Gazzetta - Milan smarrito e senza anima: ci pensa Ibra

Sabato pomeriggio a Parma Zlatan Ibrahimovic era alla volta della squadra in vesti da dirigente insieme al direttore tecnico Geoffrey Moncada, non una novità considerata la nuova vita dello svedese, che a pochi minuti dal fischio di inizio si era dedicato alle interviste tv pre-gara, come ad esempio quella alla Cbs americana.
Ancora più intenso, oltre che una sorpresa, è stato invece il post partita per Zlatan, ritrovatosi a gestire uno spogliatoio distrutto e cupo per un risultato, quello contro il Parma (2-1), che nessuno avrebbe mai pronosticato alla vigilia, non tanto perché era stato messo in discussione il valore dell'avversario, ma perché nel corso della settimana di lavoro a Milanello si erano viste trame interessanti che avevano lasciato credere che la brutta prestazione contro il Torino fosse solo un ricordo. Alla fine non è andata così.
Il Milan ha perso, e male, con Zlatan Ibrahimovic che al termine della partita è sceso nello spogliatoio per avere un confronto con la squadra dice La Gazzetta dello Sport. Neanche in questo caso parliamo di novità, visto che spesso da quando è il braccio destro di Gerry Cardinale lo svedese scende nelle stanze riservate alla squadra e parti al gruppo, ma questa volta le parole hanno avuto un significato diverso.
Niente urla, toni pacati e parole decise senza alzare troppo i toni. Ciò non significa essere stato comprensivo o aver giustificato la prestazione di Parma, anche perché il discorso, scrive la rosea, è stato comunque chiaro, con Zlatan Ibrahimovic che ha cercato di infondere fiducia alla squadra cercandole di far capire che il talento c'è, il gruppo è stato rinforzato e ne ha guadagnato in personalità, ma che adesso c'è bisogno di compiere quello switch di testa perché sennò la stagione rischia vada a rotoli ancor prima di cominciare seriamente.
E dunque questo sembra essere il tema più urgente, su cui uno come Ibrahimovic non poteva non intervenire, considerato anche il suo passato da motivatore in campo. Lo svedese vuole e pretende ora un atteggiamento diverso, perché sbagliarlo nuovamente non è più accettabile.
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