Mister X è già del Milan

Mister X è già del Milan
© foto di Pietro Mazzara
© foto di MilanNews.it
venerdì 22 luglio 2011, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: "Soianito", "La vita è una" con Martina Colombari, "Sembra facile" con Ugo Conti.

L'erede di Pirlo, il centrocampista di qualità e quantità che Milan Channel ha battezzato Mister X a maggio creando il più bel giallo dell'estate, è già rossonero. Gli accordi con il giocatore e con la sua società di appartenenza sono già stati presi, anche se l'annuncio arriverà probabilmente non prima del mese di agosto perché il club di via Turati deve prima sistemare faccende delicate relative al nuovo assetto, alle questioni finanziarie e ad altri delicati orpelli.
Questo riferiscono fonti vicinissime a Silvio Berlusconi. Chi sia il giocatore misterioso, resta ancora segreto, dolce effetto del colpo di scena finale. Non vi sono dubbi che abbia le caratteristiche tecniche e umane di Pirlo, come abbiamo detto: il Milan intende mantenere la leadership in Italia e accorciare il gap in Europa. La prima scelta per Allegri non può essere Ganso né Montolivo, bravi ragazzi e buoni giocatori che devono però alzare un po' l'asticella del loro rendimento per essere titolari in maglia rossonera. Rimaniamo dell'idea che sia Cesc Fabregas. 

In settimana abbiamo pubblicato una nota sulla pagina fan di Facebook " Luca Serafini" (http://www.facebook.com/pages/Luca-Serafini/56672279875). Ci siamo chiesti perché la Federcalcio non ha voluto decidere sullo scudetto del 2006, come ha invece regolarmente fatto nel 1927 e nel 1944, raccontando le storie di quei 2 scudetti revocati e mai più assegnati.
Partiamo dal 1927. In base a quanto accertato da una inchiesta, il terzino della Juventus Allemandi venne avvicinato al suo domicilio in una pensione torinese da un dirigente granata, il dottor Nani, che corruppe il giocatore anticipandogli metà della somma pattuita (50.000 lire), affinché questi "addomesticasse" la partita nello scontro diretto. In quella stessa pensione vi era anche il giornalista Renato Farminelli, corrispondente da Torino della testata "Il Tifone". Il derby si chiuse con la vittoria per 2-1 del Torino, ma Allemandi secondo l'opinione del corruttore, contrariamente ai patti si segnalò tra i migliori in campo. Per questo, Nani si rifiutò di pagare le restanti 25.000 lire al calciatore: la discussione che si accese tra i due avviene nella pensione di via Lagrange alla presenza di un testimone, Gaudioso, venne udita da Farminelli che origliava da un'altra camera. Da questo episodio, a fine campionato, ne ricaverà un pepato articolo dal titolo: "C'è del marcio in Danimarca", riferendo di una lettera scritta dal difensore bianconero a reclamare il saldo del pattuito. Questo reportage provocherà le indagini della Federcalcio, il cui presidente era allora Leandro Arpinati, gerarca fascista, nonché podestà della città di Bologna. Lo scudetto restò "non assegnato", e non quindi dato al Bologna come i dirigenti della società felsinea reclamavano. La "prova schiacciante", in realtà molto fragile, erano alcuni pezzi di carta rinvenuti durante un sopralluogo nella famosa pensione il vice di Arpinati, Giuseppe Zanetti, che uniti risultavano essere una lettera nella quale Allemandi reclamava il pagamento a saldo delle 25 000 lire. Il direttorio Federale, riunito nella Casa del Fascio, revocò lo scudetto al Torino e squalificò a vita Allemandi (che nell'estate era passato dalla Juventus all'Ambrosiana). In seguito alla vittoria della Nazionale Italiana della medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1928 il giocatore godrà poi di un'amnistia, mentre dello scudetto revocato non se ne fece più nulla, neanche quando - durante i funerali del Grande Torino - ne venne promessa la riassegnazione.
E veniamo al 1944. Il giorno 17 luglio, proprio dopo la vittoria dello Spezia che escludeva di fatto il Torino dalla corsa per il titolo, la Federcalcio emanava un comunicato in cui dichiarava, in contraddizione con quanto predisposto all'inizio di quel torneo, che alla squadra prima classificata sarebbe stato assegnata la Coppa Federale del campionato di guerra e non il regolare scudetto. Infine l'8 agosto, a campionato finito, un ulteriore comunicato dichiarava che il titolo di campione d'Italia sarebbe rimasto al Torino (vincitore del campionato 1942-43) e al 42° Vigili del Fuoco della Spezia era assegnata la Coppa Federale (tuttora custodita dalla società).
Sotto il fascismo e durante la Seconda Guerra Mondiale, erano storie di coscritti. Oggi sono storie di prescritti.