Chiariello: "Battaglia tra il Nord affaristico-sportivo e il Napoli. I media vivono di un equilibrio economico che ruota attorno a Juve, Inter e Milan"

Chiariello: "Battaglia tra il Nord affaristico-sportivo e il Napoli. I media vivono di un equilibrio economico che ruota attorno a Juve, Inter e Milan"MilanNews.it
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Oggi alle 13:50News
di Redazione MilanNews

Umberto Chiariello, giornalista di fede napoletana, si è così espresso ai microfoni di CRC, radio partner della SSC Napoli, facendo un punto dulla Serie A: “Ovviamente Conte non parlerà, anche perché ormai le sue conferenze stampa sono diventate terreno di conflitto. Lui oggi incarna la battaglia politica che si sta svolgendo tra il Nord affaristico-sportivo e il Napoli, che rappresenta l’intruso. Ci sarebbe da scrivere un libro dedicato a De Laurentiis e al calcio Napoli: “L’intruso”. Bisogna chiarire bene questo concetto. Quando si parla di “poteri forti” o di discorsi generici, bisogna andare al cuore del problema.

La Juventus ha vinto nove scudetti consecutivi: è l’emblema di un sistema di potere calcistico incarnato, in primis, dalla federazione, che dovrebbe promuovere il calcio, aumentarne la diffusione e i tesserati, garantire la salute del movimento. È chiaro che una federazione tenda a ottimizzare e massimizzare l’interesse per il calcio, ma le vittorie troppo prolungate fanno male allo sport. Quando Giacomo Agostini dominava nella 500, o Eddy Merckx nel ciclismo, l’interesse calava. Così succede anche nel calcio: se la Juve vince nove campionati di fila, la competitività sparisce e lo spettacolo perde fascino. Per questo, quando il Napoli si affaccia alla lotta scudetto e vince ogni tanto, è visto con attenzione e anche con soddisfazione dai vertici calcistici, perché mantiene vivo l’interesse generale. Nella storia del calcio ci sono sempre state le “squadre simpatia”: il grande Torino del dopoguerra, il Cagliari di Riva, il Verona di Bagnoli, l’Atalanta, il Chievo, l’Avellino. Le favole fanno bene al sistema, e anche la vittoria del Napoli rientra in questa logica.

Il problema però nasce per la Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Il Giorno, Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX, La Stampa e Repubblica - ormai giornale di ispirazione nordica dopo l’acquisto da parte di Elkann. Tutti questi media, insieme a Sky, Dazn, Mediaset, Sportitalia e TeleLombardia, vivono di un equilibrio economico che ruota attorno a Juve, Inter e Milan.

Se il Napoli sovverte il centro del potere e vince tre scudetti in quattro anni, con una società forte e un allenatore importante come Conte, questo equilibrio si spezza. Questi media perdono soldi, perché non possono più aprire ogni giorno osannando le solite tre. E così si arriva al paradosso: pagine intere dedicate al Torino, che pure da anni naviga a metà classifica, per motivi editoriali e di proprietà. Sky e le altre piattaforme vivono grazie agli abbonamenti, e la maggior parte arriva dai tifosi di Juve, Inter e Milan. Napoli e Roma contribuiscono, ma in misura minore, perché il tifo napoletano è identitario e concentrato soprattutto in Campania, con una diffusione più limitata nel resto d’Italia. All’estero, invece, il Napoli ha molti sostenitori, grazie ai tanti emigrati napoletani nel mondo. Le sponsorizzazioni, gli abbonamenti, l’edicola: tutto si traduce in denaro. Ecco perché oggi il Napoli dà fastidio: non è più una meteora, è diventato una grande. Non una “grande storica”, ma una squadra competitiva e solida.

Non possiamo pretendere che il Napoli vinca sempre: quando la Juve non vince, ha fallito. Per noi, invece, essere competitivi è già motivo di orgoglio. Non dobbiamo vivere ogni mancato successo come una tragedia: l’importante è provarci, perché abbiamo società, squadra e ambizioni per farlo. L’idea che “il Napoli deve vincere” è una sciocchezza. Oggi è cambiato lo scenario: non siamo più i poveri che vincono ogni tanto con la benevolenza altrui. Ora, come Conte, siamo diventati antipatici.

E allora va bene così. Faccio l’elogio dell’antipatia. Adoro Conte perché è antipatico - forse anche perché io stesso lo sono. Mi ci riconosco e spero che restiamo antipatici: io, il mio Napoli e Antonio Conte. Significa che stiamo dando fastidio. E questo, in fondo, è un buon segno”.