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Sorrentino: "È raro trovare una persona come Pioli nel calcio. Donnarumma è il migliore portiere della Serie A"

ESCLUSIVA MN - Sorrentino: "È raro trovare una persona come Pioli nel calcio. Donnarumma è il migliore portiere della Serie A"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 20 novembre 2020, 15:00ESCLUSIVE MN
di Pietro Andrigo

363 presenze in Serie A, parate sensazionali e una carriera strepitosa legata a doppio filo con le maglie di Palermo e Chievo: per tifosi e addetti ai lavori Stefano Sorrentino è stato un felino portiere di provincia che per diverse stagioni ha dato filo da torcere ai grandi attaccanti del nostro campionato. Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Milannews.it, Stefano ha raccontato il suo rapporto con Pioli, il suo pensiero su Donnarumma e il ricordo di Ibrahimovic. Queste le domande e le risposte: 

Uno dei sicuri protagonisti di questo Milan è Stefano Pioli. Sei stato allenato dal tecnico emiliano nel 2010, qual’è il tuo ricordo di Pioli e in quali aspetti lo vedi cresciuto? 

“Quando si parla di Stefano, con me sfondate una porta aperta. E’ una persona stupenda. Sono molto legato a lui e devo dire che, in tanti anni nel mondo del calcio, trovare persone come lui e di uno spessore umano così è quasi impossibile. Ha uno staff di grandissimo livello, dove tutti quanti sempre a livello umano sono come lui e questo è più unico che raro. Sono dell’idea che un allenatore diventa grande quando intorno ha uno staff che rispecchia a pieno il suo essere. Ha avuto la bravura di scegliere uomini incredibili e che rispecchiassero a pieno il suo carattere. Sotto il profilo professionale, guardando la carriera del mister, non mi stupisco di quello che sta raggiungendo o di quello che ha ottenuto negli anni. Siamo molto legati e sono contento perchè sta dimostrando quello che lui è veramente ed è un allenatore che può stare tranquillamente tra i migliori d’Europa. Ho un’ammirazione incredibile per lui e purtroppo ho avuto la sfortuna di essere allenato soltanto un anno da lui perchè sono quelle persone e quegli allenatori che ti possono cambiare la carriera e darti quella classica ciliegina della torta indipendentemente da  che punto della carriera lo si incontra. Quando mi chiedono se sono stupito del Milan e dei risultati che sta ottenendo, da una parte dico sì perchè guardando la rosa rossonera magari non è ancora attrezzata per vincere lo scudetto però guardando chi siede in panchina dico che merita quella posizione.”

Con il lavoro che Pioli ha fatto e con il rendimento di Ibrahimovic, il Milan a che traguardi può puntare? 

“Intanto sognare non costa nulla. E’ vero che il Milan sulla carta non sembra una squadra attrezzata per raggiungere certi traguardi ma i numeri, da dopo il lockdown, parlano chiaro. E’ una squadra molto giovane che trova la sua guida in Ibrahimovic, un campione che ha quasi la mia età (ride, ndr). Tuttavia, c’è da dire che non ha moltissimi ricambi e in un campionato lungo e con l’Europa League di mezzo questo porta a grande stanchezza fisica e mentale. Intanto però sono lì, meritatamente, incontrando tante grandi squadre contro cui hanno fatto buone prestazioni. L’appetito poi vien mangiando. Abbiamo visto negli anni tante squadre che spendono tanto e che poi faticano a vincere. Il Milan, invece, sta costruendo qualcosa che possa durare negli anni e avendo al timone un allenatore come Pioli possono divertirsi e togliere soddisfazioni. Nel calcio poi le sorprese ci sono sempre state ma intanto hanno meritato e continuano a meritare di restare dove sono.”

Nella scelta della conferma di Pioli ha contribuito sicuramente Maldini, ora dirigente e che hai affrontato tante volte in carriera. Ti aspettavi che fosse pronto per un ruolo da dirigente?

“Bisogna sempre dividere le situazioni. E’ troppo facile dire che un grande giocatore possa diventare un grande allenatore o un grande dirigente. Se sei stato un campione sicuramente è perché hai qualcosa in più degli altri ma bisogna anche vedere poi le mansioni che si hanno. Vedendolo da fuori, mi sembra che Paolo da quando ha preso il timone della squadra sta ottenendo grandi risultati che gli stanno dando ragione. Sono molto contento per lui perchè è una di quelle figure che, da avversario e uomo di sport, fanno bene al calcio. C’è bisogno di uomini come lui. Oltre ad essere stato il miglior difensore al mondo nel suo ruolo, sta dimostrando di capirne tanto anche nel ruolo da dirigente ed è l’ulteriore ciliegina sulla torta di una carriera sportiva straordinaria”

Un’altra scelta di Maldini, insieme a Boban, è stata quella del ritorno di Ibrahimovic. Anche tu hai avuto una carriera lunga e hai dimostrato negli anni un ottimo rendimento fisico e mentale. Per arrivare a questa condizione, quanto conta la testa e quanto conta la costanza?

“La testa è il motore di tutto. Ti faccio l’esempio su me stesso perchè Ibrahimovic lo conosco da avversario e purtroppo non da compagno di squadra. Ti dico che io nel quotidiano facevo molti più sacrifici dai 32 anni in avanti che non prima: alimentazione, riposo, prevenzione e arrivare primo al campo. L’età è poi un numero. Dobbiamo toglierci questa convinzione che un giocatore è vecchio a 33, 35 o 38 anni. Se un giocatore ha l’integrità fisica e la voglia di fare sacrifici, di non mollare mai, l’arrabbiatura quando si perde la partitella questo vuol dire che hai una testa giovane. Non vuol dire nulla avere 23 anni o 40 anni perchè questa è una forza unica e senza età. Questa è stata la mia forza ed è quella di Ibrahimovic. Oltre ad essere un campione a livello assoluto è chiaro che è un esempio da seguire. Ora che ho smesso quando i miei amici mi chiamano per andare a correre gli rispondo di no e sai perché? Perchè ho fatto tanta fatica prima e ora non ho più voglia (ride, ndr). Ora faccio le cose che mi divertono come i calcetti, giocare da attaccante o una partita di Padel. Questo vuol dire che una parte di me ha staccato con il professionismo. Mi ricordo che l’ultima volta che sono andato a fare allenamento avevo l’entusiasmo del primo giorno”

Hai affrontato tantissimi campioni in carriera, che cosa ti ha sorpreso di Ibrahimovic e hai un ricordo in particolare che ti lega a lui?

“Di Ibrahimovic ricordo che mi faceva sempre gol quando c’era Milan-Chievo. (Ride, ndr) No mi ricordo che prima di una partita gli avevo chiesto di scambiarci le maglie e ricordo che a fine match avevamo perso male e mi ero dimenticato. Lui, invece, mi aspettò e mi diede la maglia. Un gesto, non da tutti e che ho apprezzato. Ibrahimovic da avversario era pericoloso e anche quando la palla era nell’area di rigore del Milan, un occhio guardava il pallone e un occhio guardava la porta. Non si poteva mai abbassare la guardia con attaccanti come lui perchè anche se il pallone era a 100 metri dalla mia porta, lui sapeva dove ero e dove era la porta. Questo fa capire quanto era e quanto è un gradino sopra gli altri.”

Da portiere, quali aspetti del gioco e del carattere di Donnarumma ti sorprendono e quali secondo te deve migliorare?

“Alla sua età con tutte le presenze che ha dalla prima partita che ha giocato all’ultima che ha disputato, gioca tutti i match con una semplicità e una serenità incredibile sia che le cose vadano bene o male. Questa è una grandissima dote che ha. Sul migliorare, parli con uno che fino all’ultimo giorno si è detto che c’è sempre modo di potersi migliorare. Il consiglio che posso dare a Gigio, anche se forse non ne ha bisogno, è quello di continuare a trovare aspetti del suo gioco che vuole migliorare e di non accontentarsi mai. Ora, come ora, è il miglior portiere della Serie A calcolando anche il rapporto con l’età.”

Chiudiamo con una domanda personale: sei mai stato vicino ad un’eventuale approdo al Milan?

“Sì, è capitato esattamente 14 anni fa. Quando ero all’AEK Atene e quando affrontammo il Milan ci fu un interessamento della dirigenza rossonera. Quell’anno fu particolare per i portieri del Milan e a gennaio ci fu il ballottaggio tra me e Storari e alla fine presero Marco. Sarebbe stata una sfida molto bella e eccitante per me."