FOCUS MN - Ralf Rangnick, la storia del professore che spiegò il pressing alla Germania

FOCUS MN - Ralf Rangnick, la storia del professore che spiegò il pressing alla GermaniaMilanNews.it
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martedì 3 marzo 2020, 14:30Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Nella casa del Diavolo è in arrivo una rivoluzione, l’ennesima. È ormai certo l’addio di Zvonimir Boban, con Maldini e Massara al seguito. Le parole dello storico numero 3 su Rangnick prima, l’intervista del croato alla Gazzetta Dello Sport poi: a Gazidis non sono andate giù le dichiarazioni dei dirigenti rossoneri, ed è più che mai convinto a seguire le sue idee. Idee che hanno un nome e un cognome: Ralf Rangnick. Il tedesco è il prescelto dall’AD sudafricano per sviluppare al meglio il progetto della rinascita del Milan ed è ormai molto probabile che da giugno siederà sulla panchina rossonera con un doppio ruolo, quello dell’allenatore dirigente.

IL PROFESSORE Se in Italia è un nome che a molti non dice nulla, in Germania Ralf Rangnick è conosciuto da tutti come “The Professor”, il professore. Nel 1998 Rangnick, allora allenatore dell'Ulm, squadra di Zweite Bundesliga, ospite in un programma in TV, raccontò e spiegò l’evoluzione di uno dei concetti calcistici che più lo appassionavano: dal pressing si passò all’ancora attualissimo gegenpressing. L’allenatore tedesco, che non ha mai nascosto la sua ammirazione per Sacchi e Zeman, ebbe l’illuminazione quasi per caso, in un’amichevole contro la Dinamo Kiev di Lobanovski. Rangnick mentre era in campo (era allenatore-giocatore) aveva l’impressione che i russi fossero costantemente in superiorità numerica. Ovviamente non era così: correvano di più e in modo più organizzato. “The Professor” fu quasi folgorato, si innamorò di quel modo di giocare e ci costruì la sua carriera in panchina. La sua intuizione ovviamente non fu sbagliata; un certo Jürgen Klopp ringrazia.

HOFFENHEIM, SCHALKE E RED BULL – Il nome di Ralf Rangnick è legato in particolare a tre club: l’Hoffenheim, lo Schalke 04 ed il Red Bull Lipsia. A partire dalla stagione 2006/07 siede sulla panchina dell’Hoffenheim, e dalla terza serie arriva in Bundesliga in soli due anni. Se i “Die Blau” sono riusciti ad arrivare e a rimanere stabilmente della massima serie tedesca, partendo praticamente da zero, lo devono soprattutto a lui. Nel marzo del 2011 viene assunto dalle Schalke 04, con cui vince la Coppa di Germania. Eliminò inoltre l’Inter di Leonardo dalla Champions League grazie anche a quel famoso 5-2 maturato sul prato di San Siro. Il rapporto lavorativo con la squadra di Gelsenkirchen si interrompe nel settembre dello stesso anno a causa dell'eccessivo stress accumulato: Rangnick è un perfezionista che dedica anima e corpo alla causa, ed evidentemente il burnout sofferto dal tecnico fu causato proprio dal troppo lavoro. Il richiamo del mondo del pallone è però irresistibile e nel 2012 entra a far parte del progetto Red Bull da direttore sportivo del Lipsia e del Salisburgo. Nella stagione 2015/16 diventa allenatore del Red Bull Lipsia mantenendo anche il ruolo di DS nella squadra tedesca, ma lasciandolo nella squadra austriaca. Termina secondo in Zweite Bundesliga e al termine del campionato lascia la panchina della squadra, mantenendo l’incarico da Direttore Sportivo. Nel 2018 torna ancora ad allenare il RB Lipsia in un modo tutt’altro che banale: annuncia, con un anno di anticipo, l’allenatore per l’anno successivo: Julen Nagelsmann, tecnico giovanissimo che aveva stregato la Germania intera. Rangnick termina la stagione in terza posizione, che vuol dire Champions League, e cambia ancora ruolo: diventa Head of Sport and Development Soccer della Red Bull. Tutte le squadre del progetto Red Bull, dal Lipsia al Salisburgo, dai New York ai Brasil di Campinas, sono nelle sue mani.

LE TRE C Per poter godere di tale fiducia e libertà in un progetto ambizioso e, per ora, di successo come quello Red Bull, Ralf Rangnick deve essere un uomo che vive di calcio, con principi solidi e idee chiare. Lui stesso afferma che per avere successo bisogna avere tre cose, tutte e tre assolutamente indispensabili: capitale, concetto e competenza. Capitale perché in ogni progetto a cui si è dedicato ha sempre avuto grande disponibilità economica, non solo per il mercato ma anche per avere le migliori strutture di allenamento, di ricerca e di tecnologia applicata al calcio. La competenza non gli manca, così come le idee: Ralf ha sempre studiato, non solo di calcio, per poter conoscere sempre al meglio quello che lo circonda. Per non farsi mai trovare impreparato, anzi. Considerando il suo contributo al calcio tedesco (e non solo) e i talenti scovati negli anni pare proprio che siano stati gli altri quelli costretti a inseguire ed imparare dal Professore.

MANÉ, WERNER, HAALAND – Sono moltissimi infatti i giovani inseguiti da Rangnick e strappati alla concorrenza prima che potessero esplodere definitivamente. Negli ultimi anni, fra Lipsia, Hoffenheim e Salisburgo, sono transitati giocatori del calibro di Sadio Mané, Roberto Firmino, Timo Werner, Erling Haaland, Naby Keita, Dayot Upamecano e Dani Olmo. Dovesse davvero arrivare al Milan l’augurio è che gli venga data totale libertà e fiducia: un personaggio del genere ha bisogno di poter decidere in autonomia, senza inutili lungaggini e step intermedi. Ad oggi i risultati gli danno ragione e lo rendono un profilo molto interessante, che con i suoi pregi e i suoi difetti dovrà essere sostenuto in toto dal mondo rossonero.