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Cucchi: "C'è un Milan prima e dopo l'arrivo di Ibra. Gli addii di Suso e Piatek inevitabili"

ESCLUSIVA MN - Cucchi: "C'è un Milan prima e dopo l'arrivo di Ibra. Gli addii di Suso e Piatek inevitabili"MilanNews.it
© foto di Federico De Luca
martedì 18 febbraio 2020, 17:15ESCLUSIVE MN
di Pietro Andrigo

Dopo una settimana intensa di match importanti, la redazione di Milannews.it ha contattato in esclusiva Riccardo Cucchi, ex celebre radiocronista sportivo, per analizzare sia il momento del Milan che il rendimento di alcuni singoli giocatori. Ecco le sue parole:

L’arrivo di Ibrahimovic ha cambiato inevitabilmente la stagione del Milan. Si aspettava questo impatto da parte dello svedese? Come lo giudica?

“Innanzitutto credo ci sia bisogno di stabilire un confine nella storia di questo Milan, parlando di una squadra prima di Ibrahimovic e di una squadra dopo Ibrahimovic. Ho la sensazione che il Milan sia notevolmente cambiato con l’arrivo dello svedese e la conseguente esplosione di Rebic è legata all’arrivo di Ibrahimovic. Nonostante l’età anagrafica è ancora un giocatore straordinario per la capacità di trasmettere a livello psicologico la forza e il carattere ai compagni di squadra e naturalmente anche sul piano del gioco spesso la palla passa tra i suoi piedi con la conseguenza che l’azione diventa molto pericolosa.”

Arrivi importanti come quello di Ibrahimovic ma anche partenze importanti come quelle di Suso e Piatek. Addii inevitabili o sarebbero potuti rimanere?

“Il rendimento dei due giocatori è stato al di sotto delle aspettative, sopratutto per Piatek che era arrivato sull’onda di un entusiasmo giustificato da parte del Milan in virtù dei tanti gol segnati con la maglia del Genoa. Anche nella prima parte della sua avventura con i rossoneri era andato a segno con una buona continuità ma il calo di rendimento e l’arrivo di Ibrahimovic hanno reso inevitabile la sua cessione. Per Suso, invece, c’è un grande punto interrogativo anche perchè sono sempre stato un grande estimatore del calciatore spagnolo. Mi rendo, tuttavia, conto che facesse fatica ad essere apprezzato dai tifosi milanisti e ad essere determinante e decisivo durante il match. Probabilmente, quindi, è stata la scelta giusta la cessione sia per il giocatore che per il Milan.”

In una stagione complicata, ancora chiaramente da portare a termine, come giudica il lavoro di Pioli sino a questo momento?

“Tutti gli allenatori hanno l’obbligo di porsi sub iudice sulla loro panchina. Il tecnico è una sorta di parafulmine su cui pesano i successi ma sopratutto gli insuccessi, è l’uomo che paga e che viene applaudito se vince ed esonerato se perde. Credo che fino ad ora il compito di Pioli sia stato arduo anche perchè dobbiamo ricordare in che condizioni ha preso in corsa il Milan quando è arrivato a Milano e il lavoro fatto sin qui, quindi, è notevole e sotto gli occhi di tutti. Il successo del Milan ieri sul Torino lancia i rossoneri addirittura verso una possibile qualificazione europea e sinceramente non so quanti ci avrebbero scommesso fino a qualche mese fa. Pioli, quindi, ha dimostrato se non altro esperienza, intelligenza, moderazione e la lungimiranza di trovare con gli uomini che aveva una quadratura che oggi è ravvisabile in campo.

Che cosa manca al Milan per tornare tra le grandi del nostro calcio?

“Manca una progettazione. Credo fortemente nella programmazione a lungo termine e nell’idea che i risultati non si ottengano casualmente. Abbiamo in questo momento due esempi come Atalanta e Lazio che, al di là degli investimenti faraonici o immediati, se si programma a lungo termine, se si ha un ambiente sereno che non mette pressioni oltre a fare le scelte giuste a livello di guida tecnica e sportiva si ottengono risultati importanti e meritati. La progettazione e la programmazione sono le fondamenta per tornare al successo. Sono convinto che il Milan abbia bisogno di serenità, di un gruppo stabile, di un allenatore che possa godere di una fiducia a lungo termine e in questo senso i rossoneri potranno tornare grandi anche perchè ha il DNA per essere una grande del nostro calcio e di quello europeo. C’è bisogno di pazienza, una parola che nel nostro calcio spesso non si prende in considerazione”

Da celebre radiocronista dalla lunga esperienza quale è stato, si ricorda una partita del Milan che le ha lasciato un piacevole ricordo?

“Tante, tantissime perchè ho avuto la fortuna di vivere quel Milan glorioso che dominava i campi di Italia e di Europa. Ho vissuto il Milan di Sacchi, quella squadra meravigliosa che faceva emozionare chiunque basta ricordare nomi come Van Basten, Rjikard o Gullit e molti altri. C’è una partita in particolare, tuttavia, che ricordo da italiano ed è la finale tutta italiana di Champions League tra Milan e Juventus. Sembrano passati secoli ma in realtà fa parte della storia recente e quella partita ha collocato l’Italia sul tetto d’Europa, un manifesto del calcio con una partita tutta italiana che si giocava in uno dei tempi della patria del calcio, l’Inghilterra. Andò bene al Milan e quella partita per me rappresenta un grandissimo ricordo per aver raccontato un momento unico della nostra storia del calcio."