Un anno straordinario per il Milan. Il 2020 rossonero dalla A alla Z di Zlatan

Non potevamo che cominciare dalla A di Auguri. Il 2020 è stato "annus horribilis" per mille motivi. Indimenticabile, più in negativo che in positivo, ma straordinario per i tifosi del Milan, testimoni di una rinascita improvvisa. Gioia e barlume di speranza in mezzo a un mare di tristezza. Dal 2021 ci aspettiamo grandi cose e un po' di... respiro, dopo mesi di mascherine e urla soffocate. Tornare alla normalità, ai baci e agli abbracci, a quella routine che, per noi che misuriamo gli "anni" in "stagioni", è anche semplicemente guardare una partita allo stadio o sul divano di casa, in compagnia degli amici.
B come Boban. Avrebbe meritato di vedere la luce anche lui dopo mesi di buio e confusione. Si è ribellato (in modo discutibile, certo) a Gazidis, difendendo il lavoro che l'area sportiva stava portando avanti, ed è stato licenziato per questo (sarà risarcito). Sembrava l'inizio della fine, invece il destino è stato magnanimo con il Milan. Al di là degli errori, nessuno può dimenticare che molte delle scelte vincenti operate di recente sono frutto del lavoro congiunto con Paolo Maldini e Ricky Massara. Da Theo a Leao, fino a Rebic, Bennacer e Ibrahimovic, in molte operazioni c'è anche il suo zampino.
C come Calhanoglu. Pioli lo ha riportato "al centro del villaggio", liberandolo dalle catene della fascia sinistra, e il turco è magicamente tornato quello di Leverkusen. Creatore, finalizzatore, uomo ovunque sulla trequarti e raccordo fondamentale tra centrocampo e attacco. Indispensabile e da blindare subito con il rinnovo.
D come Derby. Difficile da digerire la sconfitta (in rimonta) di febbraio, ma forse in quel momento il Milan ha capito di potersela giocare alla pari con tutti. Il 17 ottobre scorso è arrivata la "vendetta": proprio quell'1-2, per il momento, fa la differenza e permette ai rossoneri di essere in vetta alla classifica.
E come Europa. Inutile nascondersi: al di là dei sogni più o meno realizzabili, l'obiettivo resta il quarto posto. Il ritorno in Champions League è fondamentale per dare slancio a un progetto che finalmente sembra essersi avviato. Intanto c'è un'Europa League da onorare, e il Milan ha tutta l'intenzione di andare il più lontano possibile.
F come Franck Kessié. Detto anche "Il Presidente", e magari il futuro gli riserverà la stessa sorte capitata a George Weah. L'ivoriano è una delle note più liete degli ultimi mesi: devastante, un carrarmato che asfalta qualsiasi avversario. Con Ismael Bennacer forma una delle coppie di centrocampo più forti della Serie A.
G come Genoa. Insieme ad Hellas, Spal e Atalanta è una delle poche formazioni ad essersi salvate dal tornado rossonero. Per due volte: a marzo, prima del lockdown, ha inflitto l'ultima sconfitta "italiana" ai ragazzi di Pioli. Qualche settimana fa ha rischiato di interromperne l'imbattibilità.
H come Hotel. Quelli del calciomercato, che saranno i protagonisti del prossimo mese. La dirigenza lo sa: per puntare al massimo c'è bisogno di intervenire, soprattutto in difesa e a centrocampo. Senza isterismi e riuscendo a cogliere le giuste occasioni. In dodici mesi non si è praticamente sbagliato nulla, tanto basta per avere fiducia.
I come Imbattibilità. Dall'otto marzo al 23 dicembre, 26 partite consecutive in campionato. Il Milan è l'unica squadra, nella stagione in corso, a non aver ancora mai perso tra quelle dei migliori campionati europei.
L come Lockdown. Una parola che inevitabilmente evoca brutti ricordi. Privazioni, rinunce e paure. Ma è il momento in cui il gruppo si è cementato ed è diventato Squadra. Non sappiamo cosa sia successo esattamente, sappiamo solo che dal ritorno in campo si è visto un Milan impavido, a tratti bellissimo, quasi sempre vincente.
M come Maldini e Massara. Hanno imparato dagli errori e in silenzio hanno allestito un piccolo capolavoro. Una squadra di giovani talenti, trascinata da un paio di senatori, che ha riportato serenità nell'ambiente rossonero. Questa ritrovata stabilità è la vittoria più grande dell'ex capitano, bravo a non mollare, a difendere le sue scelte e a far cambiare idea ai piani alti.
N come "Near, far, wherever you are, you're always with us!". È il messaggio social postato dal Milan dopo la vittoria contro la Fiorentina, dedicato a mister Stefano Pioli (positivo al COVID-19) e di rimando a tutti i tifosi che non possono seguire i propri beniamini dallo stadio. Un messaggio di grande impatto, che rende bene l'idea di quello che si è costruito in 9 mesi: una famiglia unita.
O come Obiettivi. Quelli che una qualsiasi squadra ambiziosa deve porsi. Il Milan ne rincorre uno da diverse stagioni e stavolta non può permettersi di fallire, per come ha cominciato il campionato, per l'entusiasmo che si è creato e per i giusti elogi che sta ricevendo. Qualificarsi in Champions riporterebbe la società nella sua dimensione e darebbe uno slancio non indifferente al progetto. Tutto quello che verrà in più, sarà guadagnato.
P come Pioli is on fire", il coro che ha accompagnato i tifosi e i giocatori nelle ultime settimane. Tanto di cappello al mister di Parma: accolto da scetticismo, bistrattato dopo alcuni risultati negativi (il 5-0 di Bergamo sembrava la pietra tombale), addirittura sfiduciato da Gazidis e praticamente sostituito con Rangnick. Non ha fatto una piega, ha continuato a pedalare e ha costruito un gruppo straordinario, capace di superare qualsiasi difficoltà, dai contagi agli infortuni. In questa stagione ha schierato solo una volta l'11 titolare ideale: un'ulteriore testimonianza della qualità della rosa e del lavoro svolto. "Per fortuna non è una favola ma è la realtà".
Q come "Quando si fermerà il Milan?". Una domanda che si rivolgono in tanti, dagli avversari a noi giornalisti fino agli stessi sostenitori rossoneri. E poi "quali saranno gli effetti collaterali?". Ci permettiamo di rispondere: le sconfitte fanno parte del gioco e arriveranno, insieme ai momenti difficili. L'importante è non perdere di vista l'obiettivo principale e non dimenticare i sacrifici compiuti. Insomma, vietato esaltarsi o deprimersi eccessivamente, perché la strada è lunga.
R come Ralf Rangnick ma anche come Rio Ave. I due punti di svolta della stagione. Il "Professore" era praticamente già a Milanello, prima di un dietro-front inaspettato e quanto mai provvidenziale. Voleva un Milan giovane (e così è stato), con ogni probabilità senza Ibrahimovic (e così fortunatamente non è stato), alla fine è rimasto solo un'idea. Chissà cosa sarebbe successo se la linea temporale fosse stata deviata, e chissà cosa sarebbe successo senza quella rocambolesca vittoria ai rigori in Portogallo, che ha dato fiducia e ha fatto capire a tutti una cosa semplicissima (ribadita più volte nei mesi successivi): il Diavolo sa soffrire e non molla mai.
S come Saelemaekers. Forse uno dei simboli di questo nuovo corso. Quando arrivò sembrava spaesato, quasi "di troppo" in una squadra già piena di esterni destri. In più, la sua posizione in campo non sembrava ben definita: terzino o ala? Con il tempo, il belga ha saputo ritagliarsi sempre più spazio e oggi è titolare inamovibile, "equilibratore" indispensabile. Ha gamba e intelligenza tattica, caratteristiche che fanno la differenza. Il tandem con Calabria (completamente trasformato) funziona alla perfezione.
T come Theo Hernandez. Il miglior terzino della storia del calcio ha fatto di tutto per strapparlo al Real Madrid e in Spagna molti si chiedono come mai nessuno si sia posto delle domande. È esploso letteralmente nel 2020: straripante, energia pura che diventa devastante nei finali di partita, quando le sue progressioni sono inarrestabili per le stanche difese avversarie. Una forza della natura, un autentico trascinatore. Solo Didier Deschamps sembra non essersi ancora arreso all'evidenza.
U come Una manciata di secondi. Per la precisione 6 e 76 centesimi, ovvero quelli che sono serviti a Rafael Leao per segnare il gol più veloce della storia della Serie A. Non poteva mancare un record individuale nella fin qui strepitosa cavalcata in campionato, ed è arrivato nella trasferta di Reggio Emilia. Un'azione che ha sorpreso De Zerbi e i suoi ragazzi e che ha spianato la strada a un successo importantissimo.
V come Vittorie. Tante, tantissime, anche in extremis. Che portano in dote numeri impressionanti, come quello delle partite con almeno due gol segnati (16 consecutive, superato il Grande Torino). Il Milan, in pochi mesi, ha sconfitto Roma, Lazio (due volte), Napoli, Juventus, Inter. Inutile ricordare quanto fosse complicato negli anni passati ottenere un risultato positivo contro una (più o meno) diretta concorrente.
Z come Zlatan Ibrahimovic. Dulcis in fundo, verrebbe da dire, impossibile da non menzionare. Se oggi si parla di "miracolo" e "rinascita", gran parte del merito è dello svedese, che ha ribaltato Milanello portando la sua mentalità vincente. Un impatto devastante, che nemmeno il più ottimista dei tifosi o il fan più sfegatato di Ibra avrebbe immaginato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il livello delle prestazioni si è alzato sensibilmente, ognuno ha ricevuto la spinta giusta per migliorarsi. Solo un campione dall'ego smisurato - e tremendamente consapevole delle proprie qualità - poteva pensare di avere un impatto simile, a 39 anni. Sei partite in campionato, 10 gol: un alieno, che ci auguriamo di rivedere presto in campo.

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