Il derby manda il Milan nei “parametri” della sua mediocrità tecnica e strutturale. Ad ora non c’è uno a cui aggrapparsi. Per generare ricavi, serve investire su tutto

Il derby manda il Milan nei “parametri” della sua mediocrità tecnica e strutturale. Ad ora non c’è uno a cui aggrapparsi. Per generare ricavi, serve investire su tuttoMilanNews.it
lunedì 6 febbraio 2023, 17:54Editoriale
di Pietro Mazzara

Un primo tempo per limitare i danni, ma dove hai perso la partita, con un atteggiamento da Cremonese. È questa la fotografia dei 45 minuti del derby, dove Stefano Pioli ha messo il pullman a difesa della propria porta, con i soliti spifferi che entravano dai vetri e che solo un redivivo Tatarusanu ha tappato quando ha potuto. Sul gol di Lautaro Martinez, esattamente come settimana scorsa con Berardi, la solita, inaccettabile e mai corretta cronica disattenzione sul primo palo. Una marcatura a zona dove vai tu, che vado, l’uomo è mio, no è tuo e il 10 nerazzurro fa 1-0. Tanto basta a far sgretolare ulteriormente singoli e collettivo. Che almeno questa volta non ha svaccato, ma ormai non fa più differenza. Tra prenderne 1, 2, 3, 4 o 5 non fa davvero differenza. Perché sono sette partite che il Milan non vince ed è piombato in una mediocrità tecnico-mentale inaccettabile se indossi questi colori e hai lo scudetto sul petto. Un Milan che è stato spedito, dalle scelte di tutti, nei “parametri” della mediocrità, incapaci di mettere a disposizione fondi ulteriori sul mercato inverale per migliorare la squadra o di trovare, come area tecnica, qualcosa di meglio di quanto pescato in estate. Ormai è evidente che a parte qualche cameo di Thiaw, che adesso verrà invocato dal popolo come nuovo capostipite della difesa (probabilmente a ragione viste le condizioni e il rendimento di Kjaer), il resto del mercato estivo è ormai un flop totale.

Il vero dramma è che in questo momento storico della stagione non c’è un singolo giocatore al quale puoi pensare di affidare le sorti delle tue partite. Theo Hernandez è il fratello scarso di quello delle ultime stagioni. È il campo a dirlo, non le parole. L’evidenza delle prestazioni è talmente lampante da rendere triste ogni commento ulteriore. Leao è in una fase fisica di down, non c’è nessun caso di altro tipo. Non sta bene, è “scoppiato” dopo il mondiale ma la pochezza tecnico-strutturale delle alternative ha costretto Pioli a mandarlo in campo anche quando non avrebbe voluto farlo. Giroud è apparso un’anima in pena, lasciato solo nella fase di prima pressione con Origi che andava a fare il mediano. È un momento durissimo, brutto, con sensazioni che sembravano essere svanite nel tempo e che, invece, sono tornate come il peggiore degli incubi. I colpevoli sono trasversali, da New York a Casa Milan fino a Milanello, perché anche a livello fisico la squadra è apparsa imbolsita, senza energie fisiche e mentali per reagire. Per usare un paragone cinematografico, il Milan odierno sembra Rocky Balboa durante il primo incontro contro Clubber Lang nel terzo episodio della saga dove la morte di Mickey ha azzerato la testa dello Stallone Italiano. Servirebbe un Apollo Creed che facesse ritrovare gli occhi della tigre, ma un conto è un pugile, un conto è un gruppo di 30 ragazzi che probabilmente si sono cullati troppo sullo scudetto vinto e che ora devono tornare allo spirito di due anni fa, quando andare in Champions valeva come il tricolore.

Gerry Cardinale e i suoi investitori non possono e non devono essere contenti di quello che si sta vedendo. Perché questo Milan è un prodotto che non può portare a generare ricavi. Al termine della stagione servirà tirare una linea e prendere delle decisioni in tutte le aree. In primis c’è bisogno di investire soldi sul mercato, ma soldi veri. Non si può più puntare su grandi vecchi o solo su giovani. Con lo stato attuale del calcio italiano, bisogna investire per vincere in serie in Italia, anche sapendo vendere così come c’è bisogno di un’analisi approfondita di ciò che è il dossier infortuni, perché ormai i numeri sono andati oltre. Venerdì arriva il Torino, bestia nera della stagione. Bisognerà tornare a vincere, oppure il tempo delle scelte forti potrebbe accorciarsi, perché perdere la Champions League sarebbe un delitto.