Sacchi alla Gazzetta: "Vi racconto la partita di Belgrado '88"

Sacchi alla Gazzetta: "Vi racconto la partita di Belgrado '88"MilanNews.it
© foto di Giovanni Padovani
giovedì 18 febbraio 2021, 12:35News
di Gianluigi Torre

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex allenatore rossonero Arrigo Sacchi ha parlato così del match di Belgrado contro la Stella Rossa nel 1988: "In casa avevamo pareggiato 1-1, brutto risultato. Il giorno dopo a Milanello un giocatore dice “Ormai siamo fuori”. Allora mi invento che mi aveva chiamato Berlusconi. “Sentitemi bene, ha telefonato il presidente. Non ha speso cento miliardi di lire per finire eliminati. Toglietevelo dalla testa”".

Sul ritorno: "Al fischio d’inizio, capiamo subito l’andazzo: loro ci passano la palla... Andate avanti voi, che a noi vien da ridere. Dopo quasi un’ora di gioco, sul Marakana cala una gran nebbia, non si scorgeva nulla. Non ci rendevamo conto di che cosa stava accadendo a pochi metri dalla panchina. Il loro gol non l’abbiamo visto. Quando la partita è stata sospesa, ma non ancora rinviata, al rientro negli spogliatoi troviamo Virdis vestito di tutto punto. “Pietro, come mai ti sei già cambiato?”, chiediamo. “Mi ha espulso!”".

Sull'arbitro: "Erano ore di tensione. Un giornalista mi spiffera "Devo darti una brutta notizia. Sto nello stesso hotel della terna arbitrale. Ho visto strani movimenti: i dirigenti della Stella Rossa, con quattro-cinque ragazze, sono usciti con i tre..."".

Sulla partita: "Nella ripetizione siamo andati benissimo. Noi concentrati, dominio assoluto. Segniamo con una palla dentro di un metro e 20, non esagero. Niente. Non lo faccio mai, ma nell’intervallo prendo per il colletto l’arbitro: lui non fa una piega. Al gol di Van Basten, rispondono con Stojkovic in contropiede. Ma noi eravamo una squadra vera, con la S maiuscola, a differenza di ciò che ora è il nostro Paese, per esempio. Abbiamo subito tante angherie da parte loro: fortissimi, tecnici, ma fallosissimi. Donadoni tramortito va all’ospedale. Tragedia sfiorata, ora la butto sul ridere. Diversi giocatori si precipitano in panchina. “Presto, il medico!”. Ma in campo c’era già dottor Monti che a terra ha soccorso, e salvato, Roberto. Nella confusione, non era stato notato. Con Donadoni fuori pericolo, tutti a sfottere Monti: “Visto come ti considerano i giocatori, eh?”. In lista per i rigori metto Cappellini, 17 anni, come quarto tiratore. S’avvicina Rijkaard: “Mister, il bimbo trema. Se vuole, tiro prima io”. “Sì, se fai gol, però!”. Così è andata, passiamo noi. Finita la corrida, il sindaco di Belgrado e il presidente della Stella Rossa salgono sul nostro pullman: “Salutiamo i futuri campioni d’Europa, complimenti”. Eravamo appena gli ottavi, ma quella qualificazione è stata un segnale: quando vinci così… Pensate: ai rigori ho perso un Mondiale, ma sono serenissimo, perché avevamo dato tutto e il Brasile era andato meglio di noi nel torneo. Semmai non mi è andata già la beffa del campionato perso contro il Napoli, la monetina di Alemao. Mi consolo e insisto: a Belgrado meritavamo noi, lo si è visto anche in seguito. La fortuna ce la siamo guadagnata. E siamo andati oltre un sogno, in Europa ci hanno eletto la più grande squadra di tutti i tempi. Ancelotti ripete: “Non abbiamo capito che cosa abbiamo combinato”. Vero: ho dato la vita al calcio, tutto lo stress mi ha consentito di essere un adulto sereno». Sì, ma Belgrado resta Belgrado."