Boban-Maldini contro Elliott-Gazidis è guerra con gli avvocati. Addio anche a Pioli e Ibrahimovic. Ma soprattutto addio a questo Milan straniero che così non ha futuro

Game over. Per tutti, da Boban a Maldini, da Pioli a Ibrahimovic, che lasceranno il Milan nelle mani di tanti dirigenti stranieri, vecchi e nuovi, accomunati dall’inesperienza calcistica, prima che italiana e milanista. In questa brutta storia, sotto la gestione del fondo Elliott, nessuno è senza peccato, anche se con responsabilità diverse, tranne i tifosi specie quelli più ingenui che hanno fischiato Suso e Piatek, invece di fischiare chi li illudeva, prendendoli in giro. Ormai è tutto chiaro, perché dopo le bugie di Gazidis che in inglese, of course, nella sua recente visita alla “Gazzetta” ha parlato di un Milan unito con un’unica anima, Boban ha avuto il coraggio di parlare chiaro, come sempre. L’unità tra i dirigenti non c’era prima e non ci sarà mai più, anche perché adesso tutti si rivolgeranno ai rispettivi avvocati. Il fondo Elliott, che continua ostinatamente ad affidarsi a Gazidis, rimprovera a Maldini la scelta di Giampaolo e a Boban la decisione di smentire pubblicamente l’amministratore delegato, sempre con un’intervista alla “Gazzetta”. Boban e Maldini, invece, più che mai uniti e senza smentite, rimproverano a Gazidis di aver invaso la loro area tecnica, scavalcandoli senza nemmeno avvertirli nella decisione di contattare il tecnico-manager Rangnick, tra l’altro nel momento migliore della gestione di Pioli, ma peggiore per la squadra a pochi giorni dall’importantissimo derby.
E questo sarà un argomento che i due faranno valere con i rispettivi legali per chiedere tutto quanto gli spetta per contratto, magari anche con un’indennità per i danni di immagine e professionali. Perché è evidente che Maldini non rimarrà senza Boban, mentre era rimasto senza Leonardo. E come loro non rimarrà Pioli, che ha soltanto la colpa di essere arrivato al momento sbagliato, perché tra tutti è il meno colpevole, anzi è innocentissimo. Nessun dubbio, ovviamente, nemmeno sull’addio di Ibrahimovic arrivato soltanto grazie al corteggiamento serrato di Boban e Maldini, inizialmente contro la volontà di Gazidis per il quale gli oltre quattro milioni di stipendio non sono troppi, al contrario degli ingaggi negati a nuovi giocatori.
In questa situazione ci perdono i tifosi e ci perde la squadra, perché a luglio si dovrà ripartire da zero, anzi da sottozero, con o senza Europa League che comunque non interessa a nessuno perché non frutta abbastanza milioni. Ma quanti giocatori ci vorranno per formare un Milan competitivo almeno per il quarto posto? Chi li sceglierà? E poi chi li guiderà? Una società normale progetta il futuro in queste settimane. Peccato, però, che il Milan non sia più una società normale. E chissà quanto tempo ci vorrà prima che torni a esserlo, se i dirigenti che comandano sono questi.
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