Condò: "Loftus-Cheek fondamentale per il Milan. Ibra figura preziosa. Leao? Se avesse la testa di Sinner..."

Paolo Condò, celebre giornalista opinionista per Sky Sport, storica firma di Gazzetta e ora di Repubblica, è stato raggiunto in esclusiva dalla redazione di MilanNews.it, alla quale ha rilasciato un’intervista che tocca più temi – tutti caldi – che caratterizzano il momento che sta vivendo adesso il Milan. Con il giornalista triestino abbiamo spaziato dalla discontinuità in campo alla situazione infortuni, parlando del ritorno di Ibrahimovic e soffermandoci su qualche singolo, con un occhio al tennis, a Jannik Sinner in particolare.
Si sperava di fare quest’intervista commentando una vittoria, ma purtroppo non è stato così. Milan troppo altalenante: in Champions League si può dire “tanta roba”, ma in campionato zero vittorie nell’ultimo mese. Che succede?
“Diciamo che tra una pausa e l’altra il Milan ha rovinato il suo campionato, credo, perché il fatto di aver fatto due punti in quattro partite mi ricorda molto da vicino quello che era successo l’anno scorso tra gennaio e febbraio: l’improvvisa crisi della quale non si riesce a trovare il bandolo della matassa, ma che, settimana dopo settimana, ti allontana. Avevamo lasciato un Milan a contatto col vertice e adesso abbiamo un Milan che è staccato di 8 punti dall’Inter e da 6 dalla Juventus. Proprio oggi (13 novembre, ndr) ho fatto su Repubblica un ragionamento, andando a vedere gli ultimi 20 anni del campionato italiano: il Milan ha 23 punti e negli ultimi 20 anni soltanto 2 volte una squadra che aveva 23 punti, o anche meno, dopo 12 partite ha vinto lo scudetto, nelle altre 18 volte non è successo. E quindi questo ti dice quanto sia difficile per il Milan rientrare in corsa per il campionato. Secondo me, in questo momento adesso, un po’ com’era successo l’anno scorso – ma l’anno scorso è successo a gennaio – il Milan vede la stagione sdoppiarsi: ha un campionato nel quale dovrà badare a restare tra le prime quattro, mentre invece tutte le ambizioni saranno rivolte alla Champions League, nella quale però il passaggio agli ottavi di finale è ancora tutto da conquistare. La partita più importante dell’autunno del Milan diventa quella col Dortmund in casa, alla ripresa, e difatti non a caso dai primi bollettini medici, a proposito di grandi giocatori bloccati, tipo Leao, il riferimento di un eventuale recupero è la partita col Dortmund, non ci pensa nessuno alla prossima partita di campionato, quella con la Fiorentina. Adesso sono tutti concentrati, perché l’anno scorso alla fine questo sdoppiamento ti ha portato ad una semifinale di Champions. È una semifinale che il popolo rossonero ha apprezzato solo in parte, perché essendo stata la semifinale del derby contro l’Inter, e avendolo perso, è qualche cosa che non tieni a ricordare, però è stata comunque una semifinale di Champions League.”
Sugli infortuni: sono tanti, troppi. Già superata quota 20: così è difficile per tutti, a prescindere dai vari momenti “no” che si possano avere durante una stagione.
“Gli infortuni incidono tantissimo. Anche l’anno scorso, se vai a vedere la crisi di gennaio, per me era dovuta essenzialmente dalla crisi dei giocatori rientrati dal Mondiale, sto parlando di Theo Hernandez, Giroud, dello stesso Leao… avevano pagato, soprattutto i francesi che erano arrivati fino all’ultimo e sono tornati pure delusi, e sono mancati un po’ quei giocatori lì. Allo stesso modo, quando sei pieno di infortunati come lo è il Milan in questo momento, e com’è stato il Milan dall’inizio di questa stagione, tu non puoi fare un turnover saggio, non puoi controllare gli sforzi dei tuoi giocatori, ci sono alcuni ai quali chiedi di giocare sempre (e anche questo non va bene), poi tutto questo si intreccia con un mercato che abbiamo capito, ormai da tempo, essere stato incompleto: ci sono alcuni ruoli che non sono stati coperti (quello di Giroud innanzitutto). Se vai a vedere la partita contro il Paris Saint-Germain, che è stata la miglior partita dell’anno sin qui del Milan, e vediamo la partita seguente contro il Lecce, chi vediamo che manca e che aveva fatto un partitone? Loftus-Cheek. Ti sei reso conto dell’importanza del giocatore, mentre a inizio stagione magari pensavi ad altri giocatori come “i più importanti” delle sorti dal mercato, Pulisic su tutti, che comunque per me è quello che ha fatto meglio in questo momento, anche come continuità. Ma ecco, magari non ti aspettavi che Loftus-Cheek fosse così importante, magari un giocatore importantissimo e lo hai avuto poco fin qui.”
Il peso specifico di Loftus-Cheek nel centrocampo e nell’economia delle partite del Milan straordinario. Ma si tratta di dipendenza di un giocatore o è semplicemente il contributo di un fuoriclasse? La linea che divide le due cose spesso è sottile.
“Io non parlerei di fuoriclasse, fuoriclasse è una parola impegnativa; parlerei di un giocatore d’eccellenza. Un giocatore che era un bravo giocatore in Premier e quindi automaticamente diventa un giocatore d’eccellenza in Serie A. È chiaro che, dentro la dinamica del mercato, Loftus-Cheek sia un giocatore che non ha pari, c’è soltanto lui a fare quel gioco proprio “box to box” e quando l’hai riavuto al massimo te ne sei accorto. Ma sai chi è un giocatore che mi manca molto? Ti stupirai, ma Saelemaekers era un giocatore tattico che secondo me manca molto a questa rosa, un giocatore che tu possa mettere quando sei in vantaggio, tipo alla fine del primo tempo di Lecce, e che ti mantenga comunque una proiezione offensiva e che con la sua corsa possa proteggere moltissimo gli eventuali problemi di un terzino, come sono venuti fuori a Lecce. È dal primo giorno che io dico che non c’è un giocatore che corrisponda al cambio di marcia verso il basso di Saelemaekers e ne sono sempre più convinto, che non è assolutamente un bidone e lo sta dimostrando al Bologna.”
Ibrahimovic è più un sostegno a Pioli o la mossa che ne compromette definitivamente l’autorità?
“Secondo me il discorso è abbastanza complicato. Credo che questa sarà l’ultima stagione di Pioli: siamo al quinto campionato e per carità, esistono i casi come Sir Alex Ferguson che stanno nel club venticinque anni, ma sono storie diverse. In Italia cinque anni nello stesso club, soprattutto se è un grande club, sono un record. Non mi accodo assolutamente al coro di quelli che lo vorrebbero mandare via adesso, perché Pioli ha fatto delle bellissime cose in questo suo tratto milanista, tra uno scudetto – inatteso – e una semifinale di Champions. Ma secondo me questa sarà la sua ultima stagione, dopodiché dovrà essere scelto, in primavera, l’allenatore per il prossimo quinquennio e quello è un momento nel quale una figura come Ibrahimovic può risultare molto preziosa, come consigliere di Cardinale o Furlani. Quello sarà il momento in cui sarà prezioso avere il parere di un grande intenditore di calcio. Il Milan ha sempre avuto, negli ultimi trenta o quarant’anni, da Ariedo Braida ad Adriano Galliani e poi Paolo Maldini, delle figure che conoscono molto bene il calcio, cosa che non si può dire dell’attuale dirigenza e a questo proposito chiunque conosca un po’ le cose nel Milan, quando venne mandato via Maldini, Furlani disse ‘Il suo posto verrà preso da Franco Baresi’, ma noi sappiamo benissimo che Baresi ha altre caratteristiche. È un monumento del calcio italiano, e rossonero in particolare, ma ha altre caratteristiche che non quella dell’uomo di campo, che ti sta tutto il giorno a Milanello e così via. Una figura così ci vuole e probabilmente Ibrahimovic è la migliore figura che esista in questo momento, considerandolo sempre parte dell’universo rossonero. D’altra parte Ibrahimovic è una persona molto ambiziosa, lo è sempre stata, e quindi io penso che Ibrahimovic inizierà a fare il suo lavoro e dopodiché in una delle due direzioni si dovrà evolvere: o nella direzione tecnica, o nella direzione dirigenziale. Tu ti prendi Ibrahimovic e hai un “top”, ma tu sai benissimo che un “top” non è che li possa tenere a lungo incasellati a fare una cosa che è troppo piccola per quelle che sono le loro capacità. E quindi, in questo senso, Ibrahimovic me lo vedo in un futuro allenatore del Milan, se decidesse di prendere quella strada, o amministratore delegato del Milan, se decidesse di prendere l’altra.”
Chiudiamo adesso con Leao: cosa gli impedisce di essere sempre quello visto contro il Paris Saint-Germain? Può essere che incida una predisposizione tattica e che incida e negli spazi più aperti si esprime meglio?
“Difficile da dire, penso il carattere. Non è questione tattica, è una questione caratteriale, non è una questione tecnica. Pioli nella sua gestione ha fatto tutto quello che poteva per metterlo nelle giuste condizioni e ha ricevuto tanto da Leao nell’anno dello scudetto e anche l’anno scorso. È chiaro che per Leao ci siano delle mentalità che tu possa migliorare, ma che è difficile cambiare completamente. Se ti vai a guardare l’intervista che ha fatto Jannik Sinner su Sky, ascolti la determinazione ad arrivare, e quello che fa Sinner per arrivare, poi fatalmente a te, da tifoso del Milan, ti viene da pensare se Leao avesse questa testa sarebbe già il giocatore più forte del mondo, probabilmente. Però quella è una testa che c’ha Sinner e teniamocelo caro, però se avessi avuto io la testa di Sinner, che ne so, magari avrei vinto il Nobel per la Letteratura.”
Mai dire mai…
“Mai dire mai, grazie (ride, ndr). Sono cose che quando uno ha quel determinato modo di pensare, e a me ha colpito molto, come padre di due adolescenti, quando Sinner dice che riempia il suo tempo facendo le sue cose e abbia detto di aver ridotto tantissimo il tempo al cellulare, che è una cosa che invece aumenta a dismisura nella fascia dei ragazzi di oggi e nella fascia, sicuramente, anche dei calciatori di oggi. Invece Sinner dice ‘È importantissimo aver ridotto il tempo al cellulare’, perché poi, soprattutto quando sei una persona così esposta e hai inevitabilmente tutta serie di haters, mettersi di malumore guardando i social è qualcosa che il campione non fa, perché è così intelligente da non cadere nel tranello. Mentre invece i calciatori li vedo sempre con il cellulare in mano…”
Di Luca Vendrame

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