Maldini-Galliani: le tappe di uno scontro a mezzo stampa

Maldini-Galliani: le tappe di uno scontro a mezzo stampaMilanNews.it
© foto di Federico De Luca
mercoledì 19 marzo 2014, 08:00Primo Piano
di Andrea Terraneo

Scontro fra titani. Può essere questo il titolo riassuntivo della "querelle" che negli ultimi anni ha visto protagonisti, due autentici mostri sacri del presente e del passato recente milanista: Adriano Galliani e Paolo Maldini. L'intervista rilasciata oggi dall'ex capitano rossonero alla Gazzetta dello Sport, è solo l'ultima tappa di uno scontro pubblico iniziato nel maggio del 2008. Allora, il Milan veniva da una stagione in chiaro-scuro: da un lato i successi internazionali; Supercoppa europea e Mondiale per club, dall'altro il quinto posto in campionato che estrometteva i campioni del mondo dalla seguente Champions League. In quella annata il capitano aveva messo assieme 23 presenze, condite da una rete siglata a San Siro contro l'Atalanta, condizionato da continue noie al ginocchio. Proprio gli acciacchi fisici e una questione economica, furono motivi di attrito sull'ultimo rinnovo contrattuale del leggendario numero 3 milanista, come testimoniano le dichiarazioni dell' a.d di quel periodo: «Prima di prolungargli il contratto, vediamo come guarisce dall' infortunio» aggiungendo inoltre una volta formulatagli una proposta al ribasso: «Dobbiamo sapere se Paolo resta o se dobbiamo fare programmi differenti». L'accordo -tra numerose difficoltà- venne rinnovato anche per la stagione successiva, ma l'atteggiamento mantenuto dalle due parti iniziò ad aprire delle crepe fra i protagonisti, come mostra il gelido comunicato stampa che annunciava il rinnovo; "L'A.C. Milan comunica di aver prolungato il contratto al proprio Capitano Paolo Maldini fino al 30 Giugno 2009". Crepe che divennero fratture insanabili dodici mesi dopo. Giugno 2009: Milan-Roma, Paolo Maldini va in scena per l'ultima volta alla Scala del calcio, i rossoneri vengono sconfitti ma il fatto è relativo, il clou è fissato per il post-partita: il popolo milanista si congederà dal proprio uomo-simbolo. La festa però non segue il copione atteso: parte della sud contesta, fischia il leggendario calciatore. Paolo successivamente imputerà le motivazioni della protesta a due episodi: il ritorno da Istanbul che l'ha visto protagonista di una litigata con i tifosi e ad un'intervista rilasciata nel 2007, mentre alcuni giorni dopo rilascia dichiarazioni al vetriolo verso la dirigenza del club, rea di non averlo difeso dagli ultrà: «il silenzio della società: non mi è piaciuto che non abbia preso posizione. Non c’è stato neanche un commento: dal presidente in giù, nessun dirigente ha detto una parola. Io sarò un idealista, ma credo che una società come il Milan si debba dissociare da certi episodi». Chiamato in causa, in quanto figura personificatoria dell'apparato dirigenziale dell'allora Via Turati, la risposta di Adriano Galliani non si fece attendere: «Caro Paolo - scrisse Galliani - ho letto la tua intervista e capisco la tua amarezza: sono sotto scorta, come sai, da due anni proprio a causa dei comportamenti di quelle persone che ti hanno contestato. Sono stato io a prendere la decisione di tacere non solo perché mi è stato consigliato, ma soprattutto perché ho ritenuto, e tuttora ritengo, che il silenzio sia l’arma più efficace per non dare ulteriore spazio a condotte quali quelle di domenica».

Parole da padre maggiore che proteggono il figliolo nell'occhio del ciclone, ma che non trovano seguito nell'ingresso nello staff dell'ex campione. Proprio questo "non-spazio" riservato a Paolo da Adriano fu la goccia che fece traboccare il vaso. Maldini da quel momento rilascio almeno altre due interviste, tre se si considera quella odierna, alla stampa, con la polemica e l'invettiva nei confronti della società e di chi ne fa le veci (Galliani), come principale bersaglio. E' lo stesso capitano che, alle numerose domande sul perché non sia impiegato nel club che dal '97 ha guidato nel campo e nello spogliatoio, attribuisce all' a.d. le responsabilità maggiori di questa situazione: secondo Paolo almeno tutti gli allenatori seguiti a Carlo Ancelotti, avrebbero voluto l'ex numero 3 nel proprio staff: "Leonardo mi voleva a Milanello; anche senza fare niente solo con la mia presenza. Io gli risposi che non aveva senso presentarmi a Milanello senza un ruolo. Galliani, in presenza di Leo, mi disse che il ds è una figura non esiste più e che il Milan era a posto in quel ruolo. Allegri mi voleva perché aveva bisogno di me per gestire il gruppo. Ci siamo visti, ci siamo sentiti al telefono e io lo avvisai che questo avrebbe potuto rappresentare un problema per lui. Allegri mi disse che aveva parlato con la società e che sembrava tutto ok. Poco dopo, via sms, mi scrisse che mi avrebbe chiamato entro pochi giorni. Era l’ottobre del 2011, non l’ho più sentito." Infine l'ultimo attacco di oggi, in cui Maldini sembra riservare parole al miele solo per l'attuale allenatore milanista Clarence Seedorf, suo ex compagno e con malizia inviso ad Adriano Galliani: "Seedorf non ha colpe ma corre il rischio di bruciarsi subito", mentre per l'amministratore delegato vi è forse l'attacco più esplicito: "Galliani si sente onnipotente. I successi non dipendono mai da una sola persona. Non si possono comprare solo parametri zero e affidarsi sempre agli stessi procuratori". Dal canto suo Adriano non ha mai replicato all'ex capitano rossonero ma ora sembra maturo, anche per il momento storico, il tempo per aspettarsi una risposta alle esternazioni odierne che l'hanno visto coinvolto. La guerra fra due pilastri milanisti è arrivata ad un punto di svolta; il partito del rinnovamento che vede in Maldini uno dei suoi principali esponenti e i pro-Galliani, pronti a difendere a tutti i costi chi ha ampi meriti di aver portato il Milan ad essere: "il club più titolato al mondo".