Nessuno ha chiesto scusa a Pulisic. A Roma si è visto uno dei capi d'accusa a Pioli. La rivoluzione Cardinale, Ibra e Furlani
Sono passati tre giorni da Lazio-Milan e nessuno, dall’ambiente biancoceleste, ha ancora chiesto scusa a Christian Pulisic per le offese ricevute sui social, alcune delle quali sfociate in minacce di morte. Un manipolo di leoni da tastiera, piccoli masanielli che qualora beccassero per strada l’attaccante milanista, gli chiederebbero la foto da mettere su Instagram e inoltrare agli amici. Di questo, però, nessuno parla, vero Lotito? A distanza di giorni vogliamo credere davvero che nessuno abbia fatto notare al presidente della Lazio quanto è successo attorno a Chris per scusarsi? Evidentemente no, è troppo più importante continuare a sproloquiare sui disastri di Di Bello (arbitro obiettivamente non degno di certe partite) piuttosto che guadagnare punti morali verso un giocatore.
Ci vogliono più Christian Pulisic e meno ipocriti. L’ho scritto sui miei profili social sabato e lo ribadisco anche qua. Qualche paraculo è venuto a dirmi: “Gne gne, se fosse successo al Milan, ti saresti fatto esplodere”. Al Milan è successo, a Salerno, con Tomori fermo a terra a causa dello stiramento subito. Un crollo netto a livello visivo, più del contatto tra Bennacer e Castellanos. Eppure Candreva è andato avanti e Maignan ha fatto la quaglia sul tiro dell’esterno amaranto, prendendo un gol poi decisivo ai fini del 2-2 finale. Eppure non c’è stata tutta questa levata di scudi che si è vista venerdì sera. Pulisic ha fatto bene, è ora di finirla con il finto Fair Play tra i giocatori, che si prendono per i fondelli a vicenda. Contro l’Atalanta, con un giocatore bergamasco a terra, Leao ha abortito una ripartenza per mettere il pallone fuori, ma è arrivato il momento di finirla. Che siano gli arbitri a decidere se un’azione vada fermata o meno, come tra l’altro è previsto dal regolamento del gioco del calcio. Siamo stufi di vedere sceneggiate come quelle di Holm o di altri simulatori, che prima fingono colpi da knock-down e poi risorgono con più rapidità di Lazzaro. La cosa bella è che tutto il mondo Milan si è compattato attorno a Pulisic, facendolo sentire protetto e supportato. Chris, non sei solo e il popolo milanista è con te.
Tutte queste situazioni e il gol in extremis di Okafor hanno messo sotto la coltre di nebbia la partita che il Milan ha messo in scena all’Olimpico dal punto di vista tecnico. Una prestazione ampiamente insufficiente per approccio e applicazione del piano gara. La Lazio, con la testa al Bayern, ha messo sotto nel gioco e nella sensazione di pericolosità il Milan, che nel primo tempo ha costruito una sola azione degna di tale nome (con Pulisic). Anche in superiorità numerica, la squadra si è mostrata disomogenea a per poco Immobile non segna un gol che avrebbe avuto il sapore della beffa. La domanda è molto semplice: come si può passare dalla prova con l’Atalanta a quella vista all’Olimpico sotto il punto di vista della qualità?
Questa discrepanza e questi continui up and down di performance collettive sono uno dei punti che non giocano a favore di Stefano Pioli quando arriverà il momento in cui, a fine stagione, verrà tracciata la fatidica riga della valutazione finale. Perché al Milan, in questa stagione così come in quella passata, è mancata proprio continuità e quella sensazione di essere una squadra solida, che possa andare in campo e partire davanti all’avversario per vincere.
Da settimane si legge e si mormora di come possa cambiare il Milan, anche nelle stanze dei bottoni, specie dopo le parole di Cardinale al Financial Times. Il focus è sulla figura di Zlatan Ibrahimovic, che è l’uomo di Gerry per la parte sportiva così come godono della fiducia del patron sia Giorgio Furlani, Geoffrey Moncada e Antonio D’Ottavio. Ibra sta imparando in fretta in queste settimane, è vicino alla squadra così come si è messo a disposizione delle altre aree del club per fare tutto ciò che serve per valorizzare il Milan. Nello specifico, Zlatan è e sarà una figura complementare – con il suo peso – nell’area sport, con un rapporto molto stretto a livello di cose di campo con Moncada e D’Ottavio così come ha confronti quotidiani, su ogni cosa che riguarda il microcosmo di Milanello, con Furlani. Avrà un impatto nelle scelte dei giocatori e nella valutazione del lavoro di Pioli e sulla scelta del suo eventuale sostituto. Con buona pace di chi “tifa” per roboanti cambi d’assetto.
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