Milan, il cambio modulo il vero toccasana della seconda rinascita

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giovedì 6 aprile 2023, 17:00Primo Piano
di Redazione MilanNews

Il Milan ha cambiato volto e surclassato il Napoli. Quello che si è visto al Maradona probabilmente è il risultato della classica partita in cui va tutto bene ad una squadra e in cui nulla gira a dovere per l’altra: lo 0-4 è obiettivamente eccessivo per quelli che sono i valori sin qui espressi dalle due squadre, ma non lo è stato affatto per quel che si è visto in campo nello scorso weekend napoletano. Una sconfitta che Spalletti non ha capito se derubricare come passaggio a vuoto o come voragine, ma che a Milanello invece dev’essere archiviata subito, perché sarebbe da folli pensare che in Champions League sarà così semplice, ma mantenendo la consapevolezza di alcuni aspetti fondamentali per riuscire a far esprimere il Milan nella miglior versione possibile di sé.

EFFETTO FASCE

Va da sé che l’accorgimento tattico che è balzato all’occhio più degli altri è quello di Rafael Leao, tornato a presidiare la corsia di sinistra e nella quale ha dato spettacolo e seminato il panico. Ma anche a destra, con un Brahim Diaz così in palla, Stefano Pioli ha da sorridere. L’ultima volta che lo spagnolo aveva giocato da esterno destro lo aveva fatto contro la Juventus, partita nella quale il Milan ha dato spettacolo e che ha vinto nettamente, con Brahim Diaz tra i migliori in campo. Probabilmente (anzi, quasi sicuramente) aver insistito prima con il 3-4-2-1 e poi con il 4-2-3-1 è stata una scelta di prospettiva, per provare a dare equilibrio, gioco e identità ad un contesto tattico che sarebbe stato pronto ad accogliere Charles De Ketelaere, ma alla luce delle difficoltà del belga ad ambientarsi dal punto di vista tecnico (e data la difficoltà degli altri giocatori a performare con questo schema di gioco anziché con quello più collaudato e familiare), Stefano Pioli ha trovato la medicina per i mali del suo Milan ed è stata restituire ai propri giocatori le posizioni in cui eccellono e fanno meglio. E i risultati si sono visti.

CENTROCAMPO A TRE

Sì, perché il 4-2-3-1 visto al Maradona è molto fluido e si delineava spesso come un 4-3-3 che in fase di impostazione vedeva Bennacer alzarsi e aumentare la facilità di palleggio e ampliava il ventaglio di opportunità e in grado di fare male alla retroguardia avversaria. In fase di non possesso però, affrontare il reparto nevralgico napoletano con Krunic, Tonali e, appunto, Bennacer, ha dato quell’intensità al reparto di centrocampo che finora al Milan sembrava essere sempre mancata e che ha visibilmente agevolato Tonali nel dominare in lungo e in largo la porzione di campo di propria competenza. “Dividi et impera” dicevano i latini riguardo ai sistemi di governo e forse vale anche per quel che riguarda questo sport: probabilmente anche relegare alla responsabilità dei mediani una fetta di campo inferiore aumenta l’efficienza di quei giocatori nelle zone sotto la propria giurisdizione. Mentre Stefano Pioli è chiamato a non perdere per strada l’inserimento di un giocatore che è destinato ad essere un valore aggiunto quale Charles De Ketelaere, ci sono alcune evidenze che sono troppo importanti e troppo significative per essere trascurate di qui alla fine della stagione ed è da quelle che il Milan dovrà ripartire per blindare il posto in Champions League l’anno prossimo e giocarsi l’accesso alle semifinali di quest’anno.

di Luca Vendrame