Milioni, nomi e trattative reali. Kessie e Calabria, circoletto rosso. Mercato: la fortuna di avere Pioli… L’Ucraina rossonera. L’Uefa resta fedele ai ricchi

Milioni, nomi e trattative reali. Kessie e Calabria, circoletto rosso. Mercato: la fortuna di avere Pioli… L’Ucraina rossonera. L’Uefa resta fedele ai ricchiMilanNews.it
venerdì 2 luglio 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Si è aperto ufficialmente il mercato: durerà 2 mesi. Mi ero sbilanciato sull’80% della rosa pronta per il raduno, invece bisognerà aspettare nonostante non si sia indietro con il lavoro. Un trafiletto su un quotidiano sportivo del 1. luglio recitava: “Il Milan ha già impegnato 65 milioni per il completamento degli acquisti di Maignan, Tomori e Brahim Diaz. In settimana chiude per Tonali”. Cerco nel tabellone degli acquisti degli altri club italiani (ma anche per quelli europei i riscontri sono pochi): nessuno ha fatto ancora qualcosa del genere. 

L’obiezione la conosco: solo Maignan è un volto nuovo. Quindi? La costruzione di una squadra, di una “rosa”, seguendo una linea strategica molto precisa riguardo a investimenti, costi di cartellini e ingaggi, non è semplice. Non dura pochi mesi. Passa attraverso prestiti, rinnovi, addii, e acquisti appunto. Oggi sul tavolo di Maldini e Massara ci sono profili prima che nomi: la punta, l’esterno, il terzino, il centrocampista. Vicini, i nomi e i costi. Poi due circoletti rossi: Kessie e Calabria, sui quali si gioca una bella fetta di partita rispetto al peso e all’analisi di sforzi e ambizioni. Questo lo capisco. 

Le storie di Donnarumma e Calhanoglu hanno avuto uno sviluppo di un certo tipo, ma la musica per Kessie e Calabria è molto diversa. Bisogna arrivare a una soluzione e quello che so è che ci sono tutte le migliori intenzioni. Sul destino del portiere e del turco mi sono sbagliato, non ho difficoltà ad ammetterlo: si sono sbagliati anche loro due, però, perché le fonti erano dirette e le valutazioni evidentemente sbagliate. Adesso è dunque prudente lasciare che gli eventi facciano il loro corso, senza sbilanciarci troppi nei pronostici. Sulla forza e l’importanza di Kessie e Calabria, che metto sullo stesso piano in un’ottica di mercato prima che tecnica, al Milan sono convinti tutti. È possibile studiare una formula a crescere degli ingaggi anno dopo anno per quadrare il cerchio: della mia fiducia in Maldini e Massara già sapete e non sto a ripetermi. 

Esaminando i possibili scenari di mercato del Milan, su una cosa non ho dubbi: la duttilità tattica di Stefano Pioli saprà plasmare la squadra a seconda del risultato finale, a seconda della rosa. I suoi cambi di modulo nei 90’ e quella sottovalutata intuizione delle ultime giornate di campionato, con lo spostamento del turco e l’inserimento di Brahim, sono la riprova della capacità di questo allenatore nell’adattarsi ai giocatori e non viceversa. E con un’opzione di questo genere il lavoro dei dirigenti è certamente più agevole, per quanto possa sembrare anacronistico un aggettivo come questo in un mercato spinoso e complesso. Dei 4.765 giocatori accostati al Milan, sono certo che Maldini e Massara ne stanno realmente trattando soltanto 4 o 5 (i quali probabilmente non fanno nemmeno parte di quello sterminato elenco). 

Per un illuminato riassunto delle puntate precedenti, infine, vi rimando ai post della pagina Facebook “I casciavit” che questa settimana hanno magistralmente analizzato i passaggi degli ultimi 4 anni da Mirabelli a Maldini via Leonardo, con nomi e cifre di cui ci dimentichiamo spesso. E, se volete completare il giro di orizzonte, un bel pezzo di Michele Pavese su www.milannews.it alle 12 di giovedì 1 luglio. 

Che gioia vedere 3 milanisti, 3 persone per bene, 3 uomini intelligenti, capaci e affidabili gioire con l’Ucraina: confesso di palpitare per Sheva, Tasso e Andrea Maldera come per gli azzurri. 

È sorprendente come, esaurita l’ondata di falso moralismo dopo l’indignazione per la SuperLeague, sia tornata a regnare un’anarchia sprezzante da parte dei club più ricchi come PSG in particolare, ma anche spagnoli e inglesi che hanno ripreso a muoversi con una disinvoltura tale da far dimenticare pandemia, stadi vuoti e recessione. L’Uefa in compenso resta ferma e coerente nel suo supino leccaculismo a ricchi e potenti, più o meno emiri, più o meno ligi alle regole se non a quelle del denaro. Personalmente non vedo l’ora che una SuperLeague meglio concepita spazzi via quel ministero di ipocriti con sede a Nyon.