Essere Ibrahimovic: un calciatore straordinario, un esempio per tutti

Essere Ibrahimovic: un calciatore straordinario, un esempio per tutti MilanNews.it
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venerdì 25 dicembre 2020, 14:00Primo Piano
di Pietro Andrigo

“La bellezza può attirare l’attenzione ma la personalità cattura il cuore” affermava il pionieristico fotografo francese Henri Cartier che, senza dubbio, si sarebbe divertito a immortalare il metro e 95 di orgoglio e carattere di Zlatan Ibrahimovic. In questa frase si possono riassumere gli ultimi 20 anni di carriera della semidivinità svedese, difficilmente riducibili per tutte le gesta, le emozioni e gli iconici momenti che ha regalato e che sta ancora donando ai fedeli religiosi del pallone. Alla stregua di una vera e propria religione, la parabola del pallone di Zlatan è ascoltata e venerata dagli amanti del calcio non solo per le sue gesta straordinarie ma sopratutto per il messaggio veicolato dalle sue parole strabordanti di personalità. Zlatan è una persona penetrante, magnetica e in grado di convincere, ciascuno di noi, che a lui basta volere una cosa per ottenerla.  Una persona che blasfemicamente e ripetutamente si paragona a una divinità e che per qualche ragione non ci sentiamo di smentire perchè soprattutto abbiamo voglia di credere che sia così. In un mondo che quotidianamente perde certezze, questa immagine di Ibrahimovic è un caposaldo a cui non siamo disposti a rinunciare e che ammiriamo con piacere. Pensandoci bene, infatti, i tifosi di Zlatan, gli amanti del calcio o i supporter rossoneri non aspettano solo la fantastica rete di Ibrahimovic ma sopratutto la sua esultanza, le sue gesta, le sue parole che raccontano di una rivalsa e di un orgoglio che ognuno di noi ha per diverse ragioni dentro di sè ma che fatica a sprigionare.

NULLA E’ SCONTATO - Raccontare il campione svedese è all’apparenza facile ma nei fatti difficile come per tutto ciò che diamo ormai per scontato anche se di certo nella vita non c’è nulla, nemmeno il ritorno in rossonero di Ibrahimovic e sopratutto nemmeno il suo incredibile apporto al Milan. Sono ormai 19 anni che osserviamo, ammiriamo e veneriamo i miracoli del campione di Malmö nei suoi personali luoghi di culto - gli stadi - e la schiavitù della novità a cui è sottoposta la società moderna ci porta a sottostimare la normalità di gesti che sono tutt’altro che scontati. La dimostrazione di questa indiscussa verità è la crescita dei singoli rossoneri e del Milan come collettivo dal ritorno a Milano di Ibrahimovic. Nella spasmodica ricerca dell’uomo che ha cambiato il 2020 rossonero è impossibile omettere lo svedese per stessa ammissione di Pioli, l’altro serio candidato a questo virtuale riconoscimento. Se l’allenatore emiliano ha dato una chiave tattica alla squadra e ha plasmato il gruppo, Zlatan Ibrahimovic lo ha trascinato e gli ha dato un’ineguagliabile fiducia nei propri mezzi che si è vista anche in sua assenza. Tra entusiasmo e scetticismo il suo ritorno al Milan dalla terra del Baseball, come ha lui stesso ribattezzato, non solo ha ridato alla Serie A un campione decisivo ma ha anche ridato orgoglio, vittorie e soprattuto tanti punti ad un Milan orfano di successi e di sogni. Il calcio è certamente uno sport di squadra e il Milan è un gruppo che fa dell’unione la sua forza ma Ibrahimovic ha dimostrato sul campo, praticamente da solo, di poter cambiare le sorti e le prestazioni di un undici dalle forti potenzialità inespresse. Scontato? Sicuramente no e guai a pensarlo perchè la rosa rossonera che Zlatan ha ritrovato era diametralmente opposta a quella che aveva lasciato (così come l’ambiente e la società) e sopratutto perchè ritornare in Europa dalla vacanziera America ed essere incisivi è un unicum difficilmente ripetibile. 

UN ESEMPIO PER TUTTI - Oltre la retorica, oltre un campo e un pallone e oltre i riflettori la storia di Zlatan è la testimonianza che ‘ se credi in qualcosa, se lavori sodo per ottenerla, questa si avvererà. Dell’iceberg Ibrahimovic non si può e non si deve guardare solo la punta fatta di soldi, fama e celebrità ma anche il fondale di povertà, fame e solitudine. L’ologramma che Ibrahimovic si è creato è l’armatura di un guerriero che ha imparato a lottare fin da piccolo e che ottenuto quello che ha conquistato non solo con il talento ma sopratutto con un’etica del lavoro e con uno spirito di sacrificio ammirevole. Anche in questi ultimi scampoli di carriera Zlatan sta rifiutando  la fase nostalgica rivendicando i propri sogni, incazzandosi con i compagni di squadra ma anche cambiando la propria prospettiva di essere protagonista non per sé ma per la squadra gestendo e organizzando l’intera metà campo offensiva, esultando per un assist o per una scivolata decisiva di un compagno. Gli ultimi mesi di Zlatan ci insegnano la saggezza di cambiare prospettiva per continuare ad essere decisivo mentre la storia dello svedese è la testimonianza che il duro lavoro paga e che, con il sacrificio e con l’impegno, possiamo essere padroni del nostro destino. Zlatan non è solo un esempio in campo per i compagni ma è un esempio per tutti quelli che hanno un sogno e vogliono raggiungerlo.