Calhanoglu: Conte non lo voleva all’Inter. Il sostituto segnerà il voto dell’operazione. Su Kessiè si deroga: perderlo è la fine di Elliott

Calhanoglu: Conte non lo voleva all’Inter. Il sostituto segnerà il voto dell’operazione. Su Kessiè si deroga: perderlo è la fine di ElliottMilanNews.it
giovedì 24 giugno 2021, 00:00Editoriale
di Franco Ordine

Mettiamo subito i piedi nel piatto, come si dice in gergo. E affrontiamo il caso Calhanoglu. Partiamo dalle cifre. Secondo una serie di news, mai smentite, l’accordo con l’Inter (agevolato dal sì di Simone Inzaghi chè in precedenza, allorquando fu proposto ad Antonio Conte, la risposta fu “non interessa”) è avvenuto alle seguenti condizioni economiche: 5 milioni netti per 3 anni più 1 milione di bonus all’entrata e 3,5 milioni al suo agente Stipic. Il Milan gliene aveva offerti 4 netti (il tetto imposto da Elliott) per 4 anni che voleva dire un totale di 16 milioni netti, 32 per il bilancio rossonero, non proprio un piatto di lenticchie. Personalmente non ho mai considerato il turco un top player, le esibizioni all’europeo hanno confermato il mio giudizio. Se il Milan è rimasto ad aspettare i suoi comodi è stato solo per tentare di soddisfare le richieste di Pioli che stravedeva per lui. In tempi non sospetti, dai vialetti di Milanello mi arrivarono considerazioni di questo tipo: “Se Calhanoglu lascia non ci stracceremo le vesti, c’è di meglio a prezzi competitivi”. Vedremo se sono stati buoni profeti. Perché è evidente che Calhanoglu ha approfittato della tragedia di Eriksen: altrimenti dove sarebbe andato? A casa sua probabilmente! Per valutare l’opera di Maldini e soci dobbiamo aspettare e “pesare” la consistenza del suo sostituto.

Per Kessiè, invece, dev’essere adottata una strategia diversa. E niente calcoli né tetti perché lui è un pilastro essenziale. È bene dirlo qui e subito: se Elliott dovesse perdere anche Kessiè, può anche chiudere baracca e burattini e passare ad altra occupazione perché avrebbe sprecato tutto il credito faticosamente raggiunto con il secondo posto ottenuto con un monte stipendi più basso rispetto a Inter e Juve, con debiti zero dimezzando il deficit del bilancio 2021 in epoca codiv. La sostenibilità è un criterio condivisibile a condizione che l’appeal del club rossonero non si disperda in campionati senza infamia e senza lode, anonimi insomma. Certo nessuno può chiedere a questa gestione di rivedere il Milan finalista di Champions league. Se persegui la sostenibilità, a meno di una rivoluzione dell’attuale calcio continentale, non puoi tenere il ritmo della concorrenza. Dell’Inter sappiamo tutti i problemi, la Juve si appresta a un nuovo aumento di capitale da 300-350 milioni ma è impensabile che la casa madre possa tutti gli anni procedere a un sacrificio del genere.

Per fortuna di Inter e Milan e dei suoi tremebondi manager in fatto di superlega, Real Madrid, Barcellona e Juve hanno chiesto al tribunale di Madrid di rendere inefficaci le sanzioni adottate dall’Uefa contro le 9 della Superlega che hanno abbandonato l’iniziativa a distanza di qualche giorno dall’annuncio. Sarà un altro colpo mortale inferto a Ceferin che già si è dovuto fermare e concedere l’accesso alla Champions ai tre club ribelli rimasti sull’Aventino. A questo proposito sarebbe bene che i presidenti dei club di serie A in regola con il pagamento degli stipendi pretendano dal consiglio federale la sospensione della deroga che è stata decisa per via del covid. Dal prossimo anno chi non paga puntualmente gli stipendi deve essere sottoposte alle norme in vigore.