Quarto posto? No, grazie. Serve una squadra per vincere. I giorni di Jashari e del silenzioso addio di Theo

Oggi inizia ufficialmente la stagione 2025-26, con il giorno del raduno che, contrariamente alla tradizione, si svolgerà in due tranche: prima la conferenza stampa di Max Allegri a Casa Milan e poi l’allenamento, alle 18, in una Milanello che non si preannuncia carica d’entusiasmo. Perché lo scetticismo generale e l’assenza di entusiasmo sono ancora vividi. Se si pensava che prendendo Igli Tare e Allegri le cose potessero cambiare, beh non si è fatti i conti con l’oste. Serve, al più presto, una squadra forte, che possa essere competitiva fin dal turno di Coppa Italia contro il Bari e che in campionato punti alla vittoria dello scudetto. Qualsiasi discorso preventivo relativo al quarto posto, al piazzamento Champions, non è un qualcosa di ricevibile. Il Milan deve essere costruito per vincere, deve essere governato per vincere e deve avere l’ossessione della vittoria. Perché le ultime due stagioni, con la 2024-25 figlia della 2023-24, hanno deturpato in maniera quasi indelebile il rapporto tra l’entità Milan e il suo tifo. L’ho scritto a più riprese e lo ribadisco: non aver reagito alla seconda stella dell’Inter è stato un peccato capitale equiparabile ad una bestemmia in San Pietro la notte di Natale. La fallimentare annata 2024-25 brucia ancora sulla pelle e per curare queste ustioni è necessario che ognuno faccia il suo dovere per il bene del Milan, senza “il Milan di Tare e Allegri” o “il Milan di Furlani” e altre cose simili. Serve che tra via Aldo Rossi e Milanello tutti lavorino per il Milan, che deve puntare a vincere. Punto, fine dei discorsi. Perché è vero che alla fine vince uno, ma per vincere dei stare lassù e non in poltrona a guardare.
Quelle che iniziano oggi sono le giornate per arrivare a chiudere Ardon Jashari. Il giocatore è rimasto in Belgio ad allenarsi, in accordo con la società, mentre il resto dei suoi attuali compagni è in Scozia. Il Milan ha fatto il massimo dal suo punto di vista, avanzando un’offerta da 32 milioni più bonus che è qualcosa di mai visto. Il ragazzo, dal canto suo, ha giocato le carte che poteva giocarsi, confermando al Bruges la sua volontà di venire al Milan ma senza compiere atti insensati, anche nei dialoghi con il suo club, onde evitare chiusure di un certo tipo da parte del Bruges. Tare attende che arrivi la risposta definitiva dal Belgio per poter spuntare la terza casella del centrocampo e per dedicarsi agli altri ruoli.
Il più imminente è quello dei terzini, dove in settimana si registrerà l’addio di Theo Hernandez, con destinazione Al Hilal. Giusto fermarsi un attimo su tutta questa vicenda mettendo insieme i punti. Theo, per due anni e mezzo, è stato il terzino sinistro più forte in circolazione, senza ombra di dubbio e chi dice il contrario ha avuto le fette di salame sugli occhi. Ha patito clamorosamente la cacciata di Paolo Maldini prima e Stefano Pioli poi, che con lui è stato più di un allenatore. Poi i tira e molla sul rinnovo, con il Milan che ha deciso di non approfondire i discorsi. Nel mentre un rendimento non più da Theo e la cessione, poi non concretizzatasi, a gennaio al Como per 42 milioni e poi quella inevitabile all’Al Hilal per 25 più bonus per arrivare a 30. Entrambe le parti avrebbero potuto e dovuto fare di più per salvaguardarsi.

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