Basta parole, è tempo di agire senza esitazioni. Sul serio.

Basta parole, è tempo di agire senza esitazioni. Sul serio.
© foto di www.imagephotoagency.it
domenica 20 marzo 2022, 18:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Per parlare di Cagliari-Milan non si può che partire dalla fine. Ma non dai tre punti, dal gol capolavoro di Bennacer o dalla classifica che sorride ai rossoneri; se le istituzioni, e chi dirige il calcio italiano, avessero fatto davvero qualcosa di concreto in questi anni per combattere una brutta piaga che permea col suo olezzo nauseabondo gli stadi del belpaese invece che riempirsi la bocca di slogan e frasi fatte allora oggi parleremmo di campo, di calcio e di sport. Invece no, perché quanto successo ieri è l’antitesi più totale dei valori che dovrebbe incarnare lo sport.
Marzo 2022, in una serata sorprendentemente fredda e piovosa che rifuggiva testarda l’ormai prossimo arrivo della Primavera, in uno stadio di calcio che ha ospitato la sfida tra due squadre di Serie A, si è dovuto assistere ancora una volta, in mondovisione, ad un episodio di razzismo.

In questo articolo non si parlerà del come e del perché, di chi ha “iniziato” e di eventuali “provocazioni” che hanno ferito “l’onore” di tifosi e giocatori in campo. Il motivo è semplice. Il razzismo va condannato senza esitazione. Senza se. Senza ma. Senza il voler puntualizzare infastiditi “poteva evitare di…”. Senza nascondersi dietro il “ha cominciato lui”. Il mondo è fatto di mille sfumature diverse, di dettagli che cambiano la percezione delle cose, ma non è questo il caso: o si prende una posizione netta, forte, salda, oppure si è complici. È necessario educare, sensibilizzare e punire. Senza nascondersi. Ci si deve esporre con chiarezza e fermezza. Isolare i responsabili e prenderne le distanze dovrebbe essere un vanto, oltre che un comportamento naturale. Nascondersi dietro “gli errori dell’arbitro” è triste. Nel 2022 è triste constatare che dissociarsi e stigmatizzare queste bestialità per molti sia ancora difficile; si preferisce nascondersi dietro il no comment o, ancora peggio, evitando di affrontare l’argomento.

È un comportamento che fa male sia alle vittime di questi episodi e sia al resto di un popolo, in questo caso i sardi, che diventano facilmente bersaglio di generalizzazioni assolutamente ingenerose. No, non è così che si fa. Lo si dice senza giri di parole: il razzismo è una merda, chi si è reso protagonista di questo episodio è al pari di un animale, senza raziocinio e moralità, e non ha assolutamente nulla a che fare con un popolo accogliente, altruista e amorevole come quello sardo. Non esiste il “qualche cretino”, “qualche coro”, “qualche qualsiasi cosa”. Esiste il “ci sono stati tot cori e tot insulti razzisti, fatti da tot persone”. Individuare, isolare, parlare chiaramente, punire: dimostrare con i fatti che questi comportamenti non possono e non devono essere più permessi. E se proprio non lo si vuole fare per una questione di etica o di umanità, chi siede sulle poltrone che contano pensi invece al danno economico e d’immagine che portano al nostro paese e al nostro campionato, già in profonda crisi, questo tipo di episodi. Urgono, nel vero senso della parola, perché procrastinare è solo deleterio, cambiamenti netti e severi. L’esempio da seguire è quello del calcio inglese: sei una bestia razzista? Sei incompatibile con la società civile e in uno stadio non puoi più entrarci: individuare il colpevole, dasparlo e multarlo. Nel paese d’Albione si rischia il daspo fino a 10 anni anche per insulti razzisti postati via social, non solo di persona.

La strada è una e una soltanto e all’estero è già stata tracciata. Non muoversi concretamente anche in Italia semplicemente vorrebbe dire non volerlo fare. Non è più il tempo delle chiacchiere, delle campagne marketing e delle parole vuote: è tempo di agire.

No al razzismo, sempre.