Quando San Siro fischia lo si ascolta, non si scappa negli spogliatoi. L'operato di Pioli sotto osservazione. Mercato di gennaio: da opportunità a necessità

Quando San Siro fischia lo si ascolta, non si scappa negli spogliatoi. L'operato di Pioli sotto osservazione. Mercato di gennaio: da opportunità a necessitàMilanNews.it
lunedì 6 novembre 2023, 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara

Minuto 88’ di Milan-Udinese, San Siro si ammutolisce definitivamente. La Sud smette di cantare, le bandiere smettono di sventolare e si attende così il fischio finale di Sacchi che dà il via ad un concertone di fischi che, questa volta, arrivano anche dalla Curva che, negli anni passati, si era sempre distaccata dal resto del pubblico facendo sentire il proprio sostegno a squadra e allenatore anche dopo sconfitte umilianti. Questa volta no, questa volta il credito si è esaurito e anche il cuore pulsante del tifo milanista si è lasciato andare a un segnale di contestazione verso la squadra. Poi, quando alcuni calciatori ci hanno messo la faccia andando sotto la Sud, i fischi si sono fermati in segno di rispetto verso chi non è corso in fretta e furia negli spogliatoi per sfuggire all’ira del pubblico. Non un bel gesto da parte dei giocatori che hanno imboccato la rampa che li ha portati dentro la pancia dello stadio, perché è facile andare sotto la curva a cantare e esultare quando si vince, ma è un atto di responsabilità farlo anche quando si sta giocando malissimo come nell’ultimo periodo. Quando San Siro fischia, è un segnale d’allarme forte. Anzi, il più forte che ci possa essere e bisogna prenderlo molto seriamente.

Pioli è sul banco degli imputati. Senza se e senza ma. Gli errori di lettura delle partite sono sempre più evidenti così come l’inefficacia delle scelte che fa quando c’è da giocare contro squadre chiuse e dense che hanno una facilità disarmante nel preparare la propria fase difensiva, che si basa soprattutto sul fermare Leao. E una volta raddoppiato o triplicato, il portoghese viene anestetizzato. Il fatto che questa squadra ci debba mettere 88 minuti per fare un cross degno di nota contro l’Udinese è un dato tremendo, specie se la domenica prima hai fatto due gol di testa con il più forte colpitore di testa della Serie A, ovvero Olivier Giroud. In più serve ridare certezze alla squadra, con la fluidità dei ruoli che andrebbe ricanonizzata un attimo per ridare qualche certezza in più ai singoli calciatori nelle loro posizioni naturali.

È inevitabile che davanti a questa situazione e alla cronica difficoltà di porre rimedio al flagello degli infortuni, la gestione dell'intero gruppo di lavoro della parte tecnica sia oggetto di osservazione e analisi da parte di tutti, ma non c'è aria di esonero. La società, che ha avviato una ricerca interna sui problemi noti, adesso dovrà accelerare questo processo investigativo e, se necessario, intervenire in maniera decisa, anche a costo dover prendere decisioni importanti su chi lavora a Milanello. Perché il problema degli infortuni sta dentro il perimetro di Milanello. Ma anche Pioli deve ridare certezze alla sua squadra visto che anche per lui è arrivato il messaggio che il credito residuo sta per terminare. Serve una ricarica, di risultati e prestazioni, per rimettersi in bolla. E questi problemi non li può risolvere l'eventuale arrivo di Ibrahimovic né li ha potuti risolvere Maldini negli anni addietro, perché non hanno poteri taumaturgici (putroppo). 

Alla luce di quanto succede in campo, il mercato di gennaio più che un mercato d’opportunità dovrà diventare un mercato di necessità. Serve un difensore centrale (Kelly e Kiwior seguiti), ma anche un terzino sinistro e un backup di Giroud, perché Jovic non è presentabile in queste condizioni. Situazioni non preventivabili a fine agosto, ma che ora stanno presentando un conto inaspettato e salato, che rischia di compromettere una stagione.