Soffrire per arrivare in alto: Ibrahimovic insegna al Milan

"Alcune persone sognano il successo, mentre altri si svegliano e lavorano sodo". Potrebbe essere questa frase il perfetto riassunto della personalità di Zlatan Ibrahimovic, la vera benzina che ha spinto lo svedese a raggiungere i traguardi che ha conquistato. Dietro l'aura mistica di Zlatan che lo ha portato ad essere uno dei più grandi calciatori del mondo non ci sono solo due piedi fatati e grandi doti atletiche ma una vorace fame di successo che lo ha portato ad azzannare le difficoltà incontrate sul suo cammino. Il talento non è stata l'unica chiave che ha aperto ad Ibrahimovic le porte del grande calcio ma nel suo mazzo sono state egualmente necessarie le chiavi del "non mollare mai" e quella del "soffrire e saper aspettare". Se nella conferenza di presentazione Ibra ha detto: "Bisogna lavorare duro e forte, saper soffrire, chi non sa soffrire non può tirare fuori il massimo" è perchè sa che sul suo percorso ha trovato alti ostacoli come i problemi famigliari, la povertà e i pregiudizi che lo hanno fatto cadere, lo hanno fatto soffrire ma gli hanno anche insegnato che nessuno ti regala niente e che se vuoi qualcosa devi andare a prendertelo.
CONOSCI TE STESSO Pensare o pretendere che Ibrahimovic possa garantire le stesse prestazioni di dieci anni fa sarebbe frutto di una visione superficiale e egoista. Se le doti tecniche non sono cambiate, lo sono quelle atletiche come ha riconosciuto lo stesso Ibra in conferenza a margine di una risposta data con estrema lucidità e sagezza. "Conosci te stesso per migliorarti" è uno dei primi comandamenti di Socrate, celebre filosofo greco, che suggerisce all'uomo di conoscersi e di operare quindi un cambiamento per raggiungere i propri obbiettivi. Zlatan quindi, come un Socrate ante litteram, ha imparato a riconoscere i propri limiti e a modificare il proprio stile di gioco per migliorare le sue prestazioni. Non vi ritrovate in questo paragone? Ecco queste sono le parole di Ibra oggi e guardate se non assomigliano al concetto espressso dal filosofo greco: "Se sei un calciatore intelligente sai cosa puoi fare e cosa non puoi fare. Chi sa giocare sa cosa deve fare. Quando giochi non devi esagerare. Magari invece di correre puoi calciare da 40 metri. Io ora so come ottenere il massimo dalle mie qualità". Cambiare spesso porta sofferenze perchè oltre a doversi sottoppore ad ore aggiuntive di allenamento, non è facile sopportare l'idea di sentirsi meno dominante. Ibrahimovic, tuttavia, oltre ad essere un grande calciatore è uomo saggio che aiutato dall'ego di chi conosce il suo passato e dalla volontà di dimostrare che cosa può dare ancora, è pronto a trovare in inevitabili limiti delle nuove potenzialità
UN ESEMPIO DA CUI IMPARARE Più che nelle prime rughe sul viso di un trenottenne ancora in splendida forma, nelle parole di Zlatan Ibrahimovic si riscontrano una saggezza e un'intelligenza che lo rendono una sorta di guru calcistico. Ibrahimovic non sarà valore aggiunto solo sul campo ma lo sarà sopratutto fuori dal campo: come un maestro con giovani scolari rossoneri, per l'occasione suoi compagni di squadra, insegnerà loro che cosa voglia dire "dare il massimo". Per chi non ha mai avuto niente di scontato come Ibra sa che la sofferenza è l'unica arma per il successo. Ciò non vuol dire che Piatek, Leao o Suso non abbiano lottato per raggiungere una squadra come il Milan ma di certo vedere la voglia di un vecchio leone trentottenne di dimostrare ancora al branco della Serie A che cosa può dare, può spingere i giovani cuccioli rossoneri a riscattare la propria annata e quella del Diavolo.

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