Bucchioni: "Milan, Rangnick al posto di Gazidis: Elliott pensaci. Maldini non torna indietro"

Ma come sarà questa ripartenza? Stasera tocca al Milan, una delle società più in difficoltà e non per il coronavirus. Sono anni che il barometro segnala tempesta e non si vede la fine. La litigata o se preferite l’acceso faccia a faccia fra Ibrahimovic e l’amministratore delegato Gazidis alla presenza di tutti i giocatori, è l’ultimo clamoroso episodio che certifica anni di non calcio. Gazidis, ricordiamolo, rappresenta la proprietà, il signor Paul Singer amministratore del Fondo Elliott padrone del Milan, e sapere che un giocatore si permette di affrontarlo nel modo in cui è stato affrontato da Ibra, ha del surreale. Vuol dire che il tappo è saltato. Fra l’altro con una finale di coppa Italia ancora in ballo, dodici giornate di campionato da giocare e una nuova rivoluzione alle porte all’insegna del made in Germany. Sono convinto che Rangnick, l’uomo designato a rifondare, sia uno che di calcio sa parecchio, ha idee, sa gestire, sa allenare, sa fare tante cose. Ho scritto e mi ripeto che le mie sensazioni sono positive, questa potrebbe essere la strada giusta, ma quando sento cose del tipo di quanto accaduto a Milanello l’altro giorno, torno a farmi delle domande. Ok a Rangnick e al suo progetto stile Salisburgo o Lipsia che ha funzionato e funziona, ma se continuerà a comandare e a fare danni il signor Gazidis, siamo sicuri che a Milanello replicherà gli stessi obiettivi? Fossi Singer comincerei a riflettere. Ho la sensazione che Gazidis non sia un uomo di calcio e non si sforzi neppure di capirlo e di conoscerlo a fondo. Due anni di errori uno dietro l’altro sono lì a testimoniarlo e il fatto di non imparare nulla proprio dagli errori è preoccupante. Riuscirà Gazidis a proteggere Rangnick, a metterlo nella condizione migliore per lavorare, a fornirgli il supporto tecnico, organizzativo e dirigenziale necessario? I dubbi salgono. E forse qualche dubbio deve essere venuto anche a Rangnick se gli incontri previsti con Singer e la firma su un contratto triennale sembrano slittati.
A questo punto, visti gli insuccessi di Gazidis che non aveva brillato neppure negli ultimi tempi all’Arsenal, perché non affidare direttamente a Rangnick la gestione di tutta la parte tecnica, la completa responsabilità, magari con un allenatore di sua fiducia in panchina, tipo Nagelsmann? La mia può sembrare una provocazione, ma anche nelle piccole cose, al Milan non si fa più calcio da grande società da troppo tempo e non voglio evocare soltanto quello che è successo con Boban e con Maldini. (A proposito, Paolo non ci ripenserà, se ne andrà a fine stagione. Aggiungo purtroppo).
Che le cose non funzionino è sotto gli occhi di tutti, anche l’ultimo episodio è clamoroso. Si aspetta la vigilia di una gara importante per comunicare il taglio degli stipendi, per affrontare la squadra? Ingenuità colossale. Non vorrei essere nei panni del povero Pioli che sta vivendo da tempo fra mille difficoltà, con un nuovo allenatore sul collo e mille ostacoli. Eppure fa bene, ha dato l’anima e ha tirato fuori il meglio da questo gruppo. Magari stasera i giocatori si compatteranno proprio attorno a Pioli per giocare la loro battaglia e per una soddisfazione personale. Ma resta una situazione calcisticamente border-line.

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