I fischi di San Siro. La doppia impresa di Bergamo. Il premio a Cakir

I fischi di San Siro. La doppia impresa di Bergamo. Il premio a CakirMilanNews.it
venerdì 8 ottobre 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Anche al cospetto dell'Atalanta, il Milan di Pioli non ha svestito la sua corazza, non ha cambiato la sua testa, non ha deluso le aspettative che vengono riposte ora nel carattere e nella continuità. Il gioco, la tecnica e la preparazione per poterlo sorreggere, l'ambiente entusiasta, coeso e determinato, sono elementi che stanno contribuendo ad aumentare la convinzione che i rossoneri saranno protagonisti fino alla fine, essendo passati su questa sponda anche parte degli scettici incalliti. A parte Di Bello, però, che ha il merito di aver raddoppiato il senso dell'impresa a Bergamo, un'altra cosa assai più labile ha sorpreso: i giudizi su Messias. Nell'ennesima serata in cui Maignan, Calabria, Tomori, Tonali, Diaz, Leao, Rebic hanno offerto ulteriore saggio della loro bravura e delle loro potenzialità; in cui Kjaer ha sopperito con mestiere alla dirompente energia e fisicità di Zapata, in cui Kessie è tornato finalmente a livello e Saelemakers ha provato a divincolarsi su un binario dove si viaggiava ad alta velocità; in una serata come quella, Messias è stato ingenerosamente massacrato dalle pagelle. Mi è venuto il dubbio che nel suo quarto d'ora di gioco non abbia avuto 2 buone occasioni, che non sia stato lui prima a innescare poi a legalizzare - semplicemente fermandosi - l'azione del terzo gol, che non avesse generosamente ripiegato in difesa sull'azione del rigore e su quella in cui (subìto un fallo solare) era corso a chiudere su Zapata. Vorrei che entrassero sempre tutti come è entrato Messias a Bergamo, e ultimamente al Milan questo accade: non ci sarà sempre un Di Bello a scalpellarne le gesta.

A proposito di arbitri: l'Uefa ha premiato Cakir per l'impeccabile prestazione di San Siro, regalandogli la direzione di Germania-Romania. Suggerendogli un modo singolare ma efficace per proseguire nella sua brillante carriera di soldatino addestrato. Anzi, ammaestrato.

E a proposito di Nazionali. La maggior parte delle articolesse, dei post e dei tweet indignati, avviliti, disgustati dai fischi di San Siro a Donnarumma, hanno una connotazione di tifo ben precisa. Il moralismo in Italia è a gettone a seconda della matrice ideologica, politica, religiosa o sportiva, quindi ha una credibilità esigua, relativa e facilmente distinguibile. Avendo io il marchio a fuoco milanista sulla pelle (ma fortunatamente non sulla materia cerebrale) mi limito a dire che se il tuo partner o la tua fidanzata - o un amico, un socio, un collega, un parente - ti tradiscono, la reazione che sfocia in una scenata furiosa e scomposta è assolutamente etica soprattutto a pagamento, fino a che non degeneri nella violenza o in qualsiasi altro modo che violi la legge. I fischi all'inno della Spagna sono assai meno educati e tollerabili, ma passano in secondo piano nel politicaly correct della cultura italiana, per lo più sotto la media. Il patriottismo, poi, è l'argomento più ipocrita e retorico tra i molti adoperati dai bacchettoni di queste ore (odio, razzismo, becerume... più altri epiteti rivolti ai fischiatori, a partire dall'ignoranza): non ci voleva molto a capire che quella bolgia di fischi non era solo a tinte rossonere, ma coinvolgeva eccome tifosi di altre fedi che non approvano i tradimenti. Inutile dire che i preticelli di campagna che hanno riempito giornali, tv e social di sdegno, sono gli stessi che vorrebbero un calcio romantico, della gente, del popolo, delle bandiere. Tutti valori che i tifosi, il popolo (così facciamo contenta l'intellighentia) rinfaccia a Donnarumma di aver disatteso. Curioso, no?

Resta il fatto che questa bellissima squadra di Mancini, sorretta fino all'ultimo dal pubblico di San Siro, ha perso l'imbattibilità perché la Spagna ha giocato meglio, per due leggerezze gravi di Bonucci, per l'assenza di un centravanti credibile. Il resto sono strali lanciati da pulpiti bolsi e pericolanti.