Pagni: "Milan, ora é una squadra: grazie a Ibra, Rebic e, soprattutto, mister Pioli"

La partita con il Torino ha dimostrato che ora il Milan é una vera squadra, che se la puo’ giocare con tutti alla pari. Perché ha una sua identità, una sua formazione titolare, una sua anima. Una trasformazione, rispetto al girone di andata, che è stata possibile, innanzi tutto, grazie all’arrivo di Zlatan Ibrahimovic, che ha dato esperienza ma soprattutto un punto di riferimento avanzato alla manovra. Anche quando è in ombra come contro i granata, il suo continuo riprendere i compagni alla ricerca della perfezione nelle giocate tiene tutti sulla corda. E concentrati.
Poi sono venuti i gol di Rebic. Il croato, dopo un girone di andata anonimo, ha saputo conquistarsi il posto segnando con regolarita’. Ma, soprattutto, ora gli avversari lo temono perche’ sanno che e’ un pericolo costante. Sulla fascia sinistra, assieme a Theo Hernandez costituisce uno dei binari piu’ interessanti alla Serie A. Nonostante il Milan faccia ancora fatica a chiudere le partite e soffra sempre fino alla fine, Rebic ha decisamente fatto svoltare il Milan: i movimenti di Ibra, che aprono spazi in area, sono perfetti per gli inserimenti del croato.
Ma la gran parte del merito della “rinascita” del Milan va attribuita a Stefano Pioli. Il che e’, allo stesso tempo, la prova che Boban e Maldini hanno sbagliato una volta con la scelta di Marco Giampaolo, ma non una seconda. Dimostrando che come dirigenti stanno imparando e crescendo.
Pioli ha costruito il puzzle una tessera alla volta. Procedendo anche per tentativi, ha trovato a ognuno il suo posto in squadra, non ha guardato a gerarchie, ha spostato le pedine fino a trovare il suo undici titolare. Senza lamentarsi della riduzione della rosa. Un’aziendalista razionale. L’assetto definitivo, con un trequartista alle spalle dell’unica punta, Rebic e Castillejo a correre sulle fasce come se non ci fosse un domani, dovrebbe essere quello definitivo.
Anche perche’ contro il Torino si e’ rivelato estremamente duttile: chiunque sia entrato, si e’ calato nella parte, e la squadra non ha quasi sentito la differenza. Pioli predilige giocatori che si integrano nel gruppo, rispetto ai solisti. Che ” si fanno trovare pronti”, come ha detto riferendosi a Matteo Gabbia. Il difensore ha preferito restare a Milanello aspettando l’occasione e cosi’ e’ stato. Anche questo e’ un segnale che qualcosa sta cambiando.
Anche questo e’ spirito di squadra ed e’ il segnale che qualcosa e’ cambiato. Se Ibra e’ il perno su cui ruota la squadra, Rebic e’ il finalizzatore, Pioli e’ il meccanico che ha preso una macchina non piu’ affidabile e, pezzo dopo pezzo, l’ha rimessa in pista per la volata finale. Dopo anni di incertezze, parametri zero, cinesi improbabili, dirigenti improvvisati, acquisti da album delle figurine, per la prima volta si sta costruendo qualcosa. Per esempio, una squadra per cui e’ bello tornare allo stadio…

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