel rigore con la palla che danza il tango tra i ventri di due giocatori, è stato qualcosa che alla malafede - se non ne era imparentata - aveva i tratti somatici. 

Il burattino Cakir (di nome e di fatto), ben spalleggiato da modeste controfigure al VAR, ha orchestrato bene il suo personalissimo scempio, ma il Milan ha perso anche per il superficiale atteggiamento di Kessie, sfasato e confuso, oltre a qualche errore individuale che - dopo un’ora di trincea alla baionetta - può capitare. Anche se non dovrebbe. Spellare adesso Kessie mescolando la sua (insopportabile) vicenda contrattuale con le scadenti prestazioni di questo suo faticoso avvio di stagione, non giova molto alla causa. Finché si dovesse degnare di vestire questa maglia, l’ivoriano va considerato e trattato come una risorsa. Importante. 

Tra i motivi della sconfitta in Champions, faccio più fatica a trovare responsabilità in Pioli e nei suoi cambi. Ha rinunciato subito al nervoso e ammonito Rebic, poi ha fatto i conti con stanchezza e opportunità per aiutare una squadra schiacciata in 10 contro 11. Giroud per far respirare un po’ la difesa aveva senso, il 4-4-1 con Tourè davanti a Theo pure. Purtroppo il loro apporto è stato assai impalpabile, ma resto convinto che stremare Diaz e Leao avrebbe sortito effetti (e critiche) forse peggiori. 

Non si tratta, carissimi amici miei, di scegliere tra Champions, Europa League e campionato. Non solo il Milan, per storia, prestigio e denaro può fare distinguo: nessuna squadra può mai permettersi di decidere a tavolino perché rinunciare a giocare, lottare e sperare significa tirarsi addosso ripercussioni ingestibili. Fin tanto che la qualificazione non dovesse essere definitivamente compromessa, la missione è inseguirla ad ogni costo. Senza mollare un centimetro nemmeno in serie A.