Ossessione Kakà, pillola per gli evoluti

Difficile ritrovare oggi un significato nel pluriennale accordo tra Milan e Juve per il "Trofeo Berlusconi". Quello che è accaduto nell'ultima stagione, anche a livello dirigenziale, lo ha certamente svuotato di quei contenuti che certificavano un'alleanza oltre il calcio. Contrariamente a quanto pensano in molti, quel sodalizio ha gestito sostanzialmente i proventi dei diritti televisivi nell'epoca anarchica della Lega calcio, incapace il nostro sport nazionale di partorire una qualsiasi controfigura di dirigente e costretto a rispolverare persino quadri di famiglia come quello di Matarrese. Insulti, sospetti, accuse hanno avvelenato il panorama e con i bianconeri freschi reduci da Pechino, la voglia di assistere alla sfida è davvero poca (immaginiamo anche nei tifosi bianconeri).
San Siro sarà mezzo vuoto domenica sera, ma questo è uno soltanto dei motivi. La Juve ancora cerca quell'attaccante che non ha risolto i problemi nella scorsa stagione, arrivando allo scudetto anche con i gol di Del Piero e Borriello che non ci sono più. Con Vucinic, Quagliarella e Matri le cose si complicheranno ulteriormente con la Champions di mezzo. Il Milan non è da meno: con Ibrahimovic si sono dissolti anche Inzaghi e Maxi Lopez, mentre Allegri continua a convivere con un infastidito Cassano e con un Boateng ancora lontano dai suoi standard migliori. Senza Pato, apparso come una meteora nel Brasile olimpico beffato dal Messico: una sola presenza da titolare e un solo gol.
Tra Matri, Giuseppe Rossi, persino lo stesso Borriello, Bendtner, i miraggi Dzeko e Tevez, il pacco Nenè, a distanza di una settimana dall'ultima riflessione il candidato più accreditato rimane ancora Kakà. E' un tentativo di marketing più che tecnico: Riky ha fatto bene l'ultima stagione, numericamente parlando (presenze, gol e assist) e fisicamente è a posto, ma il suo ruolo e il suo impiego nella squadra che sta nascendo, ha poco senso sulla carta. La fascia destra offensiva sarebbe occupata da Pato o Robinho o dallo stesso El-Shaarawy, in ballo anche a sinistra con Cassano ed Emanuelson provato in quel ruolo. Alle loro spalle, Boateng o, ahinoi, di nuovo Emanuelson. Soltanto in quest'ultimo caso l'impiego di Kakà avrebbe spazio, a livello sperimentale però: trequartista non è mai stato e non lo ha mai fatto. Per non parlare di frangiflutti davanti alla difesa...
Inseguire Kakà oggi ha un solo significato: quietare i nostalgici, una fetta - non sappiamo quanto grande - del partito degli evoluti. I non evoluti restano invece alla finestra, scrivono inferociti su blog e social-network, rumoreggiano sbandierando numeri di tessere restituite superiore alla settantina dichiarata. Il punto fra 8 giorni non sarà più questo: il punto sarà tifare per quelli che ci sono, sostenere quelli, che non possono scontare la colpa di essere appena arrivati o quella di non essersene andati.
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