Osi non è una tegola. Il calcio inquina

Osi non è una tegola. Il calcio inquinaMilanNews.it
sabato 1 aprile 2023, 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Mi spiace per Osimhen, sinceramente, senza se e senza ma. Ogni tanto mi piacerebbe che qualcuno si dispiacesse anche per un nostro di infortunio, ma questo è un altro discorso con il quale il ragazzone del Napoli non ha nulla a che vedere.  Se quando si infortuna uno dei nostri è invece tutto una tegola, un dramma, una sentenza e un predicozzo, sta a noi invertire la china. E possiamo farlo solo sul campo. Qualcuno ha anche scritto: senza Osimhen il Napoli ha sempre vinto lo stesso. Giusto, bravo. E' quello che ho sempre sostenuto anch'io in tempi non sospetti: quando una squadra è squadra nel suo momento migliore, va oltre acciacchi, stop e stampelle. Quando invece è in un momento più difficile, fa fatica anche con tutti sani. Per chiudere, anche quest'altra mia battutina non c'entra nulla con il campione del Napoli. Ma ogni volta che c'è una notizia di qualsiasi tenore sul Napoli, mi accorgo che oltre alla curva A e B del Maradona si potrebbe fare tranquillamente anche la curva Z, visto che le reazioni appena si tocca la squadra azzurra sono le stesse che ho io quando mi si tocca il Milan. Ma i colori che indosso io sono noti a tutti, almeno quello.

Il Milan non vuole fare il nuovo stadio in polemica con qualcuno. Non con un sindaco, non con il buon Monguzzi. Non c'è mai stata una parola del club contro un esponente politico, un osservatore, un cittadino o un comitato di cittadini. Mancherebbe. Non è una sgomitata il nuovo stadio. Non è una rivalsa. E' molto altro, è una necessità strategica. Il calcio i oggi ha costi che solo 15 anni fa erano impensabili. Costi folli, costi esponenziali, costi giganteschi. Milano, la città delle 10 coppe dei Campioni/Champions League, complessive, non è solo in ritardo. E' fuori dal giro in realtà. E' estranea al circolo delle migliori. Cosa innaturale per una città che se l'è sempre giocata sul piano calcistico. Scelte tecniche azzeccate, Milano al top. Scelte tecniche o magari societarie sbagliate e allora Milano stop. Così è sempre stato storicamente. Ma adesso c'è una barriera architettonica alta così. Milano ha perso due miliardi di euro negli ultimi sette anni, altro che speculazione. E allora bisogna essere chiari una volta per tutte: se Milano, proprio nel calcio che l'ha resa grande nel mondo, decide non di trainare ma di ristagnare, se decide che giocare a calcio è inquinante, non c'è nessuna polemica e nessun problema. Faremo altro, Basta saperlo. Perchè così Milano è destinata a rimanere un dettaglio sullo scenario del grande calcio europeo e mondiale. La Milano che abbiamo sempre conosciuto era in grado di ispirare il resto del Paese su nuovi stadi dentro le nostre tv e dentro le nostre passioni. Invece oggi la troviamo in mezzo al gruppo, nella media. Bah.