Ganz: "Berlusconi profetizzò lo Scudetto del '99. Quando Bierhoff si rifiutò di tirare un rigore..."

Ganz: "Berlusconi profetizzò lo Scudetto del '99. Quando Bierhoff si rifiutò di tirare un rigore..."MilanNews.it
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 5 maggio 2020, 18:36News
di Thomas Rolfi

Maurizio Ganz, ex giocatore del Milan ed attuale allenatore della prima squadra femminile rossonera, ha parlato del proprio presente e del proprio passato nel Diavolo in occasione di una diretta Instagram insieme a Mauro Suma.

Sull'esultanza in panchina al gol del 2-2 di Vitale contro la Juventus: "Lì sono scoppiato, forse ho esagerato. Però quando sono in campo, nel rispetto della squadra e dello staff avversario, sono me stesso. Mi sono dispiaciute le critiche che ho letto dai tifosi juventini sui social. L'ho fatto perchè aveva segnato la mia squadra, non perchè avevamo segnato contro dei rivali storici. Negli ultimi due anni la Juve ha vinto due campionati e due Coppe Italia. Era la prima volta che incontravo la Juve e quando Vitale ha segnato, sono esploso. Spero di farlo ancora di più nelle prossime partite che giocheremo in campionato".

Sullo Stadio Breda di Sesto San Giovanni: "Ho un aneddoto importante che voglio raccontarti, a proposito dello stadio Breda. Giocai con la maglia blucerchiata un Milan-Sampdoria Primavera e quel giorno lì vincemmo 1-2 con un pallonetto mio da circa 25 metri e con un calcio di rigore procurato da me. Nel Milan c'erano giocatori del calibro di Maldini, Costacurta e Simone. E' stato un segno del destino ritrovarmi al Breda e esultare con le ragazze in quello stadio".

Sui gol segnati contro il Milan: "Ho sempre avuto delle grandi chance e ho spesso fatto gol con tutte le maglie con cui ho giocato quando incontravo i rossoneri. Nel 2000-2001 ero in prestito dal Milan all'Atalanta e segnai in rovesciata senza esultare. Ero contento perchè feci arrabbiare Sebastiano Rossi e lui, come sempre, diede la colpa ai difensori perchè non mi avevano marcato (sorride, ndr)".

Sull'approdo al Milan: "Fu una scelta difficile andare dall'Inter al Milan, ma anche di grande personalità. La prima stagione fu un'annata difficilissima, feci 4-5 gol però la sensazione era che il Milan fosse arrivato al capolinea in quell'anno. L'unica cosa che salvò parzialmente la stagione, fu il derby di Coppa Italia, in cui vincemmo 5-0. Non sono ancora riuscito a digerire la sconfitta in finale di Coppa Italia, dopo aver vinto 1-0 in casa e dopo essere andati in vantaggio anche a Roma. Poi ci fu un blackout di un quarto d'ora in cui prendemmo tre gol e rovinammo tutto. Un'altra partita che non ho ancora digerito è la Supercoppa Italiana persa con il Parma a San Siro 1-2".

Sul 3-4-3 di Zaccheroni: "L'unico a giocare nella propria posizione era Bierhoff, perchè nè Boban, nè Weah, nè Leonardo erano esterni. Facevamo fatica, non era nelle nostre caratteristiche. Quando ci chiedevano i giornalisti sulla posizione, rispondevamo ciò che dovevamo rispondere. Per vincere il campionato, infatti, passammo al 3-4-1-2 e quindi avemmo un po' ragione anche noi".

Sul rapporto con Berlusconi: "Ho avuto un buon rapporto. Mi ricordo che dopo il gol del 3-2 alla Sampdoria mi guardò in faccia e mi disse: 'Si ricordi che questo sarà il gol che ci porterà a vincere lo Scudetto'. E, come dice Galliani, quello resta lo Scudetto più bello della storia del Milan, perchè venne giù dal cielo, totalmente inaspettato. La Lazio ebbe in mano lo Scudetto sempre, poi con le due sconfitte con la Roma e con la Juventus si complicò il cammino. Noi vincemmo 7 partite consecutive, ma la gara più importante fu lo 0-2 a Torino contro la Juve. Nell'esultanza al gol di Weah, corremmo anche noi dietro a Giorgione e a Boban che erano mano nella mano. Con Zac ho avuto un'annata difficile, però io la pensavo da giocatore. Ora, pensando da allenatore, credo che alcune scelte le avrei fatte anche io".

Sul gol al Parma: "Il gol con il Parma me lo ricorderò tutta la mia vita, perchè fu lunghissimo e ricordo ancora il boato di tutto lo stadio. Nel primo tempo perdevamo 0-1 con cross di Balbo sbagliato. Nello spogliatoio Zac mi disse: 'Scaldati subito, perchè entri'. Fece uscire dal campo inaspettamente Bierhoff e fu la scelta giusta. Sul gol del 2-1 sbagliai lo stop e mi allungai il pallone, saltando Buffon e Cannavaro non intervenne per evitare il calcio di rigore. Quel gol lì me lo ricorderò tutta la vita, ancor più di quello con la Sampdoria".

Su Milan-Bari: "Partii per l'ennesima volta in panchina. Io volevo giocare anche al posto di Ronaldo il fenomeno, poi lo so anche io che lui come tanti altri è giusto che giocassero al posto mio. In quel Milan-Bari stavamo perdendo 1-2 e il mister decise di mettermi dentro, con il pubblico che rumoreggiava con noi. Bierhoff, su un lancio dalla tre quarti colpì la palla di testa e si procurò un rigore per tocco di mano del difensore. Oliver non lo voleva tirare e gli altri rigoristi non erano in campo. Vidi che Billy stava prendendo la palla e pensai 'E' la mia occasione', ma non per egoismo. Prendevo sempre rincorse lunghe e in quell'occasione sentii il pubblico che rumoreggiava, perchè probabilmente voleva altri giocatori. Spiazzai il portiere e segnai il 2-2, poi realizzai anche il gol del 3-2, ma l'arbitro lo annullò per un fuorigioco di pochi centimentri".

Sulla mentalità di Leao: "La testa ti fa fare delle grandissime cose. Ho sempre dato il 100% con tutte le maglie che ho indossato e credevo nel mio gol e in quello della squadra dal 1° al 95°. Io esageravo, poi magari mi scontravo con gli allenatori. Penso di avere litigato con 33 allenatori su 34, solo perchè Guidolin fu mandato via dopo 2-3 mesi. Era la mia grande forza da giocatore. Credo che Leao debba avere il sorriso e il fuoco dentro. Leao ha troppo talento, gli serve il fuoco dentro di Inzaghi".

Sull'importanza della forza mentale: "Sono arrivato al Milan in un momento della mia carriera in cui non dico che ero alla fine, però non ero al mio massimo. Se fossi arrivato prima, avrei sicuramente fatto di più. Non mi sono mai goduto il percorso da calciatore, perchè già alla domenica sera pensavo alla partita del weekend successivo. E da allenatore è la stessa cosa. Poi, chiaramente, la forza mentale non basta se non hai talento".

Su com'è cambiato il mondo da allenatore rispetto alla carriera da calciatore: "E' un modo di vedere il calcio diverso. E' un rapporto sincero e sereno, non c'è bisogno di caricarle. Si può anche perdere, ma so benissimo che le ragazze daranno sempre il 100% della loro possibilità. Dico sempre a loro che abbiamo una grande chance: 'Siamo al Milan, è la società che ha vinto di più nel mondo, però nel femminile non abbiamo vinto ancora nulla e abbiamo la chance di rimanere nella storia di questo club glorioso'. E poi cercare di andare a battere la Fiorentina, la Juventus e la Roma è un bello stimolo. Anche l'Inter arriverà, ne sono convinto".

Sul sogno: "Il mio sogno è vincere nuovamente lo Scudetto con il Milan, ma stavolta da allenatore".

Se scoccherà una scintilla per la prima squadra maschile nella prossima stagione: "Dobbiamo essere fiduciosi, anche se sono già tanti anni che le cose non vanno mai come eravamo abituati. Bisogna stare vicino alla squadra e a questi colori. Non è un momento facile, ma credo che qualcosa cambierà, perchè è nel DNA Milan e deve diventarlo anche in quello della società".