L’ultimo schiaffo con zero gioco. Adesso confermeranno Sergio? Su Boban Scaroni sbaglia, AG no

L’ultimo schiaffo arriva nella notte più attesa per mettere una pezza a colori a una stagione piena di colpe, errori e scelte sbagliate. L’ultimo schiaffo è del Bologna, maltrattato appena 4 giorni 5 giorni prima a San Siro grazie a una rincorso nel finale aiutata dalle praterie lasciate dalla difesa di Vincenzo Italiano. Questa volta non c’è nessuna rimonta ma uno zero inquietante nella fattura del gioco milanista che mette a nudo la povertà del calcio di Sergio Conceiçao. Una sola, golosa occasione, sprecata da Jovic nel primo tempo, è troppo poco per pretendere qualcosa di più dell’1 a 0 del Bologna che vuol dire coppa Italia e qualificazione in Europa league, qualora dovesse sfuggire la Champions. Del Milan bisogna salvare soltanto Leao, tutti gli altri non hanno reso secondo aspettative e bisogni di una finale di coppa Italia, a cominciare da Tomori per passare a Fofana e allo stesso Pulisic che sembra ormai spolpato dopo una stagione piena di imprese balistiche. Gli interventi dalla panchina invece di cambiare l’inerzia della partita, hanno appiattito il Milan: solo un paio di spunti di Joao Felix, insufficienti a modificare il corso della serata.
Adesso vedremo cosa decideranno negli uffici di casa Milan sul conto di Conceiçao nei confronti del quale Moncada, prima di cominciare, è stato ecumenico. “Non dipende da questa partita la sua conferma” la frase che vuol dire tutto e niente. Con questa sconfitta diventa difficile una decisione conservativa. Non solo per la coppa Italia persa ma soprattutto per la resa calcistica nell’occasione. Le ultime due partite, a Roma e col Monza, non possono aggiungere granchè a un verdetto che è scritto nelle espressioni dei tifosi del Milan ieri sera all’Olimpico e anche in quelle dei rossoneri rimasti di sale alla fine. Decide uno spunto solitario di Ndopye, anche se il Bologna per quel che che si è visto, è una squadra che punta sul gioco. E questa volta il gioco comanda sul talento.
Anche il resto della giornata romana dei milanisti non depone a favore del club. Specie se si pesano le frasi di Paolo Scaroni, il presidente, in risposta ai giudizi taglienti di Boban. Che senso ha replicare così (“Boban se dice che non capiamo di calcio pensa a sé stesso”)? Nessuno, solo una conferma di un rapporto acido con i vecchi collaboratori. Eppure soltanto qualche minuto prima, Adriano Galliani, ha fornito un esempio classico di come ci si comporta in questo mondo e soprattutto nel mondo Milan. Ha dettato: “Boban si sbaglia, la coppa Italia conta, è vero che il Milan dei suoi tempi la snobbava per dedicarsi alla Champions ma oggi la coppa Italia vale parecchio (oltre 7 milioni di premio; ndr) e l’accesso all’Europa league”. Come si capisce al volo Galliani risponde da persona preparata e nell’occasione affida anche ai cronisti anche un dettaglio del 2003, quando il Milan di Berlusconi e Ancelotti, fecero il double tra Champions e coppa Italia, molto significativo. “Vincemmo contro la Roma giocando 3 giorni dopo la finale di Manchester in cui i nostri giocatori avevano festeggiato e basta” rievoca. Anche nella comunicazione del suo gruppo dirigente, il Milan deve migliorare nettamente. Per questo motivo servirebbe, oltre al ds, anche un dirigente che si occupi di politica calcistica. Gerry Cardinale è rimasto negli Usa, probabilmente temendo il peggio e magari una contestazione pubblica e solenne. Presenta invece Gordon Singer, che è componente del cda, e che nell’occasione ha parlato a lungo con Furlani. Cosa serve al Milan? Innanzitutto un allenatore con una idea di gioco precisa.
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