acmilan - OP-ED: la prima sfortunata trasferta

acmilan - OP-ED: la prima sfortunata trasferta
martedì 30 luglio 2019, 22:00News
di Fabio Anelli
fonte AcMilan.com

25 maggio 1993. Verso le 22.00 mi arriva una telefonata da un collega: "Ti interessa ancora un biglietto per domani sera"?
Era un mese che lo cercavo, ma non ero riuscito a trovarlo. Oltre ai pacchetti viaggio – che non mi potevo permettere - non c'era nulla a disposizione e avevo ormai perso le speranze. Attimi di silenzio, eccitazione e panico insieme. Come fare? Mia moglie mi guardava con aria mista tra curiosità e sospetto, mia figlia di sette mesi richiedeva le dovute attenzioni; come avvisare al lavoro? "Dammi dieci minuti e ti dico". Niente cellulari, mi attacco al servizio della SIP per cercare un numero di un'altra provincia e chiamo il mio superiore per chiedergli di poter saltare un giorno di lavoro, non prima di aver avvisato i miei due colleghi per supplicarli di sostituirmi il giorno successivo.

Confermo. Si parte alle sette del mattino e si raggiunge Monaco di Baviera. Giusto il tempo di fare un giro in città, di mangiare qualcosa al volo e poi si raggiunge l'Olympiastadion. Nonostante il primo abbonamento l’avessi fatto nel 1981, non avevo mai seguito la squadra in trasferta.
Ricordo ancora l'emozione quando la squadra entrò per il riscaldamento, lo spettacolo del pubblico che cantava le canzoni – alternativamente una italiana ed una francese - che l'organizzazione dell'evento aveva iniziato a trasmettere. Eravamo ai margini del settore a noi riservato, diviso solo dalla scalinata dai tifosi francesi, con i quali ci si scambiava battute e piccoli sfottò.
Poi la rete di Boli, proprio sotto i nostri occhi, la fine della partita e il volere restare fino alla fine della premiazione, gli abbracci con gli entusiasti tifosi francesi e lo scambio di sciarpe e bandiere.
Per riuscire a rientrare al lavoro costrinsi il mio collega a guidare tutta notte, per arrivare in tempo per una doccia e via, di nuovo in ufficio.
Nei successivi due anni, sono riuscito a vedere dal vivo anche le altre due finali, ma ciò che provai quella volta mi è rimasto nel cuore.

di Paolo Raimondi