Rinnovi: “schienadrittismo” e altri rimedi, istruzioni per l'uso
Ci risiamo. Non abbiamo fatto in tempo a metabolizzare gli addii sofferti - e gratuiti - dei due irriconoscenti Donnarumma e Calhanoglu, che il tifoso milanista è soverchiato da un’altra ingombrante nube nera a turbare i sogni di gloria che invece la squadra di Pioli sta contribuendo a materializzare sul rettangolo verde. Stiamo parlando naturalmente dell’urticante questione del rinnovo di contratto di Franck Kessiè. Era la fine di luglio quando dal ritiro olimpico della sua nazionale, il centrocampista ivoriano mandava vagonate di cuoricini al popolo rossonero sotto forma di dichiarazioni tutte zucchero e miele: "Io voglio soltanto il Milan”; "Voglio esserlo a vita”; "Non voglio andare via, voglio restare per sempre”; "Appena torno sistemo tutto”. Ecco, dopo circa 40 giorni non solo Kessiè non ha sistemato nulla, ma secondo i ben informati è sempre più lontano dal siglare un nuovo contratto con il club di via Aldo Rossi.
Comprensibile la rabbia nei confronti del calciatore, viste le sue - stando a quanto si legge - richieste sempre crescenti. Fino ad un paio di mesi fa si parlava di un’offerta del Milan di 4 milioni e una richiesta di 6; adesso siamo arrivati a un’offerta di 6 e una richiesta di 8 più bonus. E non c’è da sorprendersi, perchè più passa il tempo, più il tic-toc che annuncia la scadenza del contratto incalza, e più aumenta il potere contrattuale del perfido Atangana. Perfido come è stato Stipic e naturalmente come Mino Raiola. La verità è che quell’amore per la maglia che i tifosi invocano a gran voce assume sempre più le sembianze di un mostro col muso di leone, il corpo di capra, la coda di drago e vomitante fiamme: una chimera. Oggi i signori professionisti vanno dove li porta il portafoglio, non il cuore.
Ma tant’è, vale per tutti, non solo per il Milan. E allora via con l’elogio dello “schienadrittismo”, adottato come filosofia di vita e di comportamento da una fetta imponente della tifoseria milanista. L’assunto è chiaro: non ci si può mica piegare alle richieste insensate di giocatori senza cuore e di procuratori senza pelo sullo stomaco. Giustissimo, ma non si può nemmeno continuare a perdere a zero giocatori di prima fascia, annacquando il valore tecnico della squadra e polverizzando il potere economico del club. Per la cronaca, dopo Donnarumma e Calhanoglu, oggi a rischio rinnovo c’è anche capitan Romagnoli, oltre a Kessiè. E allora la domanda sorge spontanea: cosa fare per evitare il ripetersi, a questo punto francamente sgradevole, della storia?
Ho usato una parolina magica: timing. La sensazione è che il problema dei mancati rinnovi dei calciatori sia parzialmente legato alla tempistica con cui certe operazioni sono state imbastite. Per conferma, salite su di qualche riga e andate a rileggere quanto sono cresciute le offerte del Milan e le richieste di Kessiè da qualche mese a questa parte. Cifre non raddoppiate, ma ci manca poco. E se continua a passare del tempo verrà fuori qualche club che aumenterà ancora la posta.
D’altronde, tornando alla dolorosa estate milanista, si sa che se non fosse apparsa all’improvviso la proposta monstre dell’Inter, costretta a tamponare il buco lasciato dalla drammatica esperienza di Eriksen, Calhanoglu alla fine avrebbe rinnovato con il Milan. Ecco quindi riemergere con forza la parolina magica, timing: è fondamentale agire rapidamente, con decisione e fermezza per convincere i calciatori rossoneri a firmare i rinnovi di contratto prima dell’arrivo dei vari Psg, Inter, Liverpool, Tottenham con le loro offerte faraoniche. Una breve nota per concludere: Theo Hernandez, Bennacer, Saelemaekers (solo per citarne qualcuno) sono in scadenza nel 2024. Sarà il caso di iniziare a pianificare fin d’ora un prolungamento di contratto. O in alternativa una cessione, dolorosa ma almeno remunerativa. Perchè errare è umano, perverare sarebbe diabolico.
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