Tognazzi: "Milan, troppi cambi negli ultimi anni, serve pazienza con i giovani. Favorevole al nuovo stadio"

Per commentare la questione del nuovo stadio e il momento negativo del Milan, la redazione di Milannews.it ha intervistato in esclusiva Gianmarco Tognazzi, noto regista e attore e grande tifoso milanista. Ecco le sue parole:
Partiamo dalla questione del nuovo stadio. Lei a favorevole o contrario?
"E' chiaro che se ci fosse la possibilità di ristrutturare San Siro e renderlo un impianto più moderno tutti opteremmo per questa soluzione. Ma dal momento che questa ipotesi è stata scartata, mi sembra impossibile continuare a stare a San Siro e quindi il nuovo stadio diventa l'unica soluzione, indipendentemente da quale progetto verrà scelto. Il problema, secondo me, è capire quali sono le reali intenzioni del Comune di Milan".
Sul futuro dell'attuale stadio di San Siro, invece, qual è la sua idea?
"E' un discorso molto complesso. Dipende molto dalla volontà del Comune di Milano. Non credo sia obbligatorio buttare giù San Siro, probabilmente significherebbe ridimensionare in parte i due progetti che sono stati presentati qualche settimana fa. San Siro è di proprietà del Comune, quindi è il Comune che deve decidere cosa fare dello stadio di San Siro. E' una situazione complessa perchè non si capisce bene qual è la volontà del Comune: un giorno è favorevole, un altro contrario, e intanto il tempo passa e questo va a discapito della città di Milano e delle due squadre".
Passando al campo, cosa pensa della crisi del Milan?
"Lo dico dai tempi di Giampaolo: il problema è che negli ultimi anni c'è stata una gestione schizofrenica con continui cambi, come se continuare a cambiare fosse la soluzione. I tifosi devono avere pazienza. Il progetto di Elliott credo sia chiaro, cioè una squadra fatta di giovani. Lo si è capito anche dalla decisione di Gattuso di dimettersi perchè lui voleva giocatori di esperienza, mentre il fondo americano voleva puntare solo sui giovani. Il progetto giovani ha bisogno di tempo e pazienza da parte di tutti. Non bisogna dare obiettivi immediati. I giovani peccano di esperienza quando bisogna gestire una partita, soprattutto negli ultimi minuti: penso ai due gol in sei minuti contro il Torino, penso al gol nel finale contro il Lecce o penso a come il Milan ha perso contro la Lazio. Senza solo questi punti persi, il Milan sarebbe a 18-19 punti e quindi non si parlerebbe di crisi".
Nemmeno il cambio di allenatore ha portato alla svolta tanto attesa...
"La crisi del Milan è legata ad una serie di costanti che c'erano con Giampaolo e ci saranno anche con Pioli. Tutti, a mio avviso, dovremmo avere più pazienza. E' un processo inevitabile, poi si potrà intervenire e cambiare la linea dettata da Elliott con l'acquisto di giocatori di esperienza a gennaio. Serve pazienza, bisogna andare avanti con il progetto fino a quando non avrai una squadra compatta che sappia sopperire certi limiti appunto con la sua compattezza. Non si può pretendere che Pioli riesca a fare tutto questo in quattro partite, serve tempo. A Montella erano stati comprati 11 giocatori e si pretendeva che il Milan giocasse bene già il giorno dopo. Ci vuole più tempo. Se continuiamo a lamentarci e a chiedere sempre dei cambiamenti, questa cosa porterà solo altra insicurezza. Ormai tutti dicono una cosa e poi giorno dopo dicono l'esatto contrario in base a una o due partite. Intorno al Milan, c'è un clima molto pesante, alcuni giovani, che hanno magari una personalità così spiccata, lo subiscono e questo crea ancora più insicurezza. Tutto questo disfattismo è deleterio e non porta a nulla. Non è un problema di un singolo, ma è un problema generale radicato ormai da troppe stagioni".
Ci sono diversi singoli che non stanno rendendo come tutti si aspetterebbero. Secondo lei come mai?
"Questa ansia di trovare la quadratura del cerchio il prima possibile genera grande incertezza in cui nessuno riesce a dare quello che potrebbe. Calabria è quello che si è visto nelle ultime partite? No, sappiamo che è un altro tipo di giocatore. Di Castillejo ne hanno parlato in tanti malissimo e poi tanta gente piangeva perchè domenica si era fatto male, come se avessimo scoperto di avere un grande talento. Prima Castillejo è una pippa, poi diventa indispensabile. Bennacer fa una grande partita e tutti sono contro Biglia, poi sbaglia mezza partita e allora tutti a dire che forse era meglio l'argentino. E' molto più deprimente il clima che si è creato intorno a questi ragazzi, piuttosto che le deludenti prestazioni della formazione rossonera".
Lei prima ha parlato di esperienza e in vista di gennaio il sogno dei tifosi è Ibrahimovic. Lei lo riprenderebbe?
"Ibra dovevamo prenderlo già a gennaio dell'anno scorso, ma su questo tema va fatta chiarezza: qui non è una questione di sogni o ipotesi, ma di volontà. I dirigenti devono rimettersi alle decisioni della proprietà. Se Maldini e Boban hanno scelto Giampaolo in estate, è perchè la proprietà ha detto loro che non potevano scegliere un allenatore di prima fascia come Conti, Sarri o Spalletti in quanto questo avrebbe comportato l'acquisto di giocatori di prima fascia che, per questioni di bilancio, il Milan non poteva comprare. Se Ibra lo hai già proposto un anno fa e ti hanno detto no, non penso che adesso Elliott ti dica di sì. E' chiaro che lo svedese sarebbe utilissimo, non solo in campo, ma anche fuori con i tanti giovani. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per gente come Abate e Zapata, ai quali non è stato rinnovato il contratto perchè la proprietà voleva puntare su un progetto basato sui giovani. E' la proprietà che decide la linea, non i dirigenti che eseguono le direttive di chi comanda. Io non dico di prendersela con Elliott, che non ha mai nascosto il suo progetto di giovani. Se per loro l'unico modo per rimettere a posto il bilancio, io non me la sento nemmeno di accusarli, così come non vanno accusati Maldini e Boban. Diamo il tempo ai giusti soggetti, non spariamo a caso su qualcuno come succede da anni. Questo non ha portato a nulla e non porterà a nulla. Serve avere un po' di maturità per capire la situazione in cui siamo. Quando il Milan di Berlusconi e Galliani prendeva i parametri zero, in molti dicevano che, senza poter prendere dei campioni, avrebbero preferito vedere in campo i giovani. Ora che si fa un progetto giovani, non va bene nemmeno quello. Serve pazienza e saper soffrire, anche se non siamo mai stati abituati visto che abbiamo visto sempre gli altri soffrire. Bisogna ritrovare la compattezza che c'era nel Milan qualche anno fa, questo non vuol dire che non si può criticare, ma bisogna farlo in maniera ragionata".

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