Garanzini su La Stampa: "San Siro diventi la casa degli azzurri"

Sulle colonne de La Stampa, Gigi Garanzini ha parlato così del futuro di San Siro: "Tra minacce di abbattimento e propositi di riconversione il futuro di San Siro è nel limbo. San Siro. La Scala del calcio, la cattedrale del football, il tempio del pallone. Inter e Milan hanno deciso di andarsene altrove a celebrare le loro messe cantate? Amen. Gli uomini di buona volontà, e di lunga memoria, faranno il possibile e l’impossibile per mantenere in vita un monumento nazionale: e troveranno prima o poi un’altra destinazione d’uso. Eccone qua una. San Siro diventa la casa delle Nazionali. Di calcio, innanzitutto. Maschili e ovviamente femminili. Ma anche di rugby. E di altri sport di squadra, basket e volley, in caso di eventi di particolare richiamo, europeo e a maggior ragione mondiale. Lo stadio d’Italia, come a Saint Denis lo Stade de France.
Lo stadio azzurro, in cui la nuova maglia verde per quanto bella sarebbe tassativamente vietata. Controindicazioni? Una innanzitutto. Parigi è la capitale, Milano no. O meglio lo è da tanti punti di vista, a maggior ragione in questi tempi avventurati in cui il suo grafico è tornato a tirare all’insù mentre quello romano va tristemente all’ingiù. Ma qui non si tratta di quantificare le buche che occorre scansare per arrivare a San Siro piuttosto che all’Olimpico: e nemmeno, all’opposto, di paragonare il fascino della collina di Monte Mario ad una piatta semiperiferia milanese. Si parla del teatro, della sua fruibilità. Di come lo spettatore sul peggior seggiolino di San Siro si ritrova dentro lo spettacolo rispetto al miglior seggiolino dell’Olimpico, con la pista che non finisce mai e in più quello che il grande Sandro Ciotti chiamava il campo per destinazione. Perdonami Sandro, romano de Roma e pure nipote di Trilussa. L’idea non è nemmeno mia, me l’ha data Alberto, patron di un locale di Monforte d’Alba in cui si ragiona di football dalla mattina alla sera. Da qui quasi mille anni fa, era il 1028, partì l’eresia dei Catari. Anche questa, nel suo genere, non è male".

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