Il calcio in tribuna stampa ai tempi del Coronavirus: l'esperienza di una partita surreale

Il calcio non si è fermato (per ora) nonostante l'emergenza nazionale per fronteggiare il nuovo Coronavirus abbia imposto misure stringenti: il decreto discusso ed entrato in vigore con urgenza da parte del governo italiano contempla, infatti, la possibilità di disputare partite a porte chiuse fino al 3 aprile e così è stato. Nel periodo più tragicomico che il mondo del pallone ricordi dal secondo dopoguerra in avanti, con gare rimandate a poche ore dal fischio d'inizio, scioperi prima indetti e poi messi in stand-by dall'Associazione Italiana Calciatori, consigli di Lega Serie A e di Federazione organizzati d'urgenza - conditi naturalmente da grandi polemiche da parte dei protagonisti- in qualche modo Milan-Genoa si è giocata. Per poter esercitare il diritto di cronaca, gli organi che regolano il calcio nostrano hanno garantito la possibilità ad un numero massimo di 50 addetti ai lavori tra giornalisti e fotografi di entrare negli stadi per documentare le partite del massimo campionato di calcio.
I CONTROLLI - Arrivati in un parcheggio stampa con pochissime vetture al suo interno, ci avviamo al varco riservato ai media, all'altezza del Gate 8 di San Siro. All'ingresso, gli steward preposti consegnano a ciascun giornalista un'autodichiarazione da compilare, atta a verificare che i soggetti immessi all'interno dell'impianto abbiano attuato tutte le misure preventive per ridurre il rischio di contagio dal Covid-19. Dopo aver ritirato l'accredito e aver oltrepassato il tornello, il percorso obbligato per la stampa prevede la sosta al triage, ovvero delle postazioni di servizio medico sanitario incaricato dal Milan di effettuare la rilevazione della temperatura corporea attraverso uno scanner dedicato e la raccolta dell'autodichiarazione compilata. Al termine delle procedure, dopo aver verificato che non ci fossero controindicazioni tali da impedire l'accesso, ci viene consegnata una boccetta di gel igienizzante per le mani e viene autorizzato il nostro ingresso allo stadio.
ESPERIENZA SURREALE - In prossimita dell'entrata nel settore riservato ai media è stato collocato un dispenser automatico con dell'ulteriore gel disinfettante a disposizione dei giornalisti, utile per ridurre al minimo il rischio di contagio. Per rispettare le linee guida date dal Ministero della Salute, veniamo smistati in tribuna stampa ad almeno due metri da ciascun collega. Nonostante questo accorgimento, però, in molti hanno deciso di restare a casa. Perciò, sulle usuali 227 postazioni disponibili, oggi ne vengono occupate poco più di una trentina. La sensazione è quella di non trovarsi affatto a San Siro per raccontare una partita di calcio, ma di assistere ad un allenamento. I giocatori di Milan e Genoa si stanno riscaldando attorniati dal silenzio assoluto, con ogni tocco di palla che rimbomba per tutto il catino. Cambia, inoltre, tutto il cerimoniale pre gara: le formazioni vengono lette non dal solito speaker per le gare interne dei rossoneri, ma da una voce impersonale che contribuisce ad amplificare l'effetto estraniante, rendendo l'acustica più simile a quella di una chiesa che di un impianto sportivo. I giocatori evitano di salutarsi tra loro con una stretta di mano come da disposizioni, ora la partita può iniziare.
LA PARTITA - Nel silenzio generale è possibile percepire diversi aspetti solitamente non udibili con il naturale frastuono presente in uno stadio: i telecronisti incaricati di raccontare la gara e il loro commento in diretta, le urla di giocatori e allenatori, le proteste verso l'arbitro, le grida dopo un fallo subito. Passa quindi inosservato, come se non valesse ai fini del risultato, il gol di Pandev che sblocca il match dopo soli 7 minuti di gioco. Il ruggito di San Siro per provare a svegliare la squadra dopo l'inizio shock, non può venire in soccorso della banda di Pioli questa volta, anche se il tecnico nel post partita sarà poi onesto intellettualmente a non utilizzarlo come alibi per la sconfitta. Il Genoa trova persino il raddoppio prima del finire del primo tempo, accompagnato dalle urla di Begovic all'indirizzo della propria difesa, rea di non essere stata in grado di porre un freno alla squadra di Nicola per ben due volte dallo stesso lato in 45 minuti. Il gol di Ibrahimovic ad un quarto d'ora dalla fine, il primo in campionato con il Milan in casa dal suo ritorno, sarà l'ultima emozione di una gara surreale. Al triplice fischio di Doveri, esplode la gioia dei genoani che urlano e si abbracciano tra di loro - mentre mestamente i loro colleghi rossoneri abbandonano il terreno di gioco a testa bassa - in barba alle normative anti Coronavirus e dando l'unica parvenza di normalità ad una gara che di normale ha avuto veramente poco.

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