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Beloufa: "Il Milan per un calciatore rimarrà sempre un punto d’arrivo, mai di passaggio. De Ketelaere uno dei più forti"

ESCLUSIVA MN - Beloufa: "Il Milan per un calciatore rimarrà sempre un punto d’arrivo, mai di passaggio. De Ketelaere uno dei più forti"MilanNews.it
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giovedì 18 agosto 2022, 17:00ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews
fonte di Alessandro Schiavone

Samir Beloufa, ex difensore e promessa del calcio francese che l’ex AD  rossonero Adriano Galliani portò al Milan dal AS Cannes nell’inverno del 1997, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di MilanNews.it per parlare del nuovo acquisti rossoneri Charles De Ketealere, Yacine Adli, e tanto altro. Queste le sue dichiarazioni.

Samir, lei oggi vive in Belgio dove ha anche giocato durante la sua carriera dopo aver lasciato il Milan nel 2000. Cosa pensa del nuovo acquisto rossonero Charles De Ketelaere che esordì in prima squadra nel novembre del 2019 quando lei faceva il vice di Ivan Leko dell’Anversa?

“Charles negli ultimi anni è stato senza ombra di dubbio uno dei giovani più bravi qui in Belgio. Magari non è un fuoriclasse ma ci si accorge subito che è un ragazzo con tanta qualità. Il Milan ha preso veramente un buon giocatore".

Cosa ti colpisce maggiormente di Charles? Lei ha giocato con Dejan Savicevic nella stagione 1997/1998. E anche il fuoriclasse montenegrino era mancino. Vedi punti in comune tra i due?

“Di De Ketelaere mi colpiscono soprattutto tecnica sopraffina e visione. Quest’anno l’ho visto giocare poco ma sono sicuro che piacerà ai milanisti. Poi certo, a livello individuale dovrà lavorare e crescere ancora tanto. Ma ha tutto per diventare un giocatore importante per il Milan. Se vedo punti in comune tra Dejan e Charles? Domanda difficile. Ma per le loro carriere, non sarebbe giusto paragonare De Ketelaere ad un giocatore come Savicevic".

Che tipo di impatto ha avuto il nuovo trequartista rossonero sugli ultimi tre campionati vinti dal Bruges?

“Bisogna tenere in mente che lui non giocava tutte le partite. A volte partiva titolare, altre entrava a partita in corso. Il Bruges negli ultimi tre anni si è sempre laureato campione e per un giovane come lui entrare e far parte di una squadra che girava alla grande è stato un bel traguardo perché un conto è giocare in una squadra che lotta per non retrocedere come il Mouscron e dove avrebbe dovuto prendere in mano la squadra e fare tutto da solo. Un altro è farlo nel Bruges dove lui è riuscito a portare la sua tecnica, la sua finesse ad una squadra già ben collaudata".

Questo significa che ha talento da vendere ed e decisivo.

“Di sicuro ha tanta qualità. Adesso però resta da capire come si adatterà al Milan.”

Sabato scorso contro l’Udinese è entrato in campo al 71° minuto. Davanti a 70,000 tifosi che lo osannavano ha mostrato sangue freddo e colpi di classe. Sembra che il belga non senta la pressione…

“Esatto. Ma come tutti sappiamo, il calcio è cambiato. Rispetto ai miei tempi, non esiste più la pressione per un calciatore giovane, come ha dimostrato Charles sabato. Oggi alla sua età è normale essere in prima squadra se sei bravo. Ai miei tempi, vent’anni fa, quando uno giocava in prima squadra a 17-18 anni era una sorpresa. Oggi no, oggi è normale. Poi Charles non conosce la pressione perché è consapevole delle sue qualità. Ha già giocato in Champions League e vinto tre campionati qui in Belgio. Charles ha una grande forza interiore.”

Per Charles, Milan e Serie A sono un trampolino di lancio verso la Premier League un giorno? O secondo lei indossare la gloriosa maglia rossonera è già un punto d’arrivo per il ragazzo?

“Se lui riesce a fare il titolare nel Milan non vedo perché non voglia rimanere in questa squadra per tanti anni. Il Milan è il Milan, un club fantastico e tra i più potenti del mondo. Vincendo lo Scudetto ha poi riacquisito ancora più fascino. Ora diano continuità al progetto, che e la cosa più importante. Forse per lui il Milan sarà una tappa di transizione, non saprei. Ma di sicuro se riesce a rimanere in questo club un paio d’anni avrà già fatto un grande passo in avanti nella sua carriera. Altro che tappa di passaggio verso la Premier League, il Milan è il Milan".

Lei passò dal AS Cannes Milan all’età di 18 anni nel 1997, Pierre Kalulu ne aveva un paio in più quando fu acquistato dalle giovanili del Lione due anni fa. Voi due avete punti in comune come il luogo di nascita e la posizione in campo. Anche se lui poi si è imposto, diventando titolare mentre Fabio Capello la scartò quasi subito. Cosa pensa del gioiellino rossonero?

“Ad essere sincero, Kalulu l’ho visto giocare poco quindi non posso giudicarlo".

E il connazionale algerino Yacine Adli?

“L’ho visto giocare nel Bordeaux. È molto bravo".

C’è però il rischio che almeno all’inizio il campo lo veda poco. A centrocampo è chiuso da Bennacer e Tonali mentre per una maglia da titolare sulla trequarti dovrà vedersela con Brahim Diaz e De Ketelaere appunto. Senza dimenticare Rade Krunic che in quella posizione ha fatto molto bene nel finale della passata stagione… 

“Sarà sicuramente difficile per Adli scalare le gerarchie perché il Milan ha una rosa profonda. Ma considerando l’ottima stagione che ha fatto al Bordeaux, dove ha giocato sempre, non ci sono dubbi che abbia talento e si ritaglierà il suo spazio. Poi il gruppo di Pioli sarà impiegato in Serie A, Champions League e Coppa Italia. E Adli troverà modo di giocare per far vedere le sue ottime qualità individuali".

Meglio da mezzala, trequartista o mediano?

“Lui al Bordeaux era un numero otto, una mezzala. Ed è proprio in quella posizione che ha dimostrato di essere forte. E quando gli verrà concessa un’opportunità sono sicuro che il mio connazionale farà vedere le sue qualità anche al Milan".

Secondo lei, Ismael Bennacer negli ultimi anni ha davvero fatto il salto di qualità o si e un po' fermato nella sua crescita?

“Assolutamente no, per me non si è fermato. Io lo seguivo quando giocava in Francia e con l’Algeria. E lui tre anni fa fece una Coppa d’Africa incredibile. Ha lavorato tanto per raggiungere questi livelli, ora però è vero deve dare continuità a quello che ha fatto".

Tre gol in 84 partite di Serie A con il Milan sono però pochini. Non crede?

“Concordo che Ismael sicuramente potrebbe segnare di più. La fiducia viene segnando ma per farlo ogni tanto dovrebbe sganciarsi di più in avanti. Dovrebbe tentare di più la giocata individuale e andare in porta e non limitarsi ai passaggi. Solo così potrà segnare più gol. Ma tecnicamente non si discute, è impressionante, sa smarcarsi ed inserirsi. E quando gira lui, gira tutto il Milan. Negli ultimi anni è maturato molto. E non dimentichiamo che Bennacer ha avuto più di una volta l’opportunità di andarsene…”.

Secondo la stampa inglese lo voleva il Manchester United.

“Lo volevano Manchester United e PSG ma lui ha preferito rimanere al Milan. Questo dovrà pure significare qualcosa. È la dimostrazione che il Milan per un giocatore rimane sempre il Milan".

Il Milan come storia, blasone e fascino e ancora una delle destinazioni TOP in Europa?

“Soprattutto dopo aver rivinto il campionato per la prima volta in 11 anni. Il Milan rispetto al passato poi adesso punta sui giovani".

Lei ha indossato la maglia del Milan dal 1997 al 1999 ma all’epoca era chiuso da mostri sacri come Costacurta, Maldini e altri. Quel Milan, allenato da Fabio Capello, puntava pochissimo sui giovani e lei fece solamente quattro partite. Non pensa che nel Milan attuale si sarebbe ritagliato un ruolo più importante, essendoci più pazienza nel valorizzare ed aspettare i giovani? Tonali e Leao all’inizio hanno fatto fatica, eppure oggi sono leader del Milan di Pioli…

“Più pazienza, sì può darsi. Però il calcio di oggi è completamente diverso. Ai miei tempi c’era un’altra mentalità, ogni campionato aveva le sue specialità e caratteristiche. Allora, guardando le partite della Serie A senza saperlo si notava subito che si trattava una partita del campionato italiano che si distingueva per la sua tattica e il modo di difendersi. Era il miglior campionato al mondo e tatticamente era più difficile fare gol da voi. Mentre le squadre della Primera Division spagnola, essendo un campionato molto più tecnico che tattico avevano un altro modo di giocare con uno o due tocchi ad esempio. Il campionato inglese invece era sinonimo di palla lunga e fisicità. La Ligue 1 francese era un mix tra forza e tecnica. Oggi le squadre amano copiarsi e questo fa si che tutti i campionati poi si somigliano di conseguenza. Magari è anche normale, perché il calcio evolve. Ad esempio oggi tutti amano costruire dal basso…”.

Come vede il Milan di oggi?

“Il Milan è sempre il Milan. E adesso che hanno vinto il campionato dovranno ripetersi e finire di nuove tra le prime. Aver vinto lo Scudetto nonostante l’Inter fosse senza dubbio la favorita per il titolo dimostra che Paolo Maldini e la società hanno lavorato benissimo".

Torniamo indietro nel tempo. Nel 1997 se lo sarebbe aspettato di vedere Paolo Maldini nel ruolo di dirigente? O piuttosto a fare l’allenatore?

“Adesso è facile parlare perché è diventato direttore sportivo. Però lui già nel 1997 aveva la stoffa del dirigente. Non so poi se avesse potuto fare l’allenatore…".

Si ricorda ancora di lei?

“Non lo so ma non credo (ride, ndr). Ma io non l’ho dimenticato".

Vincere la Champions League per il Milan è possibile?

“Mai dire mai e non voglio dire che sia impossibile ma è molto, molto difficile. Il Milan ha già fatto un bel passo in avanti vincendo il campionato. Ma in Champions League ci sono corazzate come Manchester City e Liverpool. Quest’anno per il Milan sarà l’anno della conferma e rivincere lo Scudetto e sicuramente alla portata dei ragazzi di Pioli":

Ti sarebbe piaciuto giocare in questo Milan?

“A me già sarebbe piaciuto giocare con questa maglia più di quello che sono riuscito a fare (ride, ndr). Però purtroppo non posso tornare indietro nel tempo. Ero molto contento quando abbiamo vinto lo Scudetto a maggio, ora speriamo bene per il futuro del nostro Milan".

Milan sempre nel cuore, Samir?

“Certo, poi il Milan è sempre stato speciale. Ho avuto tanti infortuni e non sono riuscito a giocare tanto. Però se loro mi hanno preso vuol dire che avevano intravisto qualcosa…”.

Da Saelemaekers a De Ketelaere, il Milan negli ultimi anni ha pescato molto in Jupiler Pro League. Adesso quale giocatore consiglierebbe di prendere a Maldini?

“Seguo molto il campionato belga ma qui non c’è molta qualità purtroppo. Tante squadre schierano giocatori che in Francia giocavano in terza o quarta divisione…Ma se devo fare qualche nome, a me come calciatore piace molto Noa Lang, anche se se la tira un po' troppo, alla Neymar. E poi Jean Butez, portiere dell’Anversa che ha fatto una stagione fantastica. Anche se il Milan ha Maignan e non ne ha bisogno. E infine Michael Murillo, terzino destro del Anderlecht".

Al Milan piaceva molto Yari Verschaeren, centrocampista del Anderlecht.

“Non basta per il campionato italiano".

Lei oggi che fa?

“Il mio obiettivo è fare l’allenatore e in questo momento sto studiando e imparando dagli allenatori con cui ho lavorato. Spero che ci sarà l’opportunità di fare il tecnico ma in questo momento fare il vice mi va benissimo…”.

Le piacerebbe tornare in Italia?

“Sarebbe formidabile poter lavorare in Italia. Magari con Pioli al Milan…”.