Noi siamo un'altra cosa. Gli esempi di Kalulu e Tonali. Ecco chi siamo

Noi siamo un'altra cosa. Gli esempi di Kalulu e Tonali. Ecco chi siamoMilanNews.it
sabato 26 agosto 2023, 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Non vivo in una torre d'avorio e non escludo, e non giudico, un sentiment a prescindere. Soprattutto se è il pensiero adulto e maturo dei tifosi rossoneri. So perfettamente che erano in molti a sognarlo fino a che era rimasto sul mercato, anche se dal Milan non è mai e poi mai nemmeno trapelata una sola mezza virgola sul fatto che potesse arrivare. So perfettamente che si pensa fra i nostri tifosi che, per non aver messo la ciliegina, potremmo rischiare di compromettere il nostro ottimo mercato consentendo alla Roma di tornare prepotentemente nell'alveo delle prime quattro e non solo. So tutto, ma consentitemi di non essere con voi. No, non sto neppure con la mia azienda. Sto con il mio cuore, che è anche il vostro se lo ascoltate bene e senza incazzature. E lo sapete perfettamente, al di là del sogno e al di là dello sfogo, tutti legittimi, che Lukaku è un giocatore fortissimo, ma che non è noi. Non saremmo noi se avessimo fatto una operazione del genere. Proprio adesso, che stiamo tornando gruppo. Che siamo contenti di essere gruppo. Non solo a Milanello, ma in tutto il Milan. Siamo gruppo, lavoriamo, pensiamo, scegliamo. E sappiamo bene che noi i campioni li dobbiamo formare, non prendere quando lo sono già.

Vi ricordate l'estate del 2020? Sognavamo Chiesa, è arrivato Tonali. E grazie a Tonali abbiamo ripensato e rifatto una buona parte di Milan. Ma vi ricordate anche il gennaio del 2022? L'Inter aveva preso Gosens, la Juve aveva preso Vlahovic, il Milan aveva deciso di puntare su Kalulu e si diceva che il Milan non sarebbe arrivato fra le prime quattro. E invece vincemmo lo scudetto, grazie al gruppo di cui sto cercando di parlarvi. Ma Lukaku perchè poi? Per rinfacciarlo agli interisti e trasformare tutta una stagione in cui dobbiamo essere lucidi e consapevoli, in un isterico derby infinito con l'Inter? No, ragazzi, non saranno consacrati come Lukaku, ma mi tengo i giocatori dal sorriso aperto e sereno che abbiamo preso. Ragazzi che hanno occhi, che hanno anima, che hanno voglia di crescere e di vincere. Ma Lukaku davvero? Fortissimo ripeto, buon per la Roma, ma è quello del bandierone nerazzurro per le strade di Milano, quello su cui Ibra in fondo non aveva proprio tutti i torti dal punto di vista strettamente calcistico, quello che ha partecipato a tre campionati italiani e ne ha vinto uno. Uno peraltro dentro una squadra che probabilmente lo vinceva anche senza. So che è come olio di ricino per voi leggerlo adesso, ma noi siamo una cosa diversa. E attenzione, non abbiamo scelto di essere diversi. Molto più semplicemente, lo siamo. 

E dunque cosa siamo? Chi siamo? Siamo quelli che non ci siamo tenuti un solo euro di quelli ricavati dalla terza qualificazione Champions consecutiva. Siamo quelli che non ci siamo tenuti un solo euro di quelli ricavati dalla cessione di Sandro. Siamo quelli che hanno smentito fior di previsioni. No, non siamo fredda finanza da algoritmo. Siamo quelli che usano l'algoritmo professionalmente, e non per risparmiare, ma per scegliere bene. Siamo quelli che appena finisce Juve-Milan dello scorso 28 maggio portiamo il figlio in braccio sotto la Curva a salutare i tifosi. Siamo quelli che inizia il campionato prendiamo l'aereo da New York per stare vicini alla squadra e ripartiamo subito dopo. Ma intanto ci siamo, intanto vibriamo, intanto ci emozioniamo. E soprattutto sorridiamo, anche quando fa caldo e andiamo a dare la pacca sulla spalla ai giornalisti giù dalla tribunetta di Milanello, anche quando facendo un semplice sorriso dimostriamo al mondo di essere in controllo senza bisogno di troppe parole. L'emoticon del nostro algoritmo è quella del cuore. La stessa emoticon del nostro popolo, di cui ha parlato ieri Stefano Pioli in conferenza. E' dalla primavera del 2022 che siamo, che siete, sempre in 70mila o in qualche migliaio di più dei 70mila a San Siro. Segno che si vinca, si perda o si pareggia, non vi siete sentiti mai traditi o disorientati. Avete sempre capito che in società e a Milanello si dà sempre tutto, si dà l'anima e ci si scava sempre dentro ogni minuto. E, che nella consapevolezza di avere a che fare con la brutta bestia dei costi mostruosi del calcio di oggi, cerchiamo sempre di fare il meglio possibile. Forza. Abbiamo investito tanto e abbiamo preso i giocatori che volevamo, senza alibi e senza rimpianti. Questo di solito genera pressione. In Pioli invece ha generato serenità. Stasera sarà la solita partita tosta e dura di ogni turno di campionato. E sappiamo bene che non basta sorridere per vincere. Ma il nostro sorriso non è fine a sè stesso. E' il segnale che ci siamo e ci sentiamo pronti. Giochiamocela.