Quel poco di più su Inter e Juve. Il caso della settimana: i rinnovi. Allo stadio in primavera con capienza ridotta

Quel poco di più su Inter e Juve. Il caso della settimana: i rinnovi. Allo stadio in primavera con capienza ridottaMilanNews.it
venerdì 12 febbraio 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Le conferme si susseguono partita dopo partita, settimana dopo settimana. Il Milan cade (Lille, Juventus, Atalanta, Inter) ma si rialza sempre come se niente fosse. Sopperisce alle assenze con il gioco e lo spirito. Allunga strisce positive una dopo l'altra. Si rinforza sul mercato di gennaio. La squadra ha acquisito una mentalità vincente, produttiva, superando gli ostacoli senza che venga minato lo spirito del gruppo. Il lavoro della piramide (Maldini, Pioli, Ibrahimovic) raccoglie frutti con regolare puntualità, senza smettere di lavorare. Intorno, un'armonia ritrovata e consolidata che Gazidis ha certificato nell'intervista esclusiva concessa in settimana a SkySport: si percepiva da tempo nel rapporto tra l'ad, Paolo e Massara. E la proprietà, che a gennaio ha mandato altri segnali inequivocabili. 

Gli ingredienti che hanno portato questa squadra al primato per 21 giornate consecutive sono molteplici e tangibili, passano attraverso dettagli e certezze acquisite sul campo, negli spogliatoi e a Casa Milan (dove in questi giorni sono stati inaugurati i nuovi Studios che ospiteranno tutta l'attività dei media). Hanno permesso un'apparente, precoce maturazione anche di giovani che invece hanno bisogno ancora di tempo e di crescita. Ora il recupero di tutti i titolari concede a Pioli la possibilità di una scelta ampia e con il ritorno dell'Europa League si tratta di un fattore determinante.

Nell'organizzazione di gioco, nell'autostima e nelle prospettive future, il Milan è oggi superiore a Inter e Juventus che pure sondaggi, opinionisti ed esperti continuano a dare decisamente favorite sui rossoneri. La scorsa settimana un ex Invincibile, per me come e più di un fratello, mi ha mandato un messaggio dopo aver letto l'editoriale: "Sei troppo milanista...". E' vero, ho risposto, sto scrivendo con toni inusuali (credo) rispetto alle abitudini, ma certe cose che vedo e leggo mi fanno salire la carogna. Capisco la rabbia dei tifosi perché ogni tanto la mancanza di rispetto è una sensazione che si avverte in modo molto netto. Non si può ridurre il miracolo Milan agli stadi vuoti, ai rigori, a "questo non è calcio" continuando a sostenere che "prima o poi finirà e passeranno avanti le altre due". Non mi sembra giusto soprattutto per quello che società, staff e squadra stanno facendo e che credo sia davvero qualcosa di eccezionale. Va bene, staremo a vedere che ne sarà a maggio e se l'embolo che mi parte di tanto in tanto, tornerà quieto nel suo letargo. Magari dopo una bella festa.

Nel frattempo, l'immancabile caso settimanale è puntualmente fiorito, questa volta intorno ai rinnovi: oltre al romanzo di Gigio e Calhanoglu, sul piatto hanno buttato (già che ci siamo...) quelli di Calabria, Kessie, Romagnoli. Il fatto che da tempo stiano lavorando in molti su quei tavoli non inibisce i cacciatori di scoop né spegne le grancasse dei procuratori, i quali - come è noto - fanno il loro mestiere più o meno avidamente, cercando di portare a casa il massimo. Tutte le parti in causa esprimono fiducia: mi hanno insegnato che se tutti vogliono la stessa cosa, alla fine un accordo si trova sempre. Salvo deragliamenti, restiamo fiduciosi anche noi: perché non dovremmo?

La crisi economica del Paese ha messo in ginocchio decine di settori (filiere, si usa dire adesso). Tra questi, continuo a non capire perché lo sport e l'intrattenimento - che pure contano migliaia e migliaia di lavoratori dietro le quinte - non debbano avere la dignità delle fabbriche o dei negozi. In questo senso, filtra come il nuovo corso politico potrebbe cominciare a concedere aperture parziali di teatri, cinema e stadi. Da primavera inoltrata e con capienza ridotta. Ancora una volta sarà necessario affidarsi al senso di responsabilità della gente, ma sono tra quelli convinti che conti di più la buona volontà di milioni di persone assennate, piuttosto che l'imperizia di qualche centinaio di scriteriati. Cinema, teatri e stadi sono luoghi controllati, dove si può ridare la sensazione che la vita possa ripartire - prima o poi - normalmente. Anche se magari non meglio di prima, come ci eravamo illusi che sarebbe stato.