Incassare, colpire e mandare al tappeto: il Milan così ha superato la Fiorentina

Settimana difficile, molto difficile quella che portava al match contro la Fiorentina di Domenica, nella quale i ragazzi di Stefano Pioli hanno dovuto assorbire, in rapida successione, una sconfitta pesante che ha rilanciato le ambizioni europee del Napoli, e l’addio immeritato all’Europa League firmato Paul Pogba nel ritorno di San Siro contro il Manchester United. Ma il Milan è questo qui: quando le difficoltà aumentano e gli ostacoli sembrano insormontabili, reagisce, si rialza prima del termine del conteggio e sfugge nuovamente al k.o definitivo, portandosi a casa 3 punti importanti per tenere a distanza di sicurezza le inseguitrici al piazzamento Champions, grazie alla rimonta contro una Fiorentina apparsa in una condizione psicofisica invidiabile, che per lunghi tratti del match ha messo in difficoltà i rossoneri.
15 SU 15: È ANCORA IL MILAN DI ZLATAN
Ci mette soltanto 9’ Zlatan Ibrahimovic, finalmente tornato in campo dal primo minuto, a prendere la squadra per mano e provarla a tirarla via dal momento negativo: Kjaer si trasforma in assistman e con un destro vellutato imbuca per il campione svedese, che tramite un movimento che poche prime punte al mondo sono in grado di fare, apprezzato pienamente soltanto grazie ad un paio di replay successivi, rimbalza su Pezzella e trae in inganno l’intera linea difensiva avversaria eludendo il tentativo di fuorigioco e imbuca facendo sbattere il pallone sul terreno, imprendibile per Dragowski. Zlatan fa 15 su 15 in campionato, bottino invidiabile soprattutto se pensiamo a quanto tempo è stato costretto a svolgere il ruolo (per altro totalmente nelle sue corde) di mental coach della squadra, che lui stesso ha definito un po' come i suoi figli, incitandoli dagli spalti o negli spogliatoi, come un vero leader a 360° dovrebbe fare. Acciacchi fisici (e probabilmente fisiologici) a parte, resta la rete, il palo, e la traversa sul pallonetto che avrebbe potuto arricchire il bottino personale, ma soprattutto resta l’ennesimo record: Zlatan Ibrahimovic è ufficialmente il giocatore della sua età con più gol realizzati in campionato. Benjamin Button, come ama definirsi, sta continuando a mostrare in campo (come benevolmente detto in una frecciatina a Maldini) e fuori il suo ruolo da trascinatore assoluto, e nonostante abbiamo tutti imparato a conoscere bene la politica “green” di Elliot dell’acquistare e valorizzare, per questo ragazzone di Malmö che il prossimo Ottobre soffierà sulle candeline col 4 e lo 0, si può e si deve fare un’eccezione.
TOMORI E KJAER SI, DIFESA NI
In una giornata in cui un centrale di difesa porta a casa l’ennesima prestazione convincente, e l’altro mette a referto anche 2 assist importanti, sembrerebbe assurdo mettere la difesa sul banco degli imputati. Tuttavia non è di singoli che si parla, ma di fase difensiva in sé, apparsa troppo distratta e poco allineata per lunghi tratti della partita, difatti Tomori ha avuto l’occasione per esaltarsi più volte negli uno contro uno contro Vlahovic, cliente complicato (tra l’altro osservato attentamente da Ricky Massara e Paolo Maldini). Non è un caso che il Milan abbia sofferto così tanto fino al pareggio di Brahim Diaz sugli sviluppi di un calcio d’angolo, che grazie alla spizzata di Kjaer si ritrova con un pallone facile facile da mettere in rete; sorvolando sull’onnipresente Kessie, che ormai riesce a far notizia solo quando sbaglia qualcosina, Tonali è apparso ancora indeciso: sembrerebbe che non abbia ancora completato il praticantato con i meccanismi ben oliati della macchina di Pioli; mentre in fase d’impostazione svolge il compitino, in fase d’interdizione dovrebbe fare qualcosa in più. Nell’azione del vantaggio di Ribery, su Assist di Vlahovic che vede il francese libero in posizione più arretrata rispetto a tutti nell’area di rigore rossonera, non riesce a disturbare minimamente la sua conclusione. Discorso simile per Dalot, che convince poco nella spinta offensiva e nella copertura difensiva (causa la punizione su cui Pulgar segna, 17’), e per Theo Hernandez che sì, sa spezzare le partite con le sue cavalcate palla al piede, ma sbaglia qualche scarico di troppo rischiando di mettere in serie difficoltà la squadra esposta ai contropiedi. Il Milan ricomincia a dare respiro alla manovra con consapevolezza e sicurezza col rientro in campo di Bennacer, apparso finalmente in fase di crescita in termini di condizione fisica e prestazione: il solito numero importante di palloni recuperati e la solita tranquillità nello smistare a destra e sinistra la palla senza soffrire più di tanto il pressing del centrocampo della Fiorentina, permettono al Milan di ragionare palla al piede e fare girare a vuoto la pressione viola che anche per i ritmi intensi con cui è stata portata, è rallentata sensibilmente nella parte finale del match.
UN GOL DA RINNOVO: NON SI PUO’ RINUNCIARE AD HAKAN
Ci auguriamo che ormai si tratti di una formalità e di dettagli da limare, ma resta il fatto che il rinnovo di Hakan Calhanoglu è imprescindibile per le ambizioni presenti e future di questo club. Quando arriva a Firenze sa sempre come accendersi, segna un gol dall’importanza incalcolabile al 72’: recupero palla di Tomori sull’aggressione alta a centrocampo che appoggia rapidamente per Kessie che vede il movimento del Turco e lo serve e con un colpo da biliardo, infila all’angolino la rete che vale i 3 punti.
Indipendentemente dal gol in sé e del suo valore, Calhanoglu resta il faro che illumina la manovra offensiva della squadra di Stefano Pioli, e nonostante il suo recente stato di forma derivante dagli infortuni abbia lasciato a desiderare, resta probabilmente l’unico calciatore in rosa ad avere nel suo arco i passaggi decisivi e la qualità nella fase finale delle azioni. Il turco è un rifinitore per eccellenza che si presta anche ai recuperi difensivi, dimostrandosi sempre generoso anche nella fase di riconquista del pallone, e in più è uno specialista nei calci piazzati. Tutto questo Maldini e Massara lo sanno bene, e mantengono fitti i dialoghi con il suo agente Gordon Stipic, con l’auspicio di confermare al più presto uno dei pilastri su cui reggere il Milan del futuro.
PRIMA LA SOSTA, POI L’ULTIMO SFORZO
Mancano le ultime 10 partite, ancora 30 punti in ballo che potrebbero cambiare tutto, ma dal ritorno dalla sosta, Stefano Pioli potrebbe (nazionali permettendo) recuperare qualche elemento in più, ritrovarsi con qualche calciatore con un numero maggiore di minuti nelle gambe accumulati in nazionale, e le energie necessarie per la volata Champions, più che mai necessaria per progettare il futuro su basi più solide.
E se poi davanti dovessero fermarsi…l’imperativo resta farsi trovare pronti.
Fabio Montesanti

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