Inter in finale di Champions per la seconda volta in tre anni: forse erano loro quelli da copiare e non il Milan

Inter in finale di Champions per la seconda volta in tre anni: forse erano loro quelli da copiare e non il MilanMilanNews.it
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di Pietro Mazzara

Cari americani proprietari del Milan, caro management di Casa Milan, cari tutti, come state? La domanda è assolutamente d’obbligo perché sul pianeta Milan sembra che le cose vadano tutte per il verso giusto. Eppure non è così. Perché non può andare tutto bene a chi del Milan importa davvero. Sono passate poche decine di minuti dalla fine della semifinale di Champions League dell’Inter e, se non ve ne siete accorti, sono tornati in finale per la seconda volta negli ultimi tre anni. Eh si, proprio loro, quelli che fanno i rinnovi a cifre importanti ai loro leader e danno stabilità a squadra e spogliatoio. Proprio loro, quelli che erano costantemente sull’orlo del fallimento e che si sono dovuti legare ai risultati sportivi per andare avanti. Ohibò, verrebbe da dire, saranno mica una società di calcio che ha nel suo core business i risultati? Eh sì, sono proprio loro. Quelli che non si stancano di parlare di vincere ed essere competitivi e lo dimostrano sul campo, quelli che hanno una struttura sportiva e una catena di comando chiara, snella, impattante e, alla luce dei risultati, competente. Sono quelli che non vogliono inventarsi nulla, che non vogliono fare le rivoluzioni copernicane nel mondo del calcio, ma ne seguono le regole auree che hanno portato le squadre a vincere e a rimanere al top.

Inter in finale di Champions: imparare da loro
In totale onestà d’animo e con una grande dose di autocritica, bisognerebbe alzare la mano e chiedere come si fa a fare come loro. Perché oggi loro sono diventati quelli che eravamo noi, ovvero il punto di riferimento. Hanno creato tutto un ambiente che li protegge, che si abbevera giornalmente alle fonti primarie, che costruisce rapporti solidi a livello comunicativo e che sanno come muoversi a livello politico, sanno come colpire e come coprire. Ad oggi, il Milan è la faccia opposta della medaglia dell’Inter. E non si può nemmeno più parlare di conti, perché l’essere costantemente ai vertici in Italia e in Europa, consente di incamerare soldi a pacchi dalla Champions League e dal Mondiale per club, con il bilancio al prossimo 30 giugno che sorriderà all’operato di Marotta.  

Piattume rossonero
Già l’anno scorso, dopo la seconda stella che l’Inter ha vinto in faccia al Milan, in via Aldo Rossi sarebbero dovuti volare i tavoli e ci sarebbe dovuta essere una reazione rabbiosa, prendendo un allenatore di primissima fascia (Antonio Conte) e ridare entusiasmo. Invece quello che è successo è quasi superfluo ricordarlo, è sotto gli occhi di tutti. La finale di Coppa Italia di mercoledì prossimo non sarà, in caso di vittoria, la salvezza della stagione, ma sarà un alito di vento dentro un deserto arso e polveroso. Non ci saranno più scuse, non ci saranno più alibi. O in estate si reagisce in maniera forte con i fatti, oppure le conseguenze saranno inevitabili con un costante disinnamoramento di una tifoseria che non si merita di essere ridotta ad un nido di gufi per le notti di Champions dell’Inter.