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Dalle Olimpiadi di Parigi all'enorme passione per il Milan: Michela Battiston si racconta a MilanNews.it

ESCLUSIVA MN - Dalle Olimpiadi di Parigi all'enorme passione per il Milan: Michela Battiston si racconta a MilanNews.it
lunedì 15 aprile 2024, 20:10ESCLUSIVE MN
di Manuel Del Vecchio

Durante il consueto appuntamento su Twitch (in live lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17 alle 19), la redazione di MilanNews.it ha avuto il piacere di ospitare Michela Battiston, Atleta della Nazionale Italiana di Scherma qualificata alle Olimpiadi di Parigi 2024 per Sciabola a squadre e Sciabola individuale, e naturalmente grandissima tifosa rossonera.

Con lei abbiamo parlato della sua carriera, della sua passione per lo sport e per il Milan e di tanto altro ancora. Queste le sue dichiarazioni:

Oltre ad essere un’atleta di alto livello sei anche una grande tifosa rossonera. Come nasce la tua passione? “Sono malata di Milan, veramente malata (sorride, ndr). Nasce dalla famiglia, tutta la famiglia da parte di papà è super rossonera. Nasce un po’ per quello, a furia di vedere rossonero da tutte le parti mi sono innamorata anche io”.

Non fioretto, non spada, ma sciabola. Vuoi spiegarci la tua disciplina? “In linea generale sciabola e fioretto sono le due armi convenzionali, quindi entra in gioco l’arbitro e la sua decisione che viene prima di tutto. Cambiano i bersagli. Con la spada fa punto chi “accende la luce”, e nella spada come bersaglio vale tutto il corpo, nel fioretto solo braccia e gambe, nella sciabola tutta la parte superiore, quindi tutto escluse gambe e mani. Nella spada e nel fioretto si tocca di punta, c’è un bottoncino che segnala la stoccata. Nella sciabola si tocca con tutta la lama: taglio, controtaglio, punta, come si vuole”.

Ieri contro il Sassuolo ti aspettavi qualcosina in più? “Sì, sinceramente sì. Ci ha un po’ fregato la partenza, subire subito due gol ci ha complicato la vita. Dico che il primo nemico del Milan siamo noi stessi (ride, ndr), ci mettiamo in situazioni un po’ scomode da cui è difficile recuperare. Negli ultimi minuti li ho visti molto provati fisicamente, erano parecchio stanchi. Però ci sta, hanno giocato sotto il sole ed i giorni di recupero non sono stati tantissimi”.

Sei preoccupata per il ritorno di Europa League contro la Roma? “Sì, perché la dovrò vedere mentre sono in ritiro e ci sono un sacco di romanisti (ride, ndr). Però sono fiduciosa, sono una di quelle tifose tutto cuore. Speriamo bene, sono fiduciosa e spero in una reazione”.

In rosa che giocatore ti sta dando le sensazioni giuste in questo momento? “In generale in stagione Pulisic mi è piaciuto tanto, anche per come costruisce. Poi ultimamente c’è questo Chukwu 21 che sta facendo belle cose. Diamogli fiducia che secondo me se ingrana potrebbe fare qualcosina”.

Una stagione con alti e bassi, i punti di distacco dall’Inter sono tanti: “Abbiamo avuto un po’ una defaillance a metà percorso che potevamo gestire sicuramente meglio. Dispiace, ci sono state anche cose positive e belle. A parte i tanti infortuni abbiamo proprio fatto fatica a metterci in una situazione un po’ più comoda, ci siamo complicati la vita con un po’ di inciampi che hanno reso difficile il percorso”.

Anche nella scherma il rischio infortuni è così alto? “Sì, ma ricorrenti per fortuna no. Ma ce ne sono tanti di varia natura anche da noi. Non ci muoviamo come loro, non facciamo gare una volta a settimana perché sarebbe molto pesante. Ci sono anche da noi, magari più lievi: sono i classici dolorini che ti tieni per forza e ci convivi”.

Quanto conta l’aspetto mentale per queste cose? “Tantissimo. Lavoriamo tanto con i mental coach e gli psicologi sportivi perché la testa nella scherma fa tantissimo. Io dico che sono un po’ una tifosa anomala perché me la vivo da atleta, è come se la vivessi come loro e li capissi. I calciatori sono comunque umani e a prescindere hanno le loro difficoltà in certe situazioni, sono più empatica”.

Le critiche per Leao non mancano mai… “Sono stata molto contenta per il gol di ieri, è stata una bella risposta. Ha fatto vedere alla fine che è quello che conta, come per noi i risultati in pedana. Per loro rispondere così è la cosa migliore”.

Da atleta come vedi il Leao che ha anche tanti interessi fuori dal calcio? “Dipende dal soggetto, però può aiutare tanto. Stare sempre a pensare allo sport, che poi diventa un lavoro, è giusto staccare. È giusto avere delle passioni. Così come io mi diverto vedendo le partite del Milan, è un modo di essere spensierata e di staccare, per non stare sempre a pensare alla pedana e tutto quello che posso mettere in pratica. Aiuta avere altri interessi che ti fanno staccare”.

Sei molto giovane ma con una carriera sportiva già notevole per livello e percorso. Quando ti sei accorta che lo sport sarebbe stato la tua vita? “L’altro giorno ho fatto i conti, quest’anno sono venti anni. Non è facile rispondere, ma credo che è una cosa che sai da sempre. Come se fossi predisposto ad essere con questo tipo di mentalità. Ho avuto la fortuna di aver iniziato scherma guardando Montano vincere l’Olimpiade nel 2004, quindi sono stata subito catapultata in questo mondo e me lo sono sempre messa come sogno nel cassetto, in un angolino, nonostante pensassi sempre e comunque a divertirmi. Mi è venuto naturale, non ricordo un momento improvviso in cui mi sono detta di voler fare le Olimpiadi. Sotto sotto ho sempre avuto questa cosa, e man mano si è costruita. Inizi a fare le gare ufficiali ad 11, cominci a vedere come vai, come rispondi… Però è un percorso lungo, tanto lungo. Diciamo che la cosa principale che ti dà il via è riuscire ad entrare in un gruppo sportivo, che nel mio caso è l’Aeronautica Militare, che saluto (ride, ndr). Diciamo che ti dà la possibilità di continuare a fare sport a livello professionistico. Può arrivare magari il momento in cui hai la necessità di andare a pagarti delle gare, che sono costose, di fare viaggi intercontinentali… Quindi diciamo che quello è il primo passo per potersi mettere al 100% in quello che si sta facendo. Hai comunque la sicurezza di avere uno stipendio, di avere un lavoro ed è importantissima questa cosa”.

I tuoi idoli nella scherma? C’è posto anche per Valentina Vezzali? “Nì, nel senso che faccio la stessa arma di Aldo (Montano, ndr), mi sento molto più collegata a lui da questo punto di vista”.

Valentina Vezzali è interista, ora c’è bisogno di una medaglia alle Olimpiadi rossonera… “Eh mamma mia (ride, ndr). Speriamo, speriamo. Ma non diciamo niente”.

Come si prepara un’Olimpiade? “Più che l’Olimpiade in sé è difficile la qualifica, è veramente devastante. Ho fatto gli ultimi tre mesi che non ce la facevo più, ero veramente con i nervi a fior di pelle perché siamo partiti da una situazione molto difficile. Tra l’altra avevamo il Mondiale a Milano l’anno scorso che per alcune situazioni generali non è andato bene. Da lì ci siamo messi in una situazione difficilissima, per fortuna abbiamo fatto una scalata dura ma ce l’abbiamo fatta. L’Olimpiade si prepara come le altre gare, anche se in realtà non è proprio così. È normale che c’è quel qualcosa in più. Ho già fatto le Olimpiadi di Tokyo come riserva, a squadre, però l’ho vissuta un po’ meno bene. Vorrei godermela con entusiasmo. Entusiasmo che ho avuto anche l’altra volta ma adesso ho molto più consapevolezza. Questa è una seconda prima volta per me. Non voglio dire troppe cose, ma la sciabola femminile non ha mai preso medaglie alle Olimpiadi. Non diciamo altro (sorride, ndr)”.

Facciamo un gioco, c’è un giocatore del Milan che vedresti bene sulla pedana? “Bella domanda, mi coglie impreparata. Il nostro sport è strano, non abbiamo uno standard fisico. Ogni volta che siamo tutte insieme in squadra ci chiedono sempre se facciamo pallavolo. Difficile come domanda, ci penso. Reijnders? Lo vedrei come fiorettista, potrebbe. Anche tra armi cambia molto. Chi è più pacato fa spada, nella sciabola siamo invece veloci, dinamici, devi essere un po’ pazzerello per fare sciabola (ride, ndr)”.