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Pellegatti: "A Manchester la mia telecronaca più sofferta. Me lo sentivo che la Juve avrebbe sbagliato ai rigori"

ESCLUSIVA MN - Pellegatti: "A Manchester la mia telecronaca più sofferta. Me lo sentivo che la Juve avrebbe sbagliato ai rigori"MilanNews.it
giovedì 28 maggio 2020, 20:00ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews

Nel giorno del 17° anniversario dalla vittoria contro la Juventus nella finale di Champions League del 2003, la redazione di MilanNews.it ha contattato Carlo Pellegatti. Con il celebre cantore di gesta rossonere siamo tornati con la mente al 28 maggio 2003, all'interno dello stadio Old Trafford.

Quella durante la finale di Manchester 2003 è stata la sua telecronaca maggiormente carica di sofferenza sportiva?
"Indubbiamente sì. Ne ricordo tante altre, però, come ad esempio quella di Napoli del maggio 1988 (il Milan batte i padroni di casa 2-3 e compie il sorpasso decisivo nella lotta Scudetto, ndr). C'era un solo risultato e quelle in cui devi solo vincere hanno sempre un certo pathos. Tornando a Manchester, posso dire che, rivedendo i rigori, tutti noi tifosi del Milan abbiamo la sensazione di incertezza sull'esito finale. Ancora oggi, dopo 17 anni, non sai ancora se Sheva segnerà il rigore o lo sbaglierà".

Che clima si viveva nella città inglese nei giorni della partita?
"C'era un clima festoso, lo stesso di tutte le finali di Coppa dei Campioni. Sorprendente considerando la grande rivalità tra le due squadre. Adriano Galliani dice sempre che le finali di Champions League hanno una caratteristica in comune: c'è la gioia di esserci, indipentemente poi dal risultato finale".

Come arrivava il Milan a quella finale?
"Era un Milan che non stava benissimo, ma era forte della vittoria sull'Inter e il passaggio di turno con i nerazzurri aveva dato morale alla squadra. Nello stesso doppio derby in semifinale avevamo dimostrato di non essere in grande forma. Nonostante questo, però, la squadra si sentiva forte, perchè era riuscita ad uscire da una situazione difficile anche ai quarti di finale contro l'Ajax".

Oltre all'iconico rigore di Sheva, altre due immagini significative e simboliche di quella sfida sono l'incredibile salvataggio di Nesta su Ferrara e lo scatto di Gattuso al 120° che costringe la Juventus a ripartire con l'azione da Buffon.
"Nesta è un po' uno specialista dei salvataggi decisivi nelle finali, perchè fece un salvataggio clamoroso anche nella finale di Supercoppa Europea del 2007 contro il Siviglia, con gli spagnoli già in vantaggio. Il Gattuso di quello scatto è lo stesso che poi abbiamo rivisto quattro anni dopo durante la partita perfetta (Milan-Manchester Uniter 3-0, semifinale di Champions League del 2007), quando insieme a Oddo annullò completamente Cristiano Ronaldo. Gattuso rappresentava alla perfezione lo spirito del Milan che voleva vincere a tutti i costi quella finale. Non era solo una squadra di meravigliosi, ma era una squadra concreta e con grande spirito combattivo".

Si arriva ai calci di rigore: qual è la prima immagine che le viene in mente se ripensa a quella serie di tiri dal dischetto?
"I miei pronostici esoterici quando hanno preso la rincorsa Trezeguet e Zalayeta, che poi sbagliarono. Quando ho visto la loro rincorsa ho pensato che le rincorse lunghe nei rigori siano un indice di debolezza e infatti in telecronaca dico 'Brutta rincorsa, troppo lunga', prima che tirino. Mi avevano fatto sperare ed è andata bene".

Il rigore di Shevchenko, che spiazza Buffon e regala al Milan la sua sesta Champions League: se chiude gli occhi e ripensa a quel momento di 17 anni cosa le viene in mente?
"E' stata una liberazione, perchè i rigori non sai mai come possono finire. E' stato un momento straordinario e mi sembrava quasi impossibile. Le vittorie ai calci di rigore hanno sempre un gusto particolare. Ai rigori arrivano spesso le squadre sopravvissute. In quel caso noi avevamo Roque Junior che era stirato e abbiamo giocato in finale in dieci, c'era stato il palo di Conte. Eravamo attaccati alla speranza e spesso nei calci di rigore sono quelle le squadre che hanno la meglio".