Dal pendolino al TAV franco spagnolo: Theo Hernandez si è preso il Milan

Dal pendolino al TAV franco spagnolo: Theo Hernandez si è preso il MilanMilanNews.it
© foto di DANIELE MASCOLO
mercoledì 16 dicembre 2020, 13:00Primo Piano
di Redazione MilanNews

Durante la partita contro il Parma, i rossoneri si sono trovati in difficoltà, sotto di due gol ad inizio secondo tempo. Con l’assenza di Ibra e la sfortuna di Hakan Calhanoglu, è stata una freccia con la maglia numero 19 a caricarsi la squadra sulle spalle, acciuffando per i capelli un insperato, ma meritatissimo pareggio nel finale. Si chiama Theo Bernard François Hernández, solo “Theo” per gli amici. Di mestiere farebbe il terzino, ma con il vizio del gol. Come ricordato in telecronaca da Daniele Adani durante Sparta Praga-Milan, l’esterno basso è il ruolo che più è cambiato nel corso degli ultimi anni e Theo è la figura perfetta del terzino moderno. Il treno francese si è preso il Diavolo, senza sentire alcuna pressione pur giocando in una posizione che richiede grandi responsabilità, vista l’importanza dei suoi predecessori rossoneri.

IL PENDOLINO CAFU - Era l’estate 2003. Il Milan, allora allenato da Carlo Ancelotti, viveva uno straordinario momento di forma, fresco della vittoria in Champions League conquistata battendo in finale la Juventus. Una formazione stellare, che però aveva il suo tallone d’Achille: la fascia destra. Nella rosa rossonera infatti mancava un terzino destro di ruolo e il tecnico emiliano era costretto ad adattare in quella posizione Costacurta o Simic. Arrivò allora, in suo aiuto, un ragazzo di nome Marcos Evangelista de Moraes, direttamente dall’America latina. Verrà ricordato come “Cafu”. Il brasiliano era un giocatore maturo al suo approdo in via Aldo Rossi, già Campione del Mondo con la Seleçao e d’Italia con la Roma, ma non fu accolto con gli onori necessari. Gli davano del “vecchio”, a 33 anni. Il “Pendolino” non si fece condizionare e si impose da subito in squadra. Qualità, tecnica e tanta gamba, a spazzare via le critiche. Cafu ampliò ancora la sua bacheca personale, con una Champions League, una Coppa Intercontinentale e il secondo Mondiale. Il popolo rossonero ha imparato ad amarlo, oltre che per le prestazioni, anche per il sorriso fisso stampato sul volto, a trasmettere solo sensazioni positive. Ed è rimasto un ragazzo solare anche quando, nell’ultimo periodo, la vita gli ha voltato le spalle, vista la tragica scomparsa del figlio allora trentenne. Ma non è facile fermare la corsa del “Pendolino”, che recentemente è stato inserito da France Football nel migliore 11 della Storia. Non poteva essere altrimenti.

IL VUOTO LASCIATO DAL NUMERO 3 - Nel citare i grandi terzini della Storia del Milan, non si può fare a meno di parlare di Paolo Maldini, compagno di squadra di Cafu al Diavolo e nel “Dream Team” confezionato dalla rivista francese che assegna il Pallone d’Oro. Le parole per descrivere l’attuale d.t. rossonero non sono mai sufficienti: 25 anni di convivenza , 901 presenze e 26 trofei. Senza contare le emozioni, incommensurabili. L’unica macchia rimane l’addio al calcio giocato: troppo freddo il saluto finale, figlio di un rapporto con i tifosi logorato dalla finale di Liverpool del 2005. Da quando Paolo non gioca più, le fasce di San Siro sembrano vuote, orfane di un padrone: in tanti anni, nessuno è riuscito nemmeno lontanamente a glorificare quel ruolo come Paolo, con l’unico terzino degno di nota che rimane Ignazio Abate, molto lontano però dai suoi colleghi citati in precedenza. Dopo un lungo periodo difficile e colmo di delusioni, negli ultimi anni il Milan ha ritrovato la fiducia e i risultati. E lo stesso Maldini si è occupato di portare a Milano un terzino degno di indossare la casacca rossonera. Paragonarlo al numero 3 è troppo, ma possiamo affermare che rispetto agli anni passati il salto di qualità è stato importante.

IL PRESCELTO DI MALDINI: THEO HERNANDEZ - Se vieni scelto da Paolo Maldini e giochi terzino, vuol dire che hai talento. E il d.t. rossonero è andato fino ad Ibiza per convincere Theo Hernandez a firmare per il Milan. Colpo di mercato da maestro: il numero 19 ha stregato tutti da subito, chiudendo la sua prima stagione italiana con 7 gol e 5 assist. Il signor Florentino Perez e tutta la Casa Blanca si staranno rammaricando per esserselo lasciato sfuggire per appena 20 milioni, valore che oggi è almeno raddoppiato. Ma ciò che fa innamorare i tifosi sono le sue tipiche cavalcate nei minuti finali: la leggenda dice che l’erba di San Siro bruci sotto i suoi piedi. E la nuova stagione è iniziata al meglio per il Treno Alta Velocità franco-spagnolo, forse più rojo che bleu considerando gli screzi con Didier Deschamps, c.t. della selezione transalpina. E anche le parole, seppure scherzose, di Bennacer fanno riflettere: "Insegno a Theo il francese perché lui non lo sa parlare". Ma con il club rossonero la musica è diversa: piena sintonia con Pioli e lo staff, sta crescendo in maniera esponenziale anche in fase difensiva. E la strategia di Maldini è chiara: “Andrei a prendere un giocatore che è forte nell'uno contro uno, poi gli insegni a stare bene nel reparto”. Mercoledì a Marassi il TAV rossonero proverà a bissare la stratosferica prestazione fornita con il Parma. Ritroverà il Genoa, contro cui l’anno scorso ha segnato il primo gol italiano. “Corri ragazzo vai e non fermarti mai”.

Giovanni Picchi