Giampaolo, Orgoglio e Dignità

Giampaolo, Orgoglio e DignitàMilanNews.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
venerdì 21 giugno 2019, 19:00Primo Piano
di Redazione MilanNews
fonte di Riccardo Meloni per lassist0

Marco Giampaolo è un uomo tranquillo, cresciuto sulla strada e profondamente convinto che per un giovane calciatore giocare a calcio in strada, con porte raffazzonate con delle pietre o due zaini buttati per terra, con maglie diverse e su terreni impervi, sia un enorme valore aggiunto. Così è cresciuto lui, per le strade di Giulianova, con prospettive ridotte e ambizioni che rotolano dietro ad un pallone, sempre all’ombra di un fratello più bravo di lui. Attenzione però, Giampaolo non è un uomo mediocre che si affanna per diventare straordinario, ma è un virtuoso che ha accettato la mediocrità come palestra dell’esistenza.

Orgoglio e Dignità

Nella vita di Giampaolo due concetti sono sempre stati il nucleo intorno a cui ha costruito tutto il resto: Orgoglio e Dignità. Sono un lascito di papà Graziano, muratore, che, in un caldo pomeriggio abruzzese, al ritrovamento di un portafogli piuttosto ricco da parte del fratello di mister Giampaolo, rispose di andare a portarlo ai carabinieri così come lo avevano trovato. Orgoglio e dignità, prima di tutto. Come nella prima stagione da vice-allenatore nel suo Giuliano, con mister Adriano Buffoni, che a tre giornate dalla fine litiga con la dirigenza e si dimette. Il primo pensiero della società, allora, ricade sul suo giovane assistente, che però sorprende tutti e rifiuta l’incarico, per rispetto nei confronti dell’uomo che per primo ha creduto in lui. Orgoglio e dignità. Come a Cagliari, quando il patron Cellino lo richiama per la terza volta dopo averlo esonerato (due volte) e lui rifiuta con un comunicato di questo tipo: “pur nella consapevolezza del danno economico che ne deriverà, rinuncio a tornare a Cagliari: l’orgoglio e la dignità non hanno prezzo”. Questo è l’uomo-Giampaolo, persona di valore e di valori, capace di rifiutare situazioni a lui più favorevoli per mantenere intatta la considerazione di sé stesso.

Un destino scritto fin dal principio

Il Destino ha un ruolo cardinale nella storia di Marco Giampaolo, fin dal principio: la sua prima partita di Serie A come allenatore è stata Ascoli-Milan, su un campo palesemente impraticabile a seguito di un acquazzone, in cui la sua squadra riuscì a strappare un insperato pareggio con un gol propiziato da un giovane.. Fabio Quagliarella, che nella scorsa stagione, a 36 anni, ha vinto la classifica di capocannoniere della Serie A, proprio col tecnico di Giulianova. Ma soprattutto in quella partita ha affrontato la prima grande squadra che avrebbe poi allenato: Il Milan.

In questi giorni, poi, è arrivata anche l’investitura di un’autentica leggenda rossonera, che su quella panchina ha scritto la storia del calcio mondiale. Arrigo Sacchi si è espresso su Giampaolo in questi termini: “Ci sono tante categorie di allenatori e Giampaolo fa parte di quei tecnici che hanno l’ambizione di essere degli strateghi, ovvero lo sceneggiatore e il regista di una squadra come il Milan”.

Il Rombo contro il tempo che passa

L’allenatore Marco Giampaolo è un riflesso della persona, è un estremista nel modo in cui segue le proprie convinzioni. Il suo celebre 4-3-1-2 con il “rombo” a centrocampo è un modulo che per la stragrande maggioranza dei tecnici ha fatto il suo tempo, ma che lui ha dimostrato di sapere esprimere in maniera efficace e in chiave moderna. Nelle sue squadre quel rombo a centrocampo è il nucleo su cui si costruisce il gioco e i movimenti di tutto il resto della squadra. L’unico perno “bloccato” è il centrale del rombo (vedi Ekdal nella Sampdoria) le due mezzali e il trequartista sono gli elementi di movimento volti a fornire sempre molte linee di passaggio, con l’aiuto delle punte che scalano e dei terzini che sovrappongono. Sarà interessante capire se Lucas Paquetá si rivelerà adatto ad interpretare il ruolo di trequartista come lo intende Giampaolo e quale giocare gli fornirà la società rossonera da posizionare al vertice basso del rombo. Il giocatore che potrebbe guadagnare maggiormente dall’idea di calcio del nuovo allenatore del Milan è probabilmente Piatek, che se riuscirà a calarsi nel ruolo nella maniera adeguata potrà essere iper-determinante sul destino del club milanese.

Amici, rivali e profezie

La storia del nuovo allenatore del Milan sembrava definitivamente caduta nel baratro dopo la sua famigerata “scomparsa” dal Brescia nel 2013, episodio ampiamente strumentalizzato dalla dirigenza della Leonessa e che ha ferito parecchio Giampaolo. A quel punto la sua carriera era ad un binario morto, ma il coraggio del tecnico di Giulianova lo ha portato a scegliere di ripartire dalla Cremonese in Lega Pro. Da quegli abissi però una mano gli è stata tesa dall’Empoli, premiando la qualità con cui Giampaolo ha sempre affrontato il suo lavoro, dove si e ritrovato a saltare dalla Lega Pro alla Serie A. Ma come ha fatto la società toscana a pescare il suo nome? Ha ascoltato l’allenatore uscente, Maurizio Sarri, che ha caldamente raccomandato Marco Giampaolo e la prossima stagione, a quattro anni di distanza, si ritroveranno amici e rivali rispettivamente sulle panchine di Juventus e Milan.

Per chiudere il cerchio bisogna sempre tornare al principio, e l’inizio di Marco Giampaolo è stato con il mitico Pescara di Galeone, alla cui bottega sono cresciuti tre allievi di eccezione: Allegri, Gasperini e Giampaolo. Nonostante i risultati straordinari dei primi due, però, Galeone ha sempre continuato a ribadire che il migliore sarebbe stato proprio Giampaolo, che finalmente avrà la grande occasione per avverare la profezia del suo maestro.