MN - Taveggia: "Al Marakana due giorni da film. Trovai l'arbitro Pauly in un locale notturno di Belgrado"

MN - Taveggia: "Al Marakana due giorni da film. Trovai l'arbitro Pauly in un locale notturno di Belgrado"
martedì 14 aprile 2020, 18:30Le Interviste
di Pietro Andrigo

Intervenuto ai microfoni di Milannews.it Paolo Taveggia, ex direttore organizzativo del Milan dal 1986 al 1993, ha parlato della celebre nebbia di Belgrado e della partita del giorno seguente, che rappresentò un crocevia fondamentale della storia di Sacchi e del club rossonero.

Un altro momento storico in quella stagione fu la vittoria ai rigori a Belgrado, dopo che la nebbia scesa sul Marakana di Belgrado aveva costretto a rinviare la partita al giorno successivo. Ce la racconti.

"E' un piccolo film. A San Siro avevamo pareggiato 1-1 e al ritorno dovevamo andare a giocare a Belgrado contro questi che erano dei fenomeni. Per giunta in uno stadio come il Marakana, dove prendevano posto anche gli ultras della Stella Rossa, all'epoca guidati da un certo Arkan (militare serbo a capo delle celebri 'Tigri di Arkan', che si resero protagonisti di numerosi crimini di guerra nella ex Jugoslavia, ndr). Partimmo da Milano portandoci dietro anche Gullit, ma l'olandese non era in grado di giocare, perchè alle prese con una simil pubalgia. La sera della nebbia credo che se noi avessimo giocato con le mani e loro con i piedi non avremmo vinto comunque, perchè era una di quelle sere in cui non funzionava nulla. Andammo negli spogliatoi sullo 0-0 all'intervallo e, nonostante la nebbia che stava scendendo sul campo, fino a quel momento la partita fu regolare. Il tempo di uscire dagli spogliatoi e non si vide più niente a 2 metri di distanza. Anche dalla panchina non si vedeva la partita. Dal boato dopo 5 minuti dall'inizio della ripresa, tuttavia, capimmo che la Stella Rossa era passata in vantaggio, con Savicevic. Ramaccioni (ex team manager del Milan, ndr) mi disse di far notare la non regolarità della situazione alla terna arbitrale, dato che sembrava che non si fossero accorti. Mi alzai e chiesi se riuscisse a vedere qualcosa al guardalinee, che di tutta risposta mi pregò di sedermi. Dato che, però, non mi vedeva nessuno grazie alla nebbia fittissima continuai a camminare seguendo l'assistente come un'ombra, rompendogli le scatole fino a quando, ad un certo punto, sentimmo tre fischi da parte di Pauly, l'arbitro della partita. Gara sospesa. Uscimmo dal campo con il fischietto che mi spiegava che si dovesse attendere 45 minuti in attesa di vedere se la nebbia si diradasse dal campo. Io inizialmente restai fuori dagli spogliatoi e cominciai a fumare come un pazzo per la tensione. Io facevo il tifo per la nebbia, probabilmente stavo fumando una sigaretta dietro l'altra anche per cercare di farla aumentare (ride, ndr). Rientrai negli spogliatoi per andare a bere qualcosa di caldo e vidi 4-5 nostri giocatori già sotto la doccia, con le maglie buttate per terra. I giocatori non avevano capito che la partita fosse sospesa e non rimandata. Fui costretto ad inventarmi una tipica scena all'italiana: bussai alla casetta che conteneva lo spogliatoio dell'arbitro e, cercando di parlare l'inglese più stentorio che potessi usare, gli chiesi nuovamente se la partita fosse sospesa o rinviata, ricevendo la stessa risposta di poco prima. A quel punto feci una sceneggiata disperato alla Alberto Sordi, dicendo a Pauly come la mia carriera fosse ormai rovinata, perchè i giocatori del Milan erano già sotto la doccia a causa del malinteso. Pauly aprì la finestrella della sua casetta, guardò fuori e mi disse: 'Si gioca domani alle 15'. Non ho mai detto a nessuno cosa fosse successo, ho raccontato questa scena a Ramaccioni solo 20 anni dopo. Andai negli spogliatoi e comunicai alla squadra l'orario del rinvio della gara. Tornammo in albergo e scattò il problema su come sistemare qualche centinaio di tifosi che non avevano i soldi per poter restare un'altra notte. Pagai io il pernottamente come Milan. Quindi ci fu una discussione lunga come la fame con il delegato UEFA, che mi comunicò che Ancelotti e Virdis non avrebbero potuto giocare l'indomani, perchè il primo era diffidato ed era stato ammonito e l'altro era stato espulso. A quel punto il problema era che avrebbe dovuto rendersi disponibile per giocare Gullit, che però pretese - più per una questione psicologica che altro - di avere a disposizione il proprio fisioterapista, Ted Troost. Così un aereo privato del gruppo Fininvest partì in tarda serata da Milano, per fare tappa ad Amsterdam a prendere Troost e portarlo a Belgrado. Gullit si allenò poi correndo nel corridoio dell'albergo ed entrò in campo al posto di Donadoni, che rischiò di morire durante la partita dopo uno scontro di gioco, con il dottor Monti che gli salvò la vita mentre Donadoni si stava soffocando con la propria lingua. Tornando alla sera prima della partita, verso la una di notte, visto che non riuscivo a prendere sonno, uscii con Guido Susini (ex capo ufficio stampa del Milan, ndr), dopo essermi fatto dire dal receptionist dell'albergo quale fosse il locale notturno più bello di Belgrado. Prendemmo il taxi e arrivammo in questo locale, in cui ero convinto che sarebbe arrivato di lì a poco l'arbitro. Dopo mezz'ora circa, infatti, arrivò una Mercedes bianca, da cui scesero Pauly, il guardalinee e qualche ragazza, accompagnati dai dirigenti della Stella Rossa. L'arbitro mi vide e ci scambiammo uno sguardo che significava 'so cosa stai facendo e tu sai che io ti ho visto', ma ovviamente non dissi nulla. Tornammo in albergo, in vista della partita del giorno seguente, in cui si ripartiva dal primo minuto e dallo 0-0".

Ha qualche aneddoto curioso di quella serata storica per tutti i tifosi milanisti?

"Per farla breve la partità terminò sul punteggio di 1-1 dopo i regolamentari, quindi si andò ai calci di rigore. E qui devo svelarvi un altro aneddoto curioso: il quarto rigore avrebbe dovuto tirarlo Cappellini, subentrato nei supplementari a Mannari, e così c'era scritto sulla lista consegnata all'arbitro. Sacchi aveva indicato come quarto rigorista il giovane 17enne, che però non aveva avuto il coraggio di dire che non se la sentisse. In realtà sul dischetto al quarto rigore si presentò Rijkaard, con il Milan avanti 3-4 come risultato complessivo con Pauly che incredibilmente non disse nulla: gol e passaggio del turno per noi, con quelli della Stella Rossa che non erano ovviamente a conoscenza di chi fossero i rigoristi designati. A fine partita mi avvicinai a Frankie (Rijkaard, ndr) e gli chiesi spiegazioni. Mi disse: 'All'inizio non volevo tirarlo, poi mi sono reso conto che se l'avesse sbagliato Cappellini sarebbe finita la sua carriera. Invece io sarei rimasto comunque Frank Rijkaard'. Fu davvero un'esperienza incredibile quella due giorni".