Condò su Bologna e Milan: "Una società che funziona e un'altra confusa"

Ospite delle colonne del Corriere della Sera, il giornalista Paolo Condò ha dato un commento personale sulla finale di Coppa Italia mettendo a confronto Bologna e Milan non dal punto di vista tecnico-sportivo, ma dirigenziale:
"Il Bologna non vinceva un trofeo dalla notte dei tempi, e quindi non c’è discussione sul fatto che questa coppa Italia, con annessa qualificazione alla prossima Europa League, valga di più del posto in Champions guadagnato l’anno scorso. In realtà è corretto parlare di evoluzione, di un cammino in linea retta — così raro nel calcio — che ha portato un gruppo di giocatori organizzati ad alto livello da Thiago Motta a migliorarsi ulteriormente grazie alle variazioni portate da Vincenzo Italiano, e questo malgrado la perdita di Zirkzee e Calafiori. È chiaro che un cammino così virtuoso diventa possibile quando è la società a governare il cambiamento, ed è questo che è successo a un Bologna in cui tutte le componenti, da Saputo a Fenucci, da Di V aio al cercatore di pepite d’oro Sartori, lavorano in armonia.
La sottolineatura è maliziosa perché è esattamente questo che è mancato al Milan per tutta la stagione, e ieri sera in tribuna l’evidenza del tema era plastica con la presenza dei rappresentanti del fondo Elliott — che a quanto ci è stato raccontato dovrebbe uscire di scena a media scadenza, una volta rimborsato il famoso vendor loan — e l’assenza del proprietario Gerry Cardinale, che avrà certamente avuto altri pressanti impegni ma insomma, il culmine della stagione del Milan era ieri all’Olimpico. La questione del direttore sportivo, se mai verrà risolta (qualche dubbio è lecito) ci dirà dei piani futuri del club rossonero, a partire da una governance che, ci dispiace ripeterlo, non è chiara. Aggiungendo la Coppa Italia alla Supercoppa, Sergio Conceicao avrebbe avuto carte in mano per sollecitare la conferma, sempre che la desiderasse davvero. La sconfitta lo spinge verso l’uscita, in attesa che si diradi la nebbia su quale allenatore sia in entrata. C’è molto da fare insomma, e la sensazione è che in questa primavera il Milan abbia perso altro tempo. Le occasioni in cui un confronto diventa una specie di playoff, ovvero la stessa partita viene ripetuta nel giro di pochi giorni, producono spesso qualcosa di strano, basti pensare a come due anni fa il Milan diede scacco matto a un Napoli molto superiore. Milan e Bologna si sono affrontate venerdì a San Siro con due strategie opposte: Conceicao ha messo quasi per intero la formazione che ha ormai battezzato titolare.
Italiano invece ha usato dall’inizio solo tre uomini della squadra di coppa. In altre parole, ha nascosto la squadra per la gara cui teneva di più, ed è giusto e logico che un allenatore già sconfitto in tre finali privilegiasse questa quarta chance. Se l’è giocata benissimo, è stato premiato dal gol di Ndoye che con lui sta dando corpo al proprio talento anche in zona gol, ha resistito alla confusa pressione finale del Milan con la puntualità di Lucumi e Beukema, lo spessore di Ferguson, il magistero di Freuler, le ripartenze di Odgaard. S’è capito che qualcuno di loro mugugnava per il troppo rilievo dato la scorsa estate alle partenze delle star: questa Coppa Italia è la loro rivincita".
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